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Eni, i biocarburanti e la scommessa sulle navi

Sui biocarburanti Eni fa sul serio, e stringe un nuovo accordo per portare sulle navi l’Hvo, l’Hydrogenated vegetable oil prodotto da Eni nelle bioraffinerie (riconvertite) di Venezia e Gela da “materie prime biogeniche, rinnovabili o di scarto non in competizione con la filiera alimentare”. L’accordo, tramite Eni Sustainable Mobility, è con il Gruppo Azimut|Benetti, e riguarda gli yacht. Si tratta della prima fornitura di biocarburante da materie prime rinnovabili per la nautica da diporto.

Sui biocarburanti, che possono essere utilizzati anche per l’aviazione, i trasporti pesanti e (come vorrebbe il Governo italiano) nei veicoli leggeri, Eni si sta muovendo anche tramite l’impegno sulle sue bioraffinerie: a Venezia e Gela, appunto, e con una Joint venture in Louisiana dove dovrebbe essere imminente l’avvio della produzione (prevista per la prima metà del 2023) e che a Eni Soustainable mobility costerà almeno 835 mln di dollari. Intanto, si stanno studiando anche altri impianti, a Livorno e in Malesia.

Oggi la capacità di produzione delle bioraffinerie è di oltre un milione di tonnellate/anno, entro il 2025 verrà quasi triplicata raggiungendo i 3 milioni di tonnellate all’anno, per poi continuare a crescere e negli anni successivi fino a superare i 5 milioni di tonnellate all’anno nel 2030.

Eni, l’accordo sugli yacht

Si parte già questa estate: la collaborazione sugli yacht verrà inaugurata a giugno con il primo viaggio del nuovo Magellano 60 di Azimut, che da Savona raggiungerà Taormina per la première internazionale allo ‘Yachting Gala’, evento organizzato da Azimut per oltre 600 armatori da tutto il mondo.

Successivamente la cornice dell’accordo riguarderà le fasi di test degli yacht: il Gruppo Azimut|Benetti userà HVOlution in sostituzione del carburante fossile oggi impiegato per i test tecnici dei nuovi yacht, per le prove in mare e per la movimentazione dei modelli prototipo. Ma i nuovi modelli Azimut “potranno essere consegnati agli armatori con un primo rifornimento di biocarburante HVOlution”, si legge in una nota.

Il biocarburante di Eni
Il biocarburante di Eni

Eni e i biocarburanti, gli altri accordi

Stefano Ballista, Amministratore delegato di Eni Sustainable Mobility, ha detto che “questa prima fornitura di biocarburante al settore della nautica da diporto conferma come Eni Sustainable Mobility possa accompagnare anche gli operatori del settore navale nel percorso verso la decarbonizzazione. L’accordo con il Gruppo Azimut|Benetti è un primo passo che sarà seguito nei prossimi mesi dall’ampliamento delle vendite di HVOlution anche nel settore marina”. 

Infatti quello sugli yacht è solo l’ultimo della serie di accordi annunciati da Eni. Un altro riguarda proprio gli yacht: Versalis, la società chimica di Eni, e Gruppo Boero, che si occupa di prodotti vernicianti per edilizia e yachting, hanno avviato una collaborazione per lo sviluppo di prodotti destinati al mercato della nautica realizzati con materie prime rinnovabili. Versalis ha sviluppato “prodotti indurenti per sistemi epossidici, più sostenibili delle alternative presenti sul mercato in quanto contengono più del 50 % di materie prime derivanti da fonti naturali”. La collaborazione, inoltre, verte sull’utilizzo di una materia prima naturale “che ha proprietà antibatteriche e che potrebbe dunque risultare interessante in diversi ambiti di applicazione”, dicono da Eni.

È di pochi giorni fa l’accordo con Rina, la multinazionale che si occupa di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica. Eni e Rina svilupperanno “iniziative congiunte per contribuire al processo di transizione energetica e decarbonizzazione delle rispettive attività con particolare attenzione al settore del trasporto navale, nel cui ambito RINA e Eni potranno valorizzare le reciproche competenze”.

L’obiettivo, in questo caso, è quindi perfezionare un percorso (quello che dalle bioraffinerie porta l’Hvo alle navi) che il Cane a sei zampe ha già intrapreso qualche mese fa con Saipem, in quella che è stata definita dalle due aziende italiane una ‘pietra miliare’: hanno firmato un protocollo d’intesa per l’impiego di carburanti di natura biogenica sui mezzi navali di perforazione e costruzione di Saipem, in particolare nelle operazioni nell’area del mare Mediterraneo.

Con i biocarburanti di Eni (che è il secondo produttore in Europa), Saipem dice di puntare a ridurre l’emissione di circa 550mila tonnellate di Co2 per anno, pari a circa il 60% delle sue emissioni di scopo totali annue. Tra l’altro, tra le firme recenti non c’è solo quella sui biocarburanti: la società di servizi di perforazione ha anche rinnovato per due anni con Eni il contratto della nave di perforazione Santorini: entrerà in vigore a partire da agosto 2023 ed ha un valore di circa 280 di milioni di dollari.

Altra iniziativa nel settore navale: attraverso Plenitude e la sua sussidiaria Be Charge, Eni sta esplorando anche la mobilità elettrica per la nautica, stringendo un accordo con Energica Inside per installare colonnine di ricarica nei porti italiani.

L’importanza di idrogeno e ammoniaca

Tornando all’intesa raggiunta da Eni e Rina, l’accordo punta all’utilizzo nel settore navale di biocarburante HVO, ma non solo: ci sono anche ammoniaca e idrogeno  ‘blu’ (ottenuto grazie alla cattura della CO2) o ‘verde’ (da rinnovabili). Per questo c’è la “possibilità di realizzare sperimentazioni e progetti pilota anche nell’ambito dei processi di cattura a bordo delle emissioni di CO2 per contribuire a perseguire gli obiettivi di sostenibilità del settore navale”, secondo le due società.

In un report dell’Iea, l’Agenzia internazionale per l’energia, che si concentra sul trasporto marittimo internazionale, si ricorda come storicamente i prodotti petroliferi hanno costituito oltre il 99% dell’energia totale usata, e che nel 2021 “i biocarburanti hanno soddisfatto meno della metà dell’uno percento della domanda totale di energia delle spedizioni internazionali. Per entrare in linea con lo scenario Net Zero, la penetrazione di combustibili alternativi, inclusi biocarburanti, idrogeno, ammoniaca ed elettricità, dovrà aumentare in questo settore“.

Entro il 2030, i combustibili a basse emissioni di carbonio rappresentaranno circa il 15% della domanda totale di energia nello Scenario Net Zero, ovvero il percorso immaginato dall’agenzia per raggiungere le emissioni zero nel 2050. Sebbene nel 2030 circa la metà dell’uso di combustibili a basse emissioni di carbonio sia sotto forma di biocarburanti, che possono essere utilizzati nelle navi esistenti, l’agenzia dice che che “lo sviluppo tecnologico e il relativo sostegno politico saranno importanti per consentire l’uso di altri combustibili, in particolare ammoniaca e idrogeno“. A causa della lunga vita delle navi, spiega l’agenzia , l’innovazione a breve termine e l’adozione di tecnologie a emissioni zero sono fondamentali per inserire le spedizioni internazionali nel percorso dello Scenario Net Zero.

Eni e Rina specificano anche che l’accordo coinvolgerà “l’intera catena logistica” dei nuovi vettori energetici e l’adozione di metodologie certificate per il computo “tassonometrico” dei benefici in termini di minori emissioni di CO2 resi possibili dai nuovi vettori lungo tutta la catena del valore.

Ugo Salerno, Presidente e Amministratore Delegato di RINA, ha dichiarato che “grazie allo scambio di know-how e di esperienze, con Eni contribuiremo allo sviluppo di modelli innovativi di approvvigionamento energetico. La nostra collaborazione si concentrerà all’inizio sul marine, un settore ‘hard to abate’ molto diversificato che per decarbonizzare le sue attività dovrà trarre spunto da iniziative che si applicano in altri segmenti industriali”.

Giuseppe Ricci, direttore generale Energy Evolution di Eni, ha aggiunto che Eni e Rina “possono dare un contributo importante alla decarbonizzazione del trasporto navale. In un’ottica di neutralità tecnologica, le soluzioni in fase di valutazione sono molteplici e grazie a questo accordo potranno essere studiate e sviluppate in un arco temporale di breve-medio e lungo termine con l’obiettivo di rendere il trasporto marino più sostenibile e di soddisfare le esigenze di armatori e operatori logistici”.

Gli accordi sul mondo navale sono solo alcuni di quelli stipulati negli ultimi mesi dal Cane a 6 zampe, che considera i biocarburanti (sui quali spinge l’Italia a livello europeo) fondamentali per la transizione energetica. Tra questi accordi ci sono quelli per gli autotrasporti, con Fercam e il Gruppo Spinelli. Il nuovo biocarburante del gigante italiano ha anche debuttato in 50 stazioni di rifornimento Eni, mentre sono in corso test su autobus, mezzi pesanti e treni con 100% HVO.

Nell’ambito del trasporto aereo Eni ha siglato accordi con ITA e con DHL, e recentemente è decollato dall’aeroporto di Nairobi il primo volo di Kenya Airways alimentato con il carburante sostenibile per l’aviazione di Eni.

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