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Digital divide, Biden stanzia 42 mld di dollari ma bisogna cambiare le regole di accesso

Venticinque anni fa, quando ero a capo del Ntia (National Telecommunications and Information Administration) ho identificato quello che è ora noto come ‘digital divide‘ nel corso di una ricerca condotta con i colleghi sulle differenze di accesso a Internet da parte dei ricchi e dei poveri. Non avremmo mai immaginato, allora, che il governo degli Stati Uniti avrebbe un giorno stanziato 42 mld di dollari per chiudere quel divario. Oggi, trent’anni dopo l’avvento di Internet, l’amministrazione Biden ed il Congresso hanno fornito l’attenzione e i fondi per consentire a ogni americano di accedere alla Rete. C’è però il rischio che questa straordinaria occasione vada sprecata.

Stiamo lavorando per garantire l’ accesso alla rete a tutti, per dare a ogni bambino le stesse possibilità e garantire alle aziende la connettività utile al loro business. Quando abbiamo sentito di questo programma, abbiamo pensato che fosse la risposta che cercavamo da tempo. Ma più cose leggiamo a riguardo, più ci sembra che le regole di accesso ci impediranno di usufruirne”, dice Ambrosio Hernandez, il sindaco di Pharr, piccola città al confine con il Texas meridionale, uno dei luoghi che più ha risentito dell’assenza di connettività durante la pandemia. La città si trova nella contea di Hidalgo, una regione estremamente povera, abitata da oltre il 90% di popolazione di origine messicana e dove quasi la metà delle famiglie non ha un abbonamento internet. Proprio il tipo di comunità che l’iniziativa di Biden vorrebbe aiutare

E’ necessario correggere in corso d’opera il programma Bead (Broadband Equity Access and Deployment Program), il rischio altrimenti sarebbe quello di trasformare questo investimento record in una opportunità sprecata.

Per accedere alla sovvenzione Bead è necessario presentare una lettera di credito. In risposta alle regole vigenti, infatti, se un provider richiede una sovvenzione per attivare la connessione di comunità poco servite deve realizzare un deposito bancario pari al 25% del totale dell’investimento stimato, denaro a garanzia che non potrà essere prelevato se non al termine dell’intervento. E a questo si aggiunge un ulteriore 25% come ‘ requisito di corrispondenza minimo’, sempre finalizzato alla realizzazione del progetto ovvero alla quota capitale che l’investitore deve spendere di suo per realizzare gli impianti. I beneficiari del Bead dovrebbero quindi, applicando le due regole, affrontare investimenti preventivi di milioni di dollari per avere accesso ai finanziamenti dello Zio Sam, che arriveranno però solo in un secondo momento.

L’analisi della Connect Humanity stima in modo approssimativo che un provider che chiede un finanziamento di 7,5mln di dollari – su un investimento complessivo di 10mln – dovrebbe anticipare 4,6mln di dollari, pari a 0,61 centesimi per ogni dollaro richiesto al Bead. Per le grandi aziende e le comunità molto popolose questi costi non rappresentano un problema. Ma sapete chi non può far fronte a questi costi anticipati? Proprio le migliaia di piccoli operatori, fornitori locali e reti di connessione gestite dalle città, che sono quelle che meglio conoscono le comunità di riferimento e i bisogni dei residenti.

L’assioma del buon governo dice che le persone vicine al problema possono trovare la miglior soluzione. Ma invece di lasciare che siano i fornitori locali ad agire l’innovazione, le regole connesse al Bead rischiano di escludere proprio la maggior parte dei soggetti che potrebbero rivelarsi efficaci nel risolvere il problema del digital divide. Con il rischio di rallentare l’espansione della banda larga, e la conseguenza che le comunità americane più emarginate dovranno attendere un’altra generazione per beneficiare della rivoluzione digitale.  L’Ntia ritiene che la lettera di credito sia a tutela dei contribuenti, ma nei fatti si sta rivelando uno strumento errato, e per quanto ne so non era mai stato usato prima né dal Ntia né da altre agenzie governative.

A conferma di quello che dico c’è un appello firmato da 300 fra esperti di banda larga, fornitori di servizi internet, associazioni no profit, enti di finanziamento, comunità rurali e biblioteche, e indirizzata a Alan Davidson, che guida la Ntia, e al segretario del commercio, Gina Raimondo, esortandoli a considerare delle soluzioni alternativeE’ un suggerimento sensato: ci sono infatti altri strumenti collaudati che possono garantire i rimborsi degli investimenti pubblici, garantendo la possibilità di investire i Bead dollars nei fornitori più radicati nel territorio.

Nel 1930 il Rural elecrification act estese l’elettricità all’America delle campagne, investendo fondi direttamente nelle comunità interessate. Biden si è impegnato ad avviare lo stesso processo che Roosvelt ha realizzato riguardo all’energia elettrica, e può riuscirci, ma solo se, come allora, riuscirà a coinvolgere i fornitori che possono effettivamente realizzare il lavoro nei luoghi deputati.  Non c’è niente di più tremendo delle speranze infrante. Ma io, al pari dei 300 leader che hanno sottoscritto l’appello, nutro ancora la speranza che la norma verrà rivista e che questo programma eccezionale possa raggiungere anche piccole cittadine come quella di Pharr. Migliaia di comunità stanno aspettando da trent’anni questo momento, non ritardiamo il loro accesso alla rete a causa di un inutile cavillo burocratico.

 

*Larry Irving è stato Assistente Segretario del Commercio per le Comunicazioni e l’Informazione (Ntia) durante l’Amministrazione Clinton. È presidente del Gruppo Irving ed è il presidente del Consiglio uscente di Connect Humanity.

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