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Social Football Summit, il calcio del futuro è qui

Presidenti di club, dirigenti e decision maker si ritroveranno allo stadio Olimpico di Roma il 21 e il 22 novembre per la sesta edizione del Social Football Summit, il primo evento italiano dedicato alla football industry.

Nato nel 2018, il summit è diventato negli anni un prezioso momento di condivisione, networking e formazione che mette insieme le figure chiave del settore, favorendo la condivisione di know-how, idee e opportunità di business.

Nato da un’intuizione di Gianfilippo Valentini, amministratore unico della digital company Go Project, il summit vedrà un centinaio di speaker internazionali confrontarsi e condividere strategie e iniziative, con un obiettivo ambizioso: fare dell’industria del calcio un settore sempre più innovativo, sostenibile e inclusivo.

 

Valentini, ci racconta come le è venuta l’idea del Social Football Summit?

Avevamo creato un algoritmo che assegnava un valore agli account social delle squadre. L’idea del Social Football Summit nasce nel 2017 per valorizzare questo progetto. Con la seconda edizione ci siamo spostati allo stadio Olimpico ed è stato un grande successo. A quel punto abbiamo capito che il summit aveva le carte in regola per diventare un progetto partecipato e duraturo. Rappresentanti dei club e stakeholder vengono da noi per fare networking, condividere conoscenze, affrontare temi come sostenibilità, finanza, marketing e comunicazione.

Quali sono le principali novità della sesta edizione?

Quest’anno abbiamo cambiato approccio. La manifestazione proseguirà per tutto l’anno e non sarà più limitata alle due giornate principali. Un format nuovo con eventi a Riyad, Dubai, Madrid, oltre a quelli di Londra e Milano, per accrescere l’appeal del summit a livello internazionale. La seconda grande novità è il manifesto del Social Football Summit, che chiarisce gli obiettivi fondamentali del summit: innovazione, sostenibilità, inclusione e condivisione di conoscenze. Offriremo ai partecipanti anche dei momenti di formazione con figure autorevoli del settore, fra cui delle masterclass negli spogliatoi dell’Olimpico, un momento molto suggestivo.

Quali saranno gli speaker che animeranno l’evento?

Il summit potrà contare su un nutrito numero di speaker molto autorevoli. Avremo le principali istituzioni sportive nazionali e internazionali: dall’Ad della Lega Serie A Luigi De Siervo al presidente del Coni Giovanni Malagò, ai rappresentati dell’Uefa, fra cui Michele Uva, e della Fifa. Saranno con noi i dirigenti di tutte le squadre di Serie A e Serie B, la responsabile della sostenibilità dell’ECA Gaia Pretner e i presidenti di molti club europei e internazionali.

Durante il summit è prevista anche una startup competition.

La startup competition punta a scovare dei progetti che portino innovazione nel settore. L’innovazione è uno dei driver fondamentali del nostro evento e con le startup riusciamo a valorizzare il lavoro di giovani ingegneri, informatici o semplici ragazzi con idee brillanti. La competition non guarda solo all’innovazione di prodotto, ma anche all’innovazione di processo. Vogliamo favorire l’incontro tra i decisori del mondo del calcio e chi produce innovazione. Anche il Social Football Summit nacque da una startup, Social Media Soccer, nel 2017.

Parliamo di inclusività. In Italia assistiamo ancora a episodi di discriminazione razziale, territoriale, di genere. Come si eradicano certi comportamenti?

Le istituzioni dovrebbero approntare regole certe e punizioni severe. Il problema però non si risolve solo con le sanzioni. Bisogna lavorare molto sull’educazione nelle scuole e anche con le stesse tifoserie, che non hanno ancora piena consapevolezza dei danni che arrecano alla loro squadra con questi atteggiamenti. Il nostro manifesto dichiara l’inclusività come valore fondamentale del calcio e dello sport. Tutti devono poter accedere allo sport come momento di condivisione, senza barriere linguistiche, sociali, religiose.

Quali sono le professioni del futuro legate al mondo del calcio?

I club sono diventati organizzazioni importanti con divisioni che si occupano di It, social media, comunicazione. Una delle nuove figure professionali è quella del content creator. Oggi possiamo diffondere contenuti esclusivi, come un allenamento, che anni fa nessuno avrebbe mai pensato di filmare. E poi ci sono i dati. I club si servono dei match analyst e con intelligenza artificiale e big data è possibile fare analisi predittive sullo stato di salute e sui rischi di infortunio di un calciatore. Ma le nuove professioni vanno riconosciute e regolamentate dal punto di vista normativo. Penso, ad esempio, ai giocatori degli eSport.

E poi c’è la sostenibilità, non solo ambientale ma anche declinata dal punto di vista economico e finanziario. A che punto siamo?

La Uefa ha scelto la Serie A per un progetto pilota sulla sostenibilità. Dal prossimo anno, inoltre, ogni club dovrà dotarsi di un sustainability manager. Oggi la sostenibilità è anche un asset importante nella ricerca di partnership con grandi aziende, che sempre più spesso non firmano contratti di sponsorizzazione se i criteri di sostenibilità non sono rispettati. In Italia abbiamo intrapreso un percorso che è ancora molto lungo, ma il fatto che se ne cominci a parlare in modo convinto mi fa ben sperare per il futuro.

 

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