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Rapporto Cgia, la mala burocrazia in Italia ci costa 184 miliardi di euro all’anno

tasse giustizia tributaria

L’incidenza della burocrazia sulla vita quotidiana in Italia è un problema ben noto, ma un recente studio ha rivelato l’impatto economico devastante che essa ha sul paese. Secondo una ricerca condotta dalla Cgia, la cattiva gestione burocratica nel settore pubblico provoca un danno economico ai contribuenti italiani stimato intorno ai 184 miliardi di euro l’anno. Questo importo supera di gran lunga la dimensione dell’evasione tributaria presente nel paese, che secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), è di 84,4 miliardi di euro.

La Cgia ha identificato alcune delle principali criticità associate alla pubblica amministrazione in Italia:

  1. Costo delle Imprese: Le imprese italiane sostengono un costo annuo di 57,2 miliardi di euro solo per gestire i loro rapporti con la burocrazia. Questo è un onere significativo che pesa sulle aziende.
  2. Debiti verso i Fornitori: I debiti della pubblica amministrazione verso i fornitori ammontano a 49,6 miliardi di euro, secondo i dati di Eurostat. Questo rallenta il flusso finanziario e può creare difficoltà per le imprese.
  3. Lentezza della Giustizia: La giustizia lenta costa all’Italia ben 2 punti di PIL all’anno, equivalenti a 40 miliardi di euro, secondo il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Questo è un altro problema significativo da affrontare.
  4. Inefficienze nella Sanità: Le inefficienze e gli sprechi nel settore sanitario comportano un costo annuo di 24,7 miliardi di euro, secondo l’istituto di ricerca Gimbe. Questo impatta direttamente sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
  5. Trasporto Pubblico Locale: Gli sprechi e le inefficienze nel trasporto pubblico locale rappresentano una spesa aggiuntiva di 12,5 miliardi di euro all’anno, come riportato dal The European House Ambrosetti in collaborazione con le Ferrovie dello Stato. Questo influenza la mobilità dei cittadini.

Per quanto riguarda l’evasione tributaria, spesso ci si basa sui dati del Mef, che stimano un tax gap di 84,4 miliardi di euro nelle entrate tributarie (media del periodo 2018-2020). L’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, in particolare quella derivante dal lavoro autonomo, risulta essere la più evasa, con un gap di 31,2 miliardi di euro, corrispondente a una percentuale di evasione stabile intorno al 70%. Questo significa che quasi il 70% dell’Irpef dovuta dai lavoratori autonomi non viene versato alle autorità fiscali.

Tuttavia, la Cgia considera questo dato “inattendibile” e sottolinea che, in media, i lavoratori autonomi del Nord Italia dichiarano circa 33.000 euro lordi all’anno nell’anno di imposta 2021. Se si seguisse il calcolo del Mef, queste attività dovrebbero dichiarare circa il 70% in più, ovvero quasi 76.000 euro all’anno.

Questi dati mettono in luce l’urgente necessità di affrontare il problema della burocrazia e dell’evasione fiscale in Italia. Una maggiore efficienza e una riforma della pubblica amministrazione potrebbero contribuire a liberare risorse significative per lo sviluppo del paese e il benessere dei cittadini.

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