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Tasso di insolvenza in crescita al 3,75% in Europa, l’analisi di Standard & Poor’s

Il panorama economico europeo sta affrontando sfide significative nel settore delle aziende con rating ‘speculative grade’, spingendo a riflettere sulle possibili conseguenze e strategie per affrontare tali problematiche. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha recentemente sottolineato che il tasso di insolvenza di queste società, con rating da ‘Bb’ in giù, potrebbe subire un aumento sostanziale nei prossimi anni.

Secondo quanto affermato da Standard & Poor’s, il tasso di insolvenza delle società con rating ‘speculative grade’ potrebbe passare dal 3% registrato a giugno 2023 al 3,75% entro giugno 2024. Nonostante le revisioni positive alle previsioni economiche globali avvenute a marzo, l’agenzia rileva che il peso dei tassi d’interesse in crescita continua ad aumentare.

Gli analisti di S&P indicano che, nonostante la prospettiva di evitare una recessione, la crescita economica rimane stagnante e gli interessi pagati per cassa sono cresciuti del 15% nell’ultimo anno nel secondo trimestre. Il “rischio primario” che molte società europee affrontano è quello di riuscire a onorare il proprio debito.

Nel caso si verificassero scenari pessimistici, come un rallentamento prolungato della crescita o una recessione, il tasso di default potrebbe arrivare al 5,5%, con 41 stati di insolvenza. Le proiezioni variano in base agli scenari: quello base prevede il 3,75% di insolvenza con 28 stati coinvolti, mentre quello più ottimistico (1,75% delle società con rating inferiore a ‘Bb’) ne prevede solo 13.

Il peggioramento delle condizioni potrebbe verificarsi se l’inflazione di fondo rimanesse elevata e le banche centrali fossero costrette ad aumentare ulteriormente i tassi di interesse. Tuttavia, Standard & Poor’s rileva che molte aziende hanno ancora la possibilità di utilizzare saldi di cassa elevati o liberare liquidità attraverso varie misure come tagli alle spese o riacquisti di azioni.

La situazione varia in base ai settori: le aziende deboli che operano nei settori dei beni di consumo, della ristorazione, dei media e dell’intrattenimento potrebbero contribuire maggiormente alle insolvenze future. Per queste aziende, la capacità dei consumatori di sostenere la domanda nonostante l’inflazione rappresenta un punto cruciale.

Inoltre, tra le aziende con merito di credito più basso, oltre la metà appartiene a settori legati alla domanda dei consumatori e dei beni strumentali. Nel periodo più critico della pandemia, alla fine del 2020, le insolvenze raggiunsero il 50% delle aziende con rating inferiore a ‘Ccc’. Il settore dei beni strumentali, in particolare, potrebbe affrontare ulteriori difficoltà a causa del rallentamento economico in Cina e delle tensioni commerciali con l’Occidente.

In conclusione, l’analisi di Standard & Poor’s rivela un quadro complesso per le società europee con rating ‘speculative grade’. L’evoluzione dell’insolvenza e i rischi connessi richiedono una vigilanza costante e la ricerca di strategie innovative per affrontare le sfide e garantire la resilienza delle imprese in un contesto economico mutevole.

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