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L’inflazione giù al 5,9% a luglio ma le famiglie sono ancora sotto pressione

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L’andamento dell’inflazione in Italia continua a tenere in pugno le famiglie, mettendo a dura prova i bilanci domestici. Nonostante un leggero miglioramento, i consumatori faticano ancora a respirare. Secondo i dati dell’Istat, a luglio il tasso d’inflazione annuo si è attestato al 5,9%, in calo rispetto al 6,4% di giugno. Una variazione che, tuttavia, non è immediatamente percepibile dagli italiani, poiché i prezzi sono rimasti stabili su base mensile.

I prezzi dei beni alimentari e di articoli per la cura della casa e della persona mostrano segnali di rallentamento nella loro corsa al rialzo. Nonostante ciò, a luglio, su base annua, questi settori hanno registrato un aumento del 10,2%, rispetto al 10,5% di giugno. Tali incrementi, pur essendo leggermente contenuti, continuano a mettere sotto pressione i portafogli delle famiglie italiane.

Secondo l’Unione Nazionale Consumatori (UNC), i dati non soddisfano le aspettative delle associazioni dei consumatori. Nonostante il leggero miglioramento, si parla di un “calo con il misurino”, poiché i prezzi rimangono ancora molto alti, soprattutto per quanto riguarda il carrello della spesa. L’UNC stima che una coppia con due figli debba affrontare una spesa annuale aggiuntiva di 1.699 euro, di cui 864 euro solo per il cibo. Le famiglie più numerose, con oltre tre figli, devono fare i conti con un esborso che supera i 1.900 euro.

L’analisi dell’inflazione evidenzia una dinamica non uniforme su tutto il territorio nazionale. Alcune città, come Genova, Varese e Milano, mostrano un incremento dei prezzi e delle spese familiari superiore alla media italiana. In particolare, Genova registra un’inflazione dell’8,2%, seguita da Varese con un +6,5% e Milano con il 6,3%. Tali dati dimostrano che l’andamento dei prezzi non è omogeneo e che alcune aree sono più colpite di altre.

Per contrastare l’inflazione, il governo italiano ha siglato un protocollo anti-inflazione con organizzazioni della distribuzione, artigiani, cooperative e piccole e medie imprese. Tale accordo entrerà in vigore dall’1 ottobre al 31 dicembre e mira a stabilizzare l’inflazione attraverso una serie di interventi su prodotti di largo consumo.

Tuttavia, le reazioni alle misure proposte sono variegate. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sottolinea che c’è ancora molto da fare e richiama l’attenzione sulle aziende alimentari italiane che si rifiutano di ridurre i prezzi nonostante gli sforzi compiuti in altri paesi europei.

L’analisi sottolinea anche il ruolo del potere d’acquisto delle famiglie meno abbienti. Secondo Luigi Scordamaglia, presidente di Filiera Italia, è fondamentale intervenire in maniera strutturale sul cuneo fiscale per contrastare la riduzione del potere d’acquisto.

Infine, la questione energetica rimane una variabile incerta nell’equazione dell’inflazione. L’andamento dei prezzi dei beni energetici continua a influenzare la dinamica dell’inflazione complessiva. Gli esperti prevedono che questa variabile potrebbe continuare a esercitare un impatto significativo sull’inflazione nel 2023.

In un contesto estivo, inoltre, il caro-estate è un ulteriore ostacolo per le famiglie italiane. I rincari sui voli nazionali, sui traghetti, sugli alloggi e sui pacchetti vacanza pesano sui consumatori, mettendo a dura prova la loro capacità di pianificare e godersi le ferie. Le diverse città italiane mostrano una varietà di aumenti nei costi delle strutture ricettive, con Roma e Genova in testa alla classifica.

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