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Evergrande, perché il colosso cinese ha chiesto il fallimento

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Venti mesi dopo essere andata in default e aver scatenato una crisi immobiliare in Cina, il China Evergrande Group ha finalmente presentato istanza di fallimento. Il player immobiliare, insieme ad altre due unità aziendali correlate, ha chiesto giovedì a un tribunale di New York la protezione fallimentare del Capitolo 15.

Un passo necessario per ristrutturare i suoi 32 miliardi di dollari di debito estero, e alla fine tornare alle normali operazioni.

Il capitolo 15 consente alle società straniere di richiedere protezioni fallimentari statunitensi per procedimenti che si svolgono in gran parte all’estero. Se i tribunali approvassero il piano, i beni statunitensi della società cinese sarebbero protetti dai creditori che cercano di contestare la ristrutturazione.

Evergrande (nella foto EPA/WU HAO in evidenza il suo Mingdu housing complex a Pechino) ha dovuto presentare domanda per le protezioni del Capitolo 15 secondo la legge degli Stati Uniti, riferisce Reuters citando fonti anonime che hanno familiarità con l’argomento. A marzo, Evergrande ha annunciato un accordo che avrebbe offerto ai suoi creditori nuove obbligazioni a lungo termine o un mix di obbligazioni a breve termine e strumenti legati all’equity. Gli strumenti equity-linked sarebbero garantiti da azioni di Evergrande, o dei suoi servizi immobiliari e quelli relativi ai veicoli elettrici, quotati separatamente a Hong Kong.

Evergrande ha bisogno di tre quarti dei suoi creditori per approvare il piano di ristrutturazione, con audizioni che si terranno alla fine di questo mese a Hong Kong, nelle Isole Vergini britanniche e nelle Isole Cayman.

Ottenere tale accordo dai creditori è fondamentale. Evergrande deve già affrontare diverse cause legali. Tra queste, una petizione per la liquidazione a Hong Kong che, in caso di successo, liquiderebbe immediatamente le attività della società.

L’udienza per quella petizione è prevista per il 30 ottobre, dopo i risultati dei negoziati di ristrutturazione di Evergrande. Evergrande non ha risposto alla richiesta di commento di Fortune. Anche gli avvocati fallimentari dello sviluppatore non hanno risposto a una richiesta di commento (fatta al di fuori dell’orario di lavoro degli Stati Uniti).

Evergrande e la crisi immobiliare cinese

Evergrande è inadempiente sul suo debito offshore dal dicembre 2021, e ha scatenato una crisi di liquidità in tutto il settore immobiliare cinese.

L’incertezza ha trascinato verso il basso i prezzi delle case, il che ha messo ulteriore pressione sugli sviluppatori in difficoltà, mettendoli anche a rischio di default. Da allora diversi altri attori privati sono andati in default. Rentemente tra le aziende di sviluppo immobiliare ad essere sotto pressione è Country Garden, che non ha pagato degli interessi la scorsa settimana e ora avverte di una possibile perdita di 7,6 mld di dollari nella prima metà dell’anno.

Evergrande ha perso un totale di 81 mld di dollari nel 2021 e nel 2022; ha riportato 340 mld di dollari di passività, inclusi 85 mld di prestiti a breve termine, alla fine del 2022. Evergrande ha presentato entrambi i suoi documenti, relativi a 2021 e 2022, a luglio, prima delle sue audizioni di ristrutturazione del debito.

Il contagio potrebbe presto diffondersi ad altri settori dell’economia, incluso il settore bancario cinese, che vale 3 trilioni di dollari. Zhongzhi Enterprise Group, una “banca ombra” con 138 mld di dollari di asset in gestione, ha perso diversi pagamenti e secondo quanto riferito è in procinto di ristrutturare il suo debito.

I prezzi delle case hanno continuato a calare a luglio, scendendo dello 0,2% rispetto a giugno, secondo le statistiche ufficiali. Alcuni dati suggeriscono cali ancora maggiori di almeno il 15% nelle principali città come Shanghai, riporta Bloomberg.

Anche le aziende di sviluppo immobiliare statale stanno iniziando a sentire la crisi. Diciotto aziende statali hanno avvertito di perdite nella prima metà dell’anno, secondo un  conteggio di Bloomberg, rispetto alle 11 dell’anno scorso e solo quattro dell’anno precedente.

La crisi immobiliare sta pesando sull’economia cinese che cerca di riprendersi dalla pandemia di Covid. Il paese soffre sia della bassa fiducia dei consumatori che dell’elevata disoccupazione giovanile, entrambe statistiche che Pechino ora sceglie di non pubblicare.

 

L’articolo originale è su Fortune.com

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