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Mare, un capitale da difendere

To breathe or not to breathe?” è il titolo dell’opera di ARTivismo (attivismo attraverso l’arte), realizzata nel 2019 dall’artista Chiara Spagnoli Gabardi in occasione della settimana degli oceani per sensibilizzare cittadini e cittadine sull’importanza della tutela degli ecosistemi marini, giocando sulla celebre frase shakesperiana: “Essere o non essere”.

L’opera, donata poi alla Fondazione One Ocean, mira di fatto a riflettere su come l’inquinamento da parte dell’uomo stia andando a compromettere mari e oceani, ovvero la seconda fonte più importante al mondo per la produzione di ossigeno, elemento vitale per la sopravvivenza di molte specie, inclusa quella umana.

Di tutela delle risorse blu, e del ruolo che queste giocano per la salvaguardia dell’uomo e dell’ambiente, effettivamente non si parla abbastanza. Eppure mari e oceani, oltre a garantire la produzione di ossigeno, sono grandi alleati per la lotta al cambiamento climatico.

Basti pensare, rimarca la rivista scientifica Nature, che gli ecosistemi costieri come ad esempio mangrovie e praterie di alghe marine possono immagazzinare fino a 10 volte più carbonio per unità di superficie rispetto alle foreste terrestri. Si tratta del cosiddetto carbonio blu, ovvero la CO2 assorbita e immagazzinata nei fondali marini senza contribuire all’effetto serra.

Le sfide per la salvaguardia di oceani e mari

Nonostante mari e oceani siano così preziosi, troppe sono le sfide ancora in corso e i dati allarmanti. Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il 90% delle risorse ittiche del mondo sono state sfruttate al massimo o sovrasfruttate, mettendo a rischio la sopravvivenza di numerose specie marine.

Inoltre, l’inquinamento marino rappresenta un grave problema per gli ecosistemi blu e per la salute umana. Secondo uno studio del World Economic Forum, entro il 2050 ci potrebbe essere più plastica che pesci nei mari del mondo, con conseguenze disastrose per la fauna marina e per la catena alimentare.

Gli strumenti di tutela degli ecosistemi marini

Numerosi sono i framework e strumenti adottati a livello internazionale per far fronte alle sfide relative alla protezione delle risorse marine. Ad esempio, tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, il goal n.14 è dedicato proprio a “conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile”.

Esistono inoltre diversi accordi internazionali per la protezione delle acque internazionali, come la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo. Recente inoltre il Trattato ONU sull’alto mare, ovvero la possibilità di tutelare anche la biodiversità delle acque internazionali a 200 miglia marine dalla costa.

A livello nazionale, molti i Paesi che hanno adottato leggi e regolamenti per la protezione delle acque costiere e delle risorse marine. Ad esempio, l’Italia ha varato una legge sulla pesca sostenibile, che mira a garantire la conservazione delle risorse ittiche e la tutela dell’ambiente marino. Nonostante le evoluzioni normative e di soft law, rimane necessario ancora investire e consolidare politiche e misure concrete per ridurre l’inquinamento marino, promuovere la pesca sostenibile e la conservazione delle specie marine. Trasversale a tutto ciò rimane poi il tema dell’educazione alla cittadinanza attiva e al rispetto del mare sin dalla prima infanzia.

Il valore finanziario del capitale naturale

Se compromettere la sopravvivenza della specie umana non è una motivazione abbastanza convincente per impegnarsi a salvaguardare gli ecosistemi marini, è importante anche sottolineare come il cosiddetto capitale naturale contribuisca al business di numerosi comparti. Secondo il Forum economico mondiale, oltre la metà del prodotto interno lordo globale, corrispondente a 44.000 mld di dollari, deriva di fatto da attività dipendenti dalla natura. Ovvero non contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, oltre ad una questione di etica, diventa un rischio concreto per le aziende e per i propri investitori.

La rivoluzione di One Ocean Foundation

Tra le organizzazioni più attive nella salvaguardia di mari e oceani vi è sicuramente One Ocean Foundation, che dal 2018 persegue la missione di accelerare soluzioni per risolvere le sfide relative alla tutela degli oceani e lo scorso giugno, a Milano, in occasione del primo Blue Economy Summit, ha riunito centinaia di esperti, ricercatori, leader internazionali, aziende ed individui apppassionati del mare, per condividere idee e soluzioni per promuovere un’economia blu sostenibile.

Per il 2023, One Ocean assieme alla Fondazione Centro Velico Caprera prosegue il progetto MARE (Marine Adventure for Research & Education), a bordo del Catamarano One. Si tratta di un percorso di oltre 1400 miglia di navigazione tra Ionio e Adriatico, da Taranto a Corfù, per monitorare lo stato di salute dei mari e diffondere la ocean literacy, la cultura e conoscenza delle risorse blu. Un progetto che vede l’adesione di ricercatori di Università italiane e straniere che nelle prossime settimane saliranno a bordo in alcune tratte del percorso per sviluppare specifici progetti di ricerca. “Il catamarano One”, commenta Stefano Crosta, Presidente della Fondazione CVC – Centro Velico Caprera ETS  “apre le porte alla comunità scientifica internazionale e diventa una piattaforma di raccolta dati a disposizione dei ricercatori di tutto il mondo”.

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