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Bitcoin e criptovalute: performance, prospettive di mercato e tassazione

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I Bitcoin e le criptovalute a giudicare dalle performance a doppia cifra che stanno realizzando da inizio anno, sembrano aver ripreso la loro corsa. Dal 2023, inoltre, le plusvalenze realizzate sugli investimenti diretti in criptovalute avranno una tassazione differente. La manovra approvata lo scorso dicembre prevede infatti dei cambiamenti rispetto al passato. “C’è una minima ma sostanziale differenza in realtà”, spiega Leonardo De Rossi, docente dei corsi ‘Blockchain and Cryptoassets’ e ‘Bitcoin and Blockchain Fundamentals’ all’Università commerciale Luigi Bocconi. “La tassazione sul capital gain rimane sempre al 26%, solo che diversamente da quanto accadeva prima quando i Bitcoin e le criptovalute erano fondamentalmente paragonate a delle valute estere (e quindi la tassazione si applicava solo in caso di capital gain superiore a 51.645 euro) adesso vengono assimilati agli asset finanziari. Dunque, il capital gain vale per tutte le plusvalenze superiori a 2.000 euro”.

I fallimenti delle banche americane stanno incoraggiando la loro ripresa sul mercato?

Sinceramente non sono sicuro ci sia una correlazione. Alcuni sicuramente avranno speculato sul fatto che il Bitcoin e le criptovalute vengono etichettati come un asset alternativo, ‘nemico’ delle banche della finanza tradizionale, e il fatto che sono falliti alcuni istituti è stata per loro una sorta di assist. Altri invece credevano dovesse succedere il contrario: queste non hanno retto, vedi la Silicon Valley Bank, proprio perché il mondo fintech non ha performato come avrebbe dovuto. Dal mio punto di vista quello che sta succedendo al prezzo in realtà è un mix di fattori puramente legati al mondo crypto e al mercato, per il quale si evince una ripresa generale rispetto all’anno scorso. Inoltre, si può notare, più volte nella storia, che l’andamento delle crypto sembra seguire dei veri e propri cicli a cadenza di quattro anni in cui si alternano periodi di grossa perdita ad altri di enormi guadagni. Pur essendo un approccio molto semplicistico, basarsi solamente sul passato per prevedere il comportamento futuro potrebbe essere che per Bitcoin si stia aprendo un nuovo ciclo positivo. Questo potrebbe essere dovuto soprattutto all’halving previsto per il prossimo aprile.

Che cosa è l’halving?

Il Bitcoin possiede una regola fondante: circa ogni quattro anni il suo ammontare generato tramite il mining ogni dieci minuti si dimezza. Si parte nel 2009 con 50, dopo quattro anni si è arrivati a 25, poi a 12.5, 6.25 e il prossimo aprile questo sarà di 3.12 comportando un dimezzamento dei Bitcoin che i minatori potranno generare con il loro lavoro. Questo è l’halving.

L’invenzione di Nakamoto viene spesso paragonata all’oro come un nuovo bene rifugio, cosa ne pensa?

Se noi guardiamo al meccanismo di produzione di Bitcoin, è l’opposto rispetto a quello utilizzato per ottenere nuova moneta e molto più simile a quello che accade con l’oro. La moneta intesa come fiat currency viene infatti creata tramite una serie di decisioni politiche di una banca centrale. Non c’è una scoperta fisica alla base della generazione di nuovi euro. Per l’oro invece sì e ne esiste una quantità limitata che non è possibile riprodurre chimicamente.

Il Bitcoin emula la ricerca d’oro dei minatori in un contesto digitale tramite una competizione costante e aperta a chiunque voglia provare a risolvere il mining, una sorta di sudoku crittografico. Il minatore vincente ha la possibilità di creare un numero fisso di nuovi Bitcoin da zero.

Come l’oro, inoltre, il Bitcoin ha una supply finita. Un quantitativo totale di 21 milioni che vengono generati ogni dieci minuti dal 2009 e che diminuisce nel tempo grazie al meccanismo dell’halving di cui abbiamo parlato in precedenza. Adesso, che sono già stati scoperti più di 19 milioni di Bitcoin, per trovare questi ultimi 2 milioni che avanzano ci vorrà del tempo, proprio perché il numero che si può generare diventa via via sempre più basso.

I punti di contatto sono numerosi, ma vi sono anche diversi elementi di distinzione…

Noi umani usiamo l’oro da millenni, quindi la sua reputazione ha una fase temporale estremamente elevata. Bitcoin esiste da solo quattordici anni, per ora è un’esperimento molto giovane e più difficile da comprendere.

Come si fa a superare questo scetticismo?

Credo che nel tempo quello che potrebbe succedere sia che il Bitcoin possa riuscire a conquistare una fetta di mercato del mondo dei pagamenti. Insomma, se non dovesse fallire, anche se al momento questa possibilità esiste ancora, Bitcoin non fallirà proprio grazie a una domanda di base che andrà a catturare qualcosa che oggi è coperto da altro.

Il Bitcoin non possiede multipli di bilancio con i quali valutarlo come accade per le azioni delle società. E allora da cosa deriva il prezzo?

Questa è una domanda un po’ complicata. Stiamo parlando di un mercato tutto sommato aperto, libero, e quindi di base possiamo affermare che il prezzo di Bitcoin derivi dall’incrocio di domanda e offerta. Un’offerta nota e stabile: a oggi infatti sono 19 milioni (di cui una parte sono stati persi) i Bitcoin in circolazione e se ne genera un quantitativo futuro prefissato. Mentre la domanda è composta da chi lo vuole detenere o utilizzare come mezzo di pagamento. L’incrocio tra questi due fattori, in maniera molto semplificata, ne fa il prezzo. Esiste però un problema nel fermarsi a questo ragionamento perché se noi prendiamo un asset e diciamo che il suo valore è dato solamente da questo incrocio, senza un’utilità di base, si crea il rischio di considerarlo una bolla, un po’ come è successo tante volte nella storia – vedi la famosa bolla dei tulipani, quella di internet o la più recente bolla degli NFT. Potenzialmente però Bitcoin ha un’utilità. È una rete globale di pagamento, utilizzabile da chiunque, per fare scambi di qualunque tipo in modo incensurabile. Questa sua caratteristica potrebbe dimostrarsi un unicum nel mercato nei prossimi anni.

Il 2022 è l’anno in cui sono avvenuti due tra i più grossi crac della storia delle crypto, quello di Terra Luna e quello di FTX. Come recuperare la fiducia nel settore?

Il caso Terra Luna nello specifico è uno dei tanti episodi di criptovalute fallimentari di cui non fidarsi. Io sono estremamente scettico anche nel solo l’utilizzo del termine ‘criptovalute’ in questi contesti perché sono tentativi tendenzialmente di natura solo speculativa. Diverso è Bitcoin, che è un esperimento con un obiettivo specifico, magari criticabile, però più concreto. Il caso FTX invece è stato frutto, secondo me, non solo del controllo malsano dell’attività ma anche della poca preparazione degli investitori. Custodire i propri asset all’interno di un exchange non è mai consigliabile. È sempre preferibile custodire le proprie criptovalute in un proprio wallet in modo tale che non si sia completamente dipendenti da terzi, come appunto una piattaforma di trading. Per riottenere la fiducia serve, dunque, sì una risposta da parte dell’ente centrale nel migliorare la regolamentazione alla base degli exchange e determinare caratteristiche in termini di sicurezza ma soprattutto bisogna aiutare le persone a capire di cosa stanno parlando piuttosto che spingerle a reinvestire.

Ci saranno sempre detrattori e sostenitori del Bitcoin?

Per citare un mio personale eroe sportivo, “nemmeno Gesù era amato da tutti”, figuriamoci dunque i Bitcoin. Quello che penso è che, soprattutto grazie ai nuovi protocolli che stanno emergendo, come ad esempio Lightning Network, Bitcoin potrebbe diventare un’alternativa in alcune classi di pagamento. Non credo potrà diventare un sostituto dell’euro ma se un domani gli utenti finali troveranno un valore aggiunto nell’utilizzare i Bitcoin in alcune forme di pagamento, allora potrebbe diventare un’alternativa complementare.

 

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