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Gusmeroli: la parola chiave della riforma fiscale è semplificare | VIDEO

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Il sistema fiscale italiano ha bisogno di un cambiamento radicale. E la riforma fiscale, già all’esame del Senato, punta a rendere operative le misure a partire da gennaio 2024. Fortune Italia ha voluto approfondire il tema intervistando Alberto Gusmeroli, presidente della X Commissione della Camera – attività produttive, commercio e turismo – e grande sostenitore della riforma fiscale.

Parola d’ordine: semplificare.  Cinquant’anni dopo l’ultima grande revisione del sistema tributario nazionale, la riforma fiscale del governo di Centrodestra punta ad un nuovo rapporto Fisco-Contribuente, con una riforma ad ampio spettro, che riguarda i principi generali della materia ed anche i singoli tributi. Ci aiuti ad entrare nel dettaglio di questo nuovo meccanismo fiscale.

E’ una riforma storica, perché il principio cardine è uno: semplificazione. Siamo un Paese con un sistema fiscale molto complesso, la complicazione è la prima imposta che pagano famiglie e imprese e  bisogna assolutamente agire a 360 gradi. Abbiamo 1500 scadenze all’anno, 200 solo ad agosto, la gente riceve le cartelle esattoriali ad agosto e a dicembre, tutte cose che dovranno scomparire. In questi 50 anni ci sono state leggi sovrapposte ad altre leggi che la gente fa fatica ad interpretare, è tutto complicato e costoso. Bisognerà diminuire anche gradatamente la tassazione, ci vorrà tempo e bisognerà riequilibrare il rapporto cittadino fisco, che attualmente è squilibrato a favore del fisco: su questi elementi si muove la delega del centrodestra, protagonista forte la Lega.

Imprese e famiglie hanno vissuto un anno faticoso, fra aumenti delle materie prime e rincari dei servizi. Si lavora per dare più consistenza agli stipendi, ma l’inflazione riduce il potere d’acquisto. Una situazione da risolvere, quali gli strumenti offerti dalla delega?

E’ importante che il fisco sia indirizzato alla crescita e abbia obiettivi chiari. Perché se il Paese cresce, magari più della media europea – cosa che non accade da decenni –  sostiene il debito pubblico, tirandosi dietro tutti perché noi non dobbiamo lasciare indietro nessuno.
E per questo nella delega ci sono incentivi per le assunzioni – una novità voluta dalla Lega – che spinge a incentivare le nuove assunzioni con un meccanismo simile al superammortamento dei beni strumentali: quando uno compra un bene strumentale, ha la possibilità di ammortizzarlo per una cifra superiore. Anche le nuove assunzioni si potranno scaricare per una cifra superiore al costo sostenuto. In questo modo il datore di lavoro risparmierà dei soldi e potrà destinarne una parte al dipendente. E non si mette in difficoltà l’Inps, perchè lo Stato deve, da un lato, aiutare cittadini e imprese, e dall’altro tenere in ordine i conti pubblici e anche quelli dell’Inps. Questa è una modalità nuova, una delle tante cose che sono previste nella delega per aiutare anche il recupero del potere d’acquisto.

La riforma fiscale di cui lei è relatore punta a delineare i contorni di un ‘fisco amico’. Le tasse sono lo strumento attraverso il quale si sostiene il sistema sociale, per semplificare. Quindi bisogna pagarle tutti, per pagarne meno. Quali strumenti saranno messi in campo per contrastare l’evasione fiscale?

Negli ultimi 50 anni i controlli sono avvenuti nei modi più disparati,  cercando di fermare l’evasione contrastandola con norme sempre più complicate, come ì blitz della guardia di finanza, leggi come quella delle ‘manette agli evasori’. Adesso però la logica è diversa: si punta a semplificare il fisco e ridurre la pressione fiscale, perché questo è il miglior modo per contrastare l’evasione e rendere il fisco meno nemico,  e renderlo concorrenziale rispetto all’evasione. Caso tipico è la mini flat tax: se uno inizia l’attività e paga solo il 5% di tasse, ha uno sconto del 35% sui contributi, fa solo la dichiarazione dei redditi e quindi non deve fare nessun altro adempimento fiscale, che motivo ha di evadere? L’obiettivo è far entrare più soldi nel bilancio dello Stato per ridurre le tasse a tutti.

Riequilibrare il rapporto fra cittadino e fisco, quindi, a maggior tutela del cittadino. ‘Si può rispettare l’articolo 53 della Costituzione, ovvero la progressività della tassazione, anche abbattendo le aliquote’, lei ha dichiarato di recente. E questo è uno dei cardini della riforma. Resta l’obiettivo flat tax, con quali step?

Si assolutamente, tant’è vero che nella delega la flat tax è indicata come obiettivo finale. Riequilibrare il rapporto col cittadino vuol dire sostanzialmente modulare le sanzioni in base alla ‘pericolosità fiscale’. Cioè se tu hai fatto degli errori – e non è difficile visto le complicazioni fiscali –  le sanzioni non devono essere esorbitanti. Se si sono  dichiarate le imposte, ma non si riesce a pagare – può capitare una difficoltà –  il fisco deve dare una mano, non deve affossare o chiudere l’azienda, ed ecco la ratealizzazione a dieci anni.
Il concetto della flat tax può essere rispettoso dell’articolo 53 della Costituzione modulando aliquote, detrazioni e oneri deducibili. L’obiettivo finale è quello, quindi gradatamente come si è passato da 5 a 4 scaglioni, si passerà da 4 a 3.

Abrogazione Irap, riduzione aliquota Ires, razionalizzazione delle aliquote Iva. Sono queste alcune delle misure previste, mentre resta in discussione l’ipotesi della ‘pace fiscale’. L’obiezione dei più è che questa possa in qualche modo agevolare gli evasori, lei che ne pensa?

Diciamo che la pace fiscale aiuta chi ha dichiarato le imposte e non è riuscito a pagarle, avere delle difficoltà temporanee non può essere una colpa. Dobbiamo tutelare le Pmi, gli artigiani e i commercianti, che danno lavoro e che sono l’ossatura dell’economia italiana. Bisogna aiutarli a superare le difficoltà, contrastare la vera evasione, con in controlli e con la semplificazione e la riduzione della pressione fiscale. In questa delega noi aboliamo l’irap, e anche lì si diminuisce la tassazione per le Pmi, gli artigiani e i commercianti. Per le grandi società, invece, si punta ad abolire l’Irap, che è una tassa che si paga anche quando l’impresa è in perdita, e si provvederà ad una eventuale sovraimposta Ires. Quindi non cambia la tassazione ma sostanzialmente si semplifica il fisco. Abbiamo bisogno di uno Stato meno burocratico, meno pesante, le aziende devono dedicarsi al ‘core business’, non agli adempimenti, quindi meno complicazioni, più lavoro e più incentivi anche alle assunzioni e agli investimenti in macchinari e impianti, ed ecco la detassazione Ires se investi in macchinari e in persone, perché la logica: è facciamo crescere questo paese e aiutiamo chi è in difficoltà.

La Lega firma l’emendamento per posticipare la rateizzazione del maxi-acconto di novembre all’anno successivo, un obiettivo che lei persegue dal 2020 e che il Centrodestra conta di poter implementare già nella manovra d’autunno. Questo cosa comporterà?

È un cambiamento epocale per certi aspetti, pensiamo che per 50 anni le tasse si sono pagate sempre in anticipo. D’ora in poi si pagheranno ad anno terminato e a reddito guadagnato. Il maxi acconto di novembre, che è il 50% delle imposte, si pagherà da gennaio a giugno dell’anno successivo. Quindi le aziende che fanno fatica lo rateizzeranno, evitando di fare prestiti in banca, con rimborso in sei mesi, per riuscire a pagarlo, evitando di pagare sanzioni e interessi. I beneficiari di questa iniziativa saranno 4mln e mezzo di attività economiche, e potenzialmente anche dipendenti e pensionati con altri redditi. Abbiamo presentato il progetto di legge, emendamenti in quasi tutti i provvedimenti negli ultimi tre anni, ordine del giorno approvati da tre governi, addirittura abbiamo fatto un quesito all’Istat che tiene la contabilità dello Stato. E’ una vittoria per i cittadini: è giusto pagare le tasse quando hai guadagnato, non prima.

Parliamo di decreti attuativi, quali le priorità e le tempistiche nei 24 mesi concessi dalla norma

Prima semplifichiamo, meglio è, e alcune cose bisogna farle subito, io penso alla ratealizzazione del mese di novembre, perché si dà fiato e liquidità alle aziende. E’ un momento di tassi di interesse alti, quindi se garantiamo un pagamento graduale, evitando indebitamenti in banca, facciamo una grande opera. Ci saranno dei decreti attuativi che si potranno già da subito varare, alcune norme che addirittura potranno entrare in manovra di bilancio senza il decreto attuativo, e poi ci sarà un gran lavoro sui testi unici: abbiamo centinaia di leggi, e bisogna lavorare ai testi unici per ogni tipo di imposta, tutto deve essere scritto lì. Questo Paese, se diventa semplice, sarà meno respingente rispetto a investimenti esteri, che sono molto importanti, ma che spesso scelgono paesi fiscalmente più semplici.

L’impegno premia. Come vede il futuro di questa legge?

Io sono stato ottimista da quando abbiamo iniziato a scriverla, prima che entrasse in Consiglio dei Ministri, perché il governo ci ha convolto nella parte formativa, poi nella parte parlamentare in cui abbiamo potuto portare tante correzioni, sempre migliorative, si è parlato del maxi acconto ma si può parlare dell’invio a casa delle tasse, come l’Imu. Tante piccole cose che migliorarono la vita del cittadino, delle imprese, dei dipendenti delle imprese che si occupano di amministrazione. Il popolo italiano è un grande popolo, se riusciamo a semplificare e sburocratizzare noi possiamo non essere secondi a nessuno.

 

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