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Elis, Roberto Tomasi (Autostrade per l’Italia): la missione è riconnettere il mondo della scuola e del lavoro

Lavorare con determinazione al progetto Distretto Italia. Creare un solido collegamento tra il mondo dell’industria e la scuola. Valorizzare la qualità del lavoro. Pensare alla bellezza dei luoghi di lavoro, con l’obiettivo di far comprendere ai giovani come si generi valore e ricchezza all’interno del Sistema Paese. È stata questa la sfida che ha caratterizzato la presidenza di Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, nella sua veste di presidente del Consorzio Elis.

È da poco terminato il suo mandato come presidente del Consorzio Elis, qual è il suo bilancio?

È un bilancio decisamente positivo. Il progetto Distretto Italia parte dall’esigenza – non più rimandabile – di riconnettere mondo produttivo e mondo della scuola. Un percorso avviato negli ultimi anni anche nell’ambito del nostro Gruppo, a partire dalla messa a terra del piano industriale, in seno a una politica caratterizzata dalla produzione delle competenze grazie alla creazione di una rete di sinergie virtuose tra imprese, istituzioni, istituti scolastici e università.

Con il progetto costruito in Elis, si compie un ulteriore passo in avanti in questo senso. Si tratta infatti di un’iniziativa a lungo termine che, forte dell’alleanza delle grandi imprese del nostro Paese, affronta temi di stretta attualità sul piano occupazionale e industriale, mappando la domanda del mercato del lavoro e attivandosi per formare un bacino di risorse e saperi da cui le aziende possano attingere. Abbiamo dato vita a un sistema per produrre lavoro e competenze del futuro, indirizzando i giovani su itinerari di formazione concreti e rispondenti alla domanda che viene dal tessuto produttivo. Si tratta di un primo importante passo, un percorso da portare avanti con determinazione.

Che obiettivi vi siete dati con Distretto Italia?

Partiamo dal presupposto che le aziende debbano rivestire un ruolo attivo nell’orientamento dei giovani, indirizzandoli verso quei mestieri e quelle competenze richieste a livello nazionale e accompagnandoli nei diversi percorsi formativi. I giovani devono essere messi nelle condizioni di conoscere e scoprire quale sia la loro vocazione.

Quali sono i settori in cui ad oggi è maggiore la carenza di figure professionali?

Dallo studio che abbiamo svolto nel centro studi di “Distretto Italia” è emerso che ogni settore preso in esame ha una specifica mancanza di professionalità. Parlando di quello a me più vicino, le infrastrutture, emerge una forte richiesta di figure operative (come i responsabili di cantiere, giuntisti, carpentieri, conducenti di mezzi, manovali esperti di infrastrutture sostenibili), ma anche di figure Stem. Allargando lo sguardo, si riscontra una massiccia ricerca di “mestieri”, come quelli degli addetti di posa dei cavi in fibra ottica per il settore telecomunicazioni o tecnici programmatori software e consulenti Ict nel mondo della meccanica, elettronica e meccatronica.

A sei mesi dall’avvio ufficiale del progetto, cosa avete già realizzato?

Siamo partiti con le prime ‘scuole dei mestieri’, che rispondono al fabbisogno di competenze del comparto produttivo e industriale nazionale con corsi di formazione e inserimento lavorativo. È inoltre in corso un dialogo con le istituzioni per attivare programmi di orientamento diffusi su base territoriale, in collaborazione con scuole, università e aziende. Sempre sul fronte dell’orientamento, si avvierà una campagna di informazione rivolta ai giovani studenti e alle loro famiglie, oltre a un programma di formazione degli orientatori che operano nel sistema scolastico. Tutti processi concreti che rispondono a una domanda crescente di profili specializzati.

Distretto Italia si propone di affrontare un problema in apparenza perfino paradossale. Da una parte le aziende cercano persone e non le trovano, dall’altra molti giovani pensano di non avere nessuna opportunità da cogliere per il loro futuro professionale. Occuparvi del problema vi ha aiutato anche a capirne le cause?

Esiste un pregiudizio diffuso tra giovani e famiglie nei confronti delle professioni pratiche, per questo è importante riscoprire il valore di questi mestieri. È indubbio che i ragazzi oggi prediligano un percorso di studi che passi dai licei per proseguire verso la sfera universitaria, ma è anche vero che i dati dimostrano che l’Italia ha un tasso di laureati molto basso. Questo anche perché manca una fase di orientamento e di scoperta del proprio “progetto personale”. Non c’è una vocazione professionale uguale per tutti e non c’è un percorso che preveda necessariamente il passaggio dal liceo all’università.

Il progetto raccoglie più di 50 aziende e una rete di centri di formazione in Italia. Sia che si parli di orientamento che di formazione professionale, il rapporto tra scuola e mondo del lavoro viene giudicato spesso insufficiente. Visto dal punto di vista delle aziende, dove sono le criticità e qual è il contributo che il mondo produttivo può dare alla loro soluzione?

Il mondo industriale deve essere da una parte strettamente legato al territorio, dall’altro essere punto di riferimento nelle scuole per far conoscere ai più giovani nuovi e vecchi mestieri. Un sistema costruito sul dialogo tra imprese, istituzioni, scuole e università, con lo scopo di realizzare un progetto strutturale che affronti i problemi di oggi e che costruisca le soluzioni per il domani. “Distretto Italia” punta a contrastare il fenomeno dei neet, tre milioni di persone nel nostro Paese che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione.

Distretto Italia continua oltre la scadenza del suo mandato come presidente del Consorzio. Quali sono i prossimi obiettivi che volete raggiungere?

Nei prossimi mesi continueremo a lavorare affinché “Distretto Italia” diventi una realtà sempre più concreta e presente nel Paese, capace di incidere sui livelli occupazionali. Per far questo, aumenteremo il numero di ‘scuole dei mestieri’ e aiuteremo la scuola nella formazione dei docenti, cercando di raggiungere i più giovani per far scoprire i loro talenti. È bello vedere come tante persone di aziende diverse stiano lavorando per creare insieme valore per la società. Oggi questo impegno si traduce concretamente in circa 3000 candidature, l’avvio di 26 corsi, la formazione di 140 persone, 100 nuovi occupati… si tratta di piccoli numeri che ci fanno ben sperare. Puntiamo ad una platea ben più ampia, per far sì che questa iniziativa possa davvero incidere sul panorama nazionale, creando occupazione, competenze e supportando la realizzazione dei grandi progetti nella pancia del Paese pronti per essere realizzati, verso una nuova stagione di sviluppo che garantisca ai nostri giovani un futuro a partire da solide basi e grandi aspettative.

 

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