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Riforma del canone Rai: Giorgetti ha delle idee su nuove ipotesi di finanziamento e sviluppo

Il dibattito sulla riforma del canone Rai è al centro dell’attenzione politica e sociale, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato l’esistenza di una “pluralità di ipotesi” in studio durante un’audizione presso la commissione di Vigilanza. Il governo sta cercando soluzioni innovative per garantire una gestione sostenibile e moderna del servizio pubblico radiotelevisivo, considerando diverse prospettive di finanziamento e sviluppo.

In un primo momento, il ministro Giorgetti ha suggerito la possibilità di scorporare dal pagamento del canone una quota corrispondente agli investimenti sostenuti dalla Rai. Tale cifra, che ammonta a circa 300 milioni di euro annui, verrebbe a carico della fiscalità generale, riducendo così il canone di abbonamento. Questa misura potrebbe incentivare la capacità trasmissiva della Rai e sostenere i suoi investimenti futuri.

Tuttavia, il ministro ha riconosciuto che, nel medio periodo, è necessario aprire una riflessione più ampia sul pagamento del canone, attualmente legato al possesso di un apparecchio televisivo. La crescente fruizione dei contenuti tramite diverse piattaforme, come dimostra l’esperienza di RaiPlay, offre l’opportunità di considerare nuovi modelli di finanziamento.

Una delle ipotesi potrebbe essere il collegamento del canone al possesso di un’utenza telefonica mobile, estendendo così la platea dei contribuenti e riducendo il costo pro capite del canone. Il ministro ha sottolineato che, attualmente, circa 21 milioni di cittadini pagano il canone, mentre le utenze telefoniche attive sono 107 milioni.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in audizione presso la commissione di Vigilanza. ANSA/FABIO CIMAGLIA

Naturalmente, questa nuova modalità di finanziamento solleva alcune questioni pratiche, come il calcolo delle utenze per nucleo familiare e l’individuazione di un tetto massimo per evitare il pagamento di somme eccessivamente elevate.

La riforma del canone Rai richiede una chiara definizione degli oneri del servizio pubblico, garantendo la sostenibilità degli investimenti e una revisione attenta delle dinamiche di spesa dell’azienda. Fillea Cgil, sindacato dell’edilizia, ha proposto incentivi per l’efficienza energetica delle case, che potrebbero rappresentare un’ulteriore fonte di finanziamento per la Rai se attuati con successo.

Inoltre, il finanziamento delle attività di servizio pubblico con risorse della collettività richiede un controllo rigoroso dell’utilizzo delle risorse, attenendosi ai canoni di parsimonia e diligenza. Ogni meccanismo di finanziamento deve essere attentamente valutato in base al diritto euro-unitario e alle norme sugli aiuti di Stato, garantendo un collegamento stretto con lo svolgimento di un servizio pubblico.

Parallelamente alle risorse derivanti dal canone, la Rai può contare sui ricavi commerciali da pubblicità, che contribuiscono al finanziamento del costo integrale del servizio. Nel budget 2023, tali entrate hanno subito una leggera flessione, passando da 640 a 622 milioni di euro.

La riforma del canone Rai è una sfida complessa e importante che richiede un’attenta analisi delle diverse ipotesi di finanziamento e sviluppo. Il governo e la Rai devono collaborare per individuare soluzioni innovative e sostenibili, garantendo al contempo la qualità del servizio pubblico radiotelevisivo e la sua capacità di adattarsi alle nuove dinamiche tecnologiche e di fruizione dei contenuti.

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