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Chi è Augusto Barbera, nuovo presidente della Corte costituzionale

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È Augusto Barbera il nuovo presidente della Corte costituzionale. Guiderà la Consulta per un anno fino a fine mandato, come la presidente precedente, Silvana Sciarra, prima giudice donna eletta dal Parlamento. Già da un mese, cioè dalla fine del mandato di Sciarra, era presidente facente funzioni della Corte.

Il nuovo presidente, ex Pci e Pds, fa parte della Consulta ormai da 8 anni: è stato scelto dal Parlamento, su indicazione del Pd, nel 2015.

Il neopresidente Barbera, eletto all’unanimità, rimarrà in carica fino al 21 dicembre 2024 quando scadrà il mandato di nove anni di giudice costituzionale.

Barbera ha già nominato i suoi vicepresidenti: i giudici Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso. La Consulta, intanto, attende l’indicazione di un nuovo giudice da parte del Parlamento.

Chi è Augusto Barbera

Barbera, siciliano di 85 anni nato ad Aidone in provincia di Enna, è professore emerito di diritto costituzionale all’Università di Bologna, ma alle spalle anche una lunga carriera parlamentare: Barbera è stato a Montecitorio fra il 1976 e il 1994, prima con il Pci e poi con il Pds.

È stato anche ministro, anche se brevemente. Nominato al ministero per i Rapporti con il Parlamento nel governo Ciampi, si dimise con altri tre esponenti della sinistra poche ore dopo il giuramento. La causa fu il no della Camera all’autorizzazione a procedere per Bettino Craxi.

Tra i padri del maggioritario

Dal 1987 al 1992 Augusto Barbera è stato presidente della commissione parlamentare per le questioni regionali; dal 1983 al 1985 componente della Commissione bicamerale per le riforme costituzionali (Commissione Bozzi); dal 1992 vicepresidente della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali (Commissione De Mita-Iotti).

Negli anni Novanta Barbera è stato fra i padri del maggioritario, promotore dei referendum elettorali del 1991, del 1993 e del 1999. Ha anche fatto parte della Commissione dei saggi del 2013 per la revisione della Costituzione, e sicuramente non ha mai disdegnato la possibilità di riforme.

Barbera arriva alla presidenza della Consulta in un momento politico delicato, durante il quale a Montecitorio si discute l’elezione diretta del premier voluta dal Governo Meloni. Come potrebbe muoversi la Consulta? Sul tema il neo presidente non ha parlato, durante la conferenza stampa successiva all’annuncio della nomina. Conferenza in cui ha però espresso l’auspicio che le riforme costituzionali passino da una maggioranza più larga dei due terzi. In merito alla nomina del giudice ‘mancante’ della Corte in Parlamento, Barbera ha anche ricordato che non è possibile una “occupazione” della Consulta da parte della maggioranza, e che il candidato scelto dalla maggioranza dovrà avere l’appoggio anche di altre forze politiche.

Da Barbera è anche arrivato un primo monito sui lavori parlamentari, con parole decise in risposta alle domande di alcuni giornalisti: la richiesta del voto di fiducia è “espressione di una debolezza della maggioranza”, ha detto. I maxiemendamenti secondo Barbera sono “obbrobriosi, raccolgono una serie di istanze e interessi che i parlamentari non riescono neanche a conoscere e su cui si chiede il voto di fiducia” e questo creerebbe dei problemi. Barbera precisa di non volere condannare i maxiemendamenti, perché in assenza di altre regole diventa inevitabile utilizzarli, ma l’auspicio è che abbiano più spazio gli “emendamenti dei parlamentari”.

Il monito del nuovo presidente della Consulta? Bisogna stare attenti a non trasformare “espressioni di debolezza” dei governi in “espressioni di prevaricazioni”.

 

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