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Istruzione e Formazione leve strategiche per il mercato del lavoro

capitale umano formazione

Già Socrate, nel V secolo a.C., rilevava tutta l’importanza di aiutare i Soggetti – i suoi Discepoli ma più in generale tutte le Persone – a tirare fuori i propri talenti, le proprie specificità e potenzialità. La chiamava Maieutica, ovvero l’abilità del Maestro nel far letteralmente “partorire”, in modo naturale e spontaneo, la ricchezza e le abilità che ciascuno reca in sé.

Sono trascorsi millenni di Storia eppure, nonostante le mille evoluzioni tecnologiche, ora divenute persino vertiginose nella loro velocità, le necessità non sono cambiate. Anzi.

Oggi più che mai, in questo contesto storico caratterizzato da sfide globali, ancor più acuite dalla pandemia di Coronavirus e dalle conseguenze politiche e socio-economiche della guerra in Ucraina, Istruzione e Formazione sono realmente leve strategiche per il mercato del lavoro. In Italia soprattutto.

Il quadro che si riferisce al nostro Paese fotografa una situazione di preoccupante denatalità. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, nel 2022 si è raggiunto il minimo di nascite dal 1861: 7 nuovi nati ogni 1.000 abitanti, a fronte di 12 decessi, per un totale di sole 393.000 culle (per la prima volta in oltre 160 anni di Storia, sotto il valore critico di 400.000). Questo a fronte di una popolazione sempre più anziana, dove, ancora secondo l’Istat, il numero di ultracentenari ha raggiunto nel 2022 il picco di quasi 22.000 unità, oltre 2.000 in più rispetto all’anno precedente. E le previsioni, in base alle recenti proiezioni di Eurostat, non ravvisano un’inversione di tendenza, delineando per l’Italia un decremento di popolazione pari, da qui al 2100, a oltre 8,8 milioni di persone: in termini assoluti, il calo più consistente fra tutti i 27 Paesi dell’UE. Con un’età media di 53 anni, seconda solo a quella dei Maltesi (53,3 anni).

In questo scenario, per innescare politiche di crescita e sviluppo che incoraggino la propensione alla natalità e creino, nel medio-lungo periodo, le condizioni strutturali affinchè questa possa essere favorita, è necessario avvicinare strategicamente ed efficacemente il mondo della Scuola e della Formazione a quello delle Attività produttive, in modo che propensioni e talenti di ciascuno possano inserirsi e sedimentarsi in un contesto che faccia crescere i singoli e la comunità.

Trattasi di una priorità assoluta per l’Italia. Il sistema Excelsior di Unioncamere monitora sia la necessità di formazione specialistica per i nostri giovani, aderente alle necessità prospettate dal mondo del lavoro – fra cui le nuove, innovative e fortemente tecnologiche professioni connesse alla transizione digitale ed ecologica – sia quella di formazione continua che aggiorni costantemente le competenze di tutti i lavoratori, intercettando così le sfide del presente. Purtroppo il disallineamento è notevole: nel 2022 sono state 6 su 10 le imprese con in programma nuove assunzioni, tuttavia ben il 41% (quasi la metà) delle professionalità richieste si è rivelata di difficile reperimento sul mercato.

I dati Excelsior riportano anche il livello di qualificazione e di specializzazione richiesto, con la domanda di 1,5 milioni di Diplomati (quasi il 29% del totale) e di 783.000 Laureati (il 15%). Il mismatch fra necessità delle imprese e disponibilità di competenze adeguate è particolarmente critico nel Nord-Est, per quanto tale infruttuosa dinamica sia generalizzabile all’intero Paese. Sempre secondo i dati del rapporto Excelsior di Unioncamere, l’attuale difficoltà di reperimento del personale è pari al 45,2%, determinando con questo oggettive situazioni di ostacolo alla crescita e al posizionamento competitivo del sistema Paese.

In questo, una lacuna particolarmente significativa per l’Italia è data dalla carenza di Laureati in discipline STEM, ovvero in quelle materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche operanti nei segmenti produttivi a più alta intensità tecnologica, dove peraltro l’Italia eccelle. Il rapporto Unioncamere-Anpal per il 2022 evidenzia come a livello nazionale siano maggiormente difficili da reperire Dirigenti (66%), Operai specializzati (62%), Tecnici (51%) e Conduttori di impianti (49%). Questo, peraltro, in un contesto in cui il DESI (Digital Economy and Society Index), ovvero l’indice europeo che riassume le performance digitali dei Paesi membri sulla base di capitale umano, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali, vede l’Italia solo al 18-esimo posto fra i 27 Paesi dell’UE.

È in questo contesto che si inquadra il convegno “Istruzione e Formazione leve strategiche per il mercato del lavoro”, organizzato Giovedì 18 Maggio a Roma da Federterziario in occasione del decimo anniversario dell’associazione Federterziario Scuola, con l’intento di avviare una riflessione sull’importanza strategica di Istruzione e Formazione quale chiave per gestire le asimmetrie attuali e future del mercato del Lavoro. Allo scopo di delineare un quadro d’insieme capace di generare proposte condivise in un’ottica di collaborazione di tutti gli attori chiamati in causa, ne discuteranno Politici, Tecnici e Associazioni datoriali.

Sono i numeri, incontrovertibili, sulla demografia e sull’occupazione a palesare la centralità delle interconnessioni fra Istruzione, Formazione e Lavoro, vista anche l’ingente mole di risorse disponibili per investimenti strutturali, con il PNRR e con la Politica di Coesione 2021/2027. Una sfida, e soprattutto un’opportunità, che l’Italia – storicamente primatista mondiale per ingegno e creatività – deve cogliere senza indugi. 

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