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Raffica di rincari estivi dall’acqua ai gelati alle verdure: ecco una mappa degli aumenti più consistenti

Con l’arrivo del caldo intenso, le abitudini alimentari degli italiani subiscono una significativa modifica, caratterizzata da un aumento dei consumi di prodotti freschi, come frutta e verdura, mentre alcuni alimenti più grassi, come insaccati e alcune tipologie di carne, spariscono dalle tavole.

Questo cambiamento nella dieta si sta rivelando una vera e propria stangata per le tasche dei cittadini, poiché i prezzi dei beni alimentari tipici dell’estate stanno subendo notevoli rincari su tutto il territorio.

Tra i prodotti che stanno registrando un forte aumento dei prezzi, troviamo quelli derivati dal grano, come pane e pasta. Questo fenomeno è attribuibile sia allo stop dalla Russia all’accordo sulle esportazioni di grano, sia alla crisi climatica che sta decimando le produzioni agricole. L’associazione dei consumatori, Codacons, denuncia che il riso costa oggi il 32% in più rispetto allo scorso anno, mentre i pomodori hanno subito un aumento del 12,8%.

Le radici, i bulbi, i funghi e gli altri vegetali, come finocchi, carote, cipolle, aglio, asparagi e carciofi, hanno registrato aumenti medi del 23,6%. Le patate, invece, sono rincarate addirittura del 26,9%, e l’olio d’oliva ha visto un aumento del 26,7%.

Per la verdura fresca, si spende in media il 17,8% in più, con un picco del 22% per i cavoli. Anche la frutta fresca ha registrato aumenti medi dell’8,3%, con punte del 16% per le arance e del 15,2% per i frutti a bacca, come uva, kiwi, more e mirtilli.

Inoltre, i gelati sono aumentati del 18,9% su base annua, mentre per una birra si spende in media il 13,2% in più, e le bevande gassate hanno subito un aumento del 19,5%. I succhi di frutta sono aumentati del 15,8%, mentre gli aperitivi alcolici e l’acqua minerale sono più cari rispettivamente del 10% e dell’11,9%.

La situazione si complica ulteriormente a causa delle recenti problematiche riguardanti il grano. Assoutenti avverte che lo stop della Russia all’accordo Onu per l’export alimentare dell’Ucraina, i raid che hanno distrutto 60mila tonnellate di grano e il crollo della produzione fino al -60% a causa degli effetti del clima, rischiano di scatenare un’ulteriore ondata di aumenti dei prezzi degli alimenti, in particolare di quelli derivati dal grano, come pasta e pane.

Il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, sottolinea che un aumento del 10% dei prezzi al dettaglio dei prodotti derivati dal grano determinerebbe una maggiore spesa di 132 euro annui a famiglia solo per costi diretti. Ad esempio, il prezzo della pasta, attualmente intorno ai 2,09 euro al kg, salirebbe a una media nazionale di 2,29 euro al kg. Anche il prezzo del pane, che si aggira intorno ai 3,9 euro al kg, raggiungerebbe una media di 4,3 euro al kg.

Tali aumenti dei prezzi degli alimenti estivi rappresentano un grave problema per i cittadini, poiché incidono direttamente sulle spese alimentari delle famiglie italiane. Non solo, ma il trend al ribasso dei prezzi della pasta, che aveva avviato una rotta virtuosa, sembra invertirsi, mettendo a dura prova i consumatori.

La città di Pescara è stata indicata come quella con i prezzi più alti della pasta, con una media di 2,50 euro al kg, seguita da Cagliari, Genova e Macerata, con 2,37 euro al kg. Al contrario, Cosenza risulta la città con il prezzo più basso per la pasta, con 1,47 euro al kg.

Gli aumenti dei prezzi degli alimenti estivi stanno impattando notevolmente sulle tasche degli italiani, costringendo le famiglie a fare scelte alimentari diverse per fronteggiare la situazione. Il futuro dei prezzi del grano rimane incerto, ma il settore agricolo dovrà affrontare le sfide della crisi climatica e delle politiche internazionali per garantire una disponibilità adeguata di alimenti a prezzi accessibili per i consumatori.

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