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Istat, l’inflazione rallenta: a giugno +6,4%

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Arrivano buone notizie per l’inflazione dalle rilevazioni Istat sull’indice dei prezzi al consumo: a giugno ha decelerato in maniera netta, “in un quadro di stabilità dei prezzi sul piano congiunturale (l’ultima variazione nulla su base mensile si era registrata a maggio 2021)”, dice l’Istat. Il risultato di questo rallentamento? A giugno 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato non solo una variazione nulla su base mensile, ma anche un aumento minore su base annuale: un +6,4% molto inferiore al +7,6% di maggio.

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,6% per l’indice generale e a +4,9% per la componente di fondo.

L’alta inflazione, insieme alla politica monetara restrittiva della Bce per contrastarla, è tra i motivi indicati dalla Banca d’Italia per il rallentamento dell’economia: secondo via Nazionale negli scorsi mesi la crescita economica italiana ed europea si è fermata, anche se si prevede comunque un aumento del Pil italiano dell’1,3% alla fine dell’anno.

I motivi

Perché l’inflazione rallenta in maniera così vistosa? Per l’Istat il motivo è da cercare nell’energia: “Il rallentamento dell’inflazione continua a essere fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei Beni energetici, in particolare della componente non regolamentata, in apprezzabile calo rispetto a maggio”.

Intanto anche nel settore alimentare l’ulteriore frenata del ritmo di crescita su base annua dei prezzi dei prodotti lavorati contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo (scesa a +5,6%). E continua anche la fase di rallentamento della crescita tendenziale, cioè anno su anno, dei prezzi del “carrello della spesa”, che a giugno è pari a +10,5%.

Nello specifico, i Beni energetici non regolamentati scendono da +20,3% a +8,4% in un anno; gli Energetici regolamentati da -28,5% a -29,0%; gli alimentari lavorati da +13,2% a +11,5%; i Servizi relativi ai trasporti da +5,6% a +4,7%. A salire sono i prezzi degli Alimentari non lavorati (da +8,8% a +9,4%).

La frenata dell’inflazione di fondo

Intanto frena anche l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rallentando ulteriormente (da +6,0% a +5,6%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +6,2% registrato a maggio a +5,8%).

La stabilità sul piano congiunturale dell’indice generale risente delle dinamiche opposte di diverse componenti: da una parte, la crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,2%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,1%), per effetto anche di fattori legati alla stagionalità, e degli Alimentari non lavorati (+0,8%), dall’altra, la diminuzione dei prezzi degli Energetici sia non regolamentati (-4,5%) sia regolamentati (-0,6%).

Tra gli altri dati:

  • Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +9,3% a +7,5%) e, in misura minore, quella dei servizi (da +4,6% a +4,5%).
  • Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -3,0 punti percentuali, da -4,7 di maggio.
  • I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +11,2% a +10,5%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,1% a +5,7%).

L’impatto sui più poveri

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,1% su base mensile e del 6,7% su base annua (in netta decelerazione da +8,0% di maggio); confermata dunque la stima preliminare.

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione congiunturale nulla e un aumento del 6,0% su base annua.

Nel secondo trimestre 2023 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’IPCA, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa rispetto a quelle con livelli di spesa più elevati (+9,4% e +7,1% rispettivamente). Tuttavia, rispetto al trimestre precedente, il rallentamento dell’inflazione è più marcato per il primo dei due gruppi.

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Coldiretti, inoltre, sottolinea che l’inflazione pesa sulle famiglie con la frutta che registra al consumo un aumento dell’8,3% che per la verdura sale al 17,8%, con i prezzi che triplicano dal campo alla tavola. Si tratta degli effetti dell’andamento climatico anomalo a partire dall’alluvione che ha distrutto i raccolti della fruit valley italiana. Da segnalare – secondo la Coldiretti – anche il balzo del +20% dei consumi di frutta e verdura in Italia spinti dalle alte temperature estive; i consumi di frutta e verdura erano diminuiti dell’8% nei primi tre mesi del 2023.

 

 

 

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