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Fondazioni per lo sviluppo sostenibile

In un momento di grandi trasformazioni, in cui possiamo contare su una serie di misure per il rilancio del Paese, è necessario creare una fitta rete di alleanze tra tutti gli anelli pubblici e privati in possesso di competenze e know-how per garantire la piena realizzazione degli investimenti.

In tal senso, è opportuno riconoscere come la funzione, storicamente cruciale, di fondazioni ed enti filantropici per la crescita della finanza ad impatto sia diventata ancor più strategica.

Vista la necessità di garantire il passaggio ad uno sviluppo che sia realmente sostenibile, inclusivo e innovativo, il ruolo di queste realtà si sta rafforzando soprattutto in considerazione delle logiche peculiari che guidano le loro scelte rispetto a quelle della finanza tradizionale.

Questi enti sono infatti attori fondamentali per la promozione dell’innovazione sociale, attraverso risorse, expertise e funzioni che, legate ad una conoscenza profonda dei territori di riferimento, possono sostenere attivamente il rilancio del Paese.

Per valutare l’impatto di queste realtà sul nostro contesto produttivo, bisogna sottolineare anzitutto come esse possiedano per loro natura almeno tre elementi chiave che ne segnano dei veri punti di forza.

I primi due aspetti riguardano la solidità patrimoniale e l’expertise tecnica che proviene dai mondi da cui originano: aspetti che possono garantire un’efficiente ed efficace gestione delle risorse e una valutazione attenta dei progetti da finanziare. La terza caratteristica è la loro presenza radicata e l’ambito d’azione fortemente territoriale, che permette di adattare e mettere a terra le attività in modo ponderato rispetto alle singole esigenze e agli specifici punti di forza.

Pensiamo, ad esempio, al supporto ai soggetti coinvolti nei processi di attuazione del Pnrr o alla promozione di partenariati per facilitare la co-progettazione di iniziative allargate e a rete.  Le Fondazioni agiscono come promotori capillari di una cultura improntata alle nuove direttrici di crescita che si vanno via via evolvendo: educazione finanziaria, percorsi di reskilling ed upskilling, formazione aziendale, sono solo alcune delle azioni che possono garantire all’Italia di tenere il passo, e anzi accelerarlo. E il coordinamento di tali azioni può generare progettualità su larga scala con focus specifici. Al giorno d’oggi ci è richiesto lo sforzo di implementare professionalità e competenze in grado di ragionare trasversalmente su priorità ed ambiti diversi.

In questa prospettiva, il Terzo Settore può attivamente contribuire a promuovere il progresso, la cultura e l’inclusione, in qualità di ponte tra settore finanziario, mondo pubblico, aziende, corpi intermedi, comunità e interi territori. È dunque necessario assicurare un’integrazione tra tutti gli attori coinvolti per agevolare lo scambio di buone pratiche, la progettazione partecipata, l’implementazione degli investimenti. Ciò potrà avvenire attraverso una programmazione congiunta che dia vita ad una collaborazione strutturata, come nel caso del partenariato pubblico privato, con percorsi che vedano una semplificazione delle procedure amministrative e burocratiche, troppo spesso di ostacolo alla creazione di alleanze virtuose.

Soltanto attraverso il coinvolgimento delle parti sociali e l’effettiva attuazione di modelli di amministrazione condivisa sarà possibile pianificare e realizzare interventi efficaci partendo dalle reali esigenze territoriali ed evitando inutili dispendi di risorse.

 

* Managing director Futuritaly e curatrice della rubrica ‘Il Valore delle Competenze’

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