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McKinsey, l’intelligenza artificiale stravolgerà la forza lavoro

AI lavoro

Le discussioni sull’intelligenza artificiale usata come forza lavoro oscillano tra due direzioni: i campanelli di allarme sulla disoccupazione di massa e le fantasie di un’utopia futura in cui ognuno è libero di perseguire le proprie passioni invece di lavorare. Anche se i dettagli di come l’AI generativa trasformerà la forza lavoro possono essere discutibili, sia gli esperti che i lavoratori ritengono che il cambiamento sia inevitabile.

Un nuovo rapporto completo di un’autorità della consulenza come McKinsey cerca di quantificare questi cambiamenti imminenti esaminando come potrebbe cambiare il lavoro nel tempo. In particolare, la ricerca aggiunge un punto di vista finora poco diffuso: l’AI non cancellerà i posti di lavoro nel lungo periodo. Anche se la ricerca in questione “non può escludere la perdita di posti di lavoro, almeno nel breve periodo”. Secondo il rapporto, i settori più esposti all’intelligenza artificiale generativa potrebbero ancora offrire nuove posizioni fino al 2030, ma a un ritmo più lento di quanto previsto in precedenza. Al contrario, l’AI cambierà il modo in cui vengono svolti alcuni lavori e creerà l’opportunità per i dipendenti che svolgono lavori meno retribuiti di passare a posizioni ad alta retribuzione, a condizione che ricevano una formazione adeguata. Il rapporto McKinsey stima che entro il 2030, 12 milioni di persone cambieranno lavoro per una serie di fattori, il 25% in più di quanto previsto solo due anni fa. Sebbene alcuni vedranno scomparire la propria posizione, altri si orienteranno verso settori più remunerativi o ambiti in cui le loro competenze sono più richieste.

L’assistenza sanitaria, ad esempio – che secondo McKinsey conta già 1,9 milioni di posti di lavoro disponibili ad aprile – ne aggiungerà circa 5,5 milioni fino al 2030. Ci sarà anche un aumento del 23% nella domanda di posti di lavoro Stem, dato che le aziende al di fuori del settore tecnologico continueranno a integrare l’intelligenza artificiale nelle loro attività quotidiane. La capacità dell’AI generativa nell’esecuzione di compiti amministrativi farà diminuire la domanda di lavori di segreteria in ufficio o il servizio clienti, rispettivamente del 18% e del 13% fino al 2030. Anche i servizi di ristorazione possono aspettarsi un calo della domanda, anche se a un livello molto più basso, pari al 2%, nello stesso arco di tempo. La riduzione della domanda di lavoro nei ruoli di supporto agli uffici colpirà in modo sproporzionato le donne, mentre la riduzione della domanda nel servizio clienti e nella ristorazione rappresenta un rischio maggiore per i dipendenti neri e ispanici.

La sfida, quindi, non è tanto quella di mitigare questi cali, quanto quella di garantire che i lavoratori siano adeguatamente formati per i nuovi ruoli che emergeranno. McKinsey consiglia dunque di iniziare la formazione già dalle scuole superiori per i settori Stem, suggerendo alle aziende di prevenire eventuali problemi di assunzione ampliando i loro bacini di candidati per includere i disoccupati e coloro che non hanno un’istruzione superiore. Coloro che manterranno il loro attuale posto, vedranno cambiare drasticamente la natura del loro lavoro, poiché il 30% delle ore lavorative sarà automatizzato dall’IA generativa. “È importante notare che l’adozione dell’automazione non equivale all’eliminazione dei posti di lavoro – si legge nel rapporto – Molti lavori con alcuni compiti automatizzabili rimarranno, ma la natura quotidiana di ciò che le persone fanno e di come lo fanno cambierà“.

McKinsey stima che senza l’AI generativa le attuali tecnologie potrebbero automatizzare circa il 22% delle ore di lavoro dei dipendenti statunitensi. L’aumento al 30% può essere attribuito alla capacità di ChatGPT, Bard, DALL-E e altri strumenti, di svolgere compiti che richiedono una vera e propria competenza, persino una creatività che le tecnologie precedenti non potevano raggiungere. Gli avvocati, ad esempio, non dovranno più rivedere le leggi sui contratti, perché i modelli di linguaggio naturale potrebbero farlo per loro (a giugno la startup Casetext ha venduto l’AI legale a Thomson Reuters per 650 milioni di dollari). Oppure i grafici, che di solito hanno una laurea in belle arti oltre a un certo talento naturale, potrebbero scoprire che Midjourney e DALL-E possono ridurre il numero di bozze necessarie per un’illustrazione.

Il previsto rimpasto di 12 milioni di lavoratori, secondo McKinsey, offre ad alcuni l’opportunità di accedere a posti di lavoro più remunerativi. L’analisi di McKinsey calcola una perdita di 1,1 milioni di posti di lavoro da 38.200 dollari o meno, con un aumento di 3,8 milioni di quelli che offrono stipendi di 68.700 dollari all’anno. Questo non vuol dire che i lavoratori meno pagati non saranno pesantemente colpiti. Le persone che negli Stati Uniti guadagnano meno rispetto alla media – fino a 38.200 dollari annuali – hanno fino a 14 volte più probabilità di dover cambiare lavoro. Anche se il documento ammette che alcuni dei posti di lavoro meno retribuiti del Paese potrebbero non essere toccati perché per le aziende è più conveniente pagare salari estremamente bassi che installare un sistema di intelligenza artificiale per svolgere quei lavori.

L’articolo originale è su Fortune.com.

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