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Le imprese tra attese negative ed export in calo. I dati Istat e Banca d’Italia

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Mentre le prospettive delle imprese italiane rimangono fosche anche per l’inizio del 2024 (secondo i sondaggi di Banca d’Italia) l’Istat ricorda come a soffrire nel 2023 sia stata la capacità italiana di fare export. Le esportazioni italiane infatti flettono a novembre, sia rispetto ad ottobre che a un anno prima. Nel secondo caso, da tenere sotto controllo è la situazione Ue, dove il dato sulle esportazioni è particolarmente negativo.

Nei primi undici mesi del 2023, il saldo commerciale è positivo per 28,9 miliardi (era -34,7 miliardi nello stesso periodo del 2022). Il deficit energetico (-4.850 milioni) è in forte riduzione rispetto all’anno precedente (-8.400 milioni).

Export, il calo secondo l’Istat

La riduzione su base mensile dell’export a novembre riguarda le aree Ue ed extra-Ue e quasi tutti i raggruppamenti principali di industrie, “è per metà spiegata dalla contrazione delle vendite di beni intermedi”, spiega l’istituto.

Se tra settembre e novembre il dato non è in peggioramento significativo, la situazione cambia sul dato annuale. In questo caso l’export flette sia in valore sia in volume, e “la flessione investe in misura più intensa l’area Ue e coinvolge tutti i principali settori, a eccezione di autoveicoli, macchinari e alimentari”.

A novembre 2023, l’export si riduce su base annua del 4,4% in termini monetari (da +3,1% di ottobre) e del 6,4% in volume. La flessione dell’export in valore è più ampia per i mercati Ue (-5,4%) rispetto a quelli extra-UE (-3,4%).

I Paesi in cui esportiamo: il confronto in un anno secondo i dati Istat

Dove e cosa esportiamo

Tra i settori che contribuiscono in misura maggiore ci sono metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-16%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-23%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-22,5%) e sostanze e prodotti chimici (-7,4%). Crescono su base annua le esportazioni di macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+5,1%), autoveicoli (+16,6%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+3,9%).

Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori alla flessione dell’export nazionale sono: Svizzera (-23,7%), Regno Unito (-19,8%), Germania (-6,4%), Belgio (-13,7%) e Francia (-4,4%). Crescono le esportazioni verso Stati Uniti (+5,0%), paesi OPEC (+5,6%), Turchia (+7,8%) e Cina (+5,8%).

I dati sull’import

Intanto l’import mostra una lieve attenuazione della dinamica negativa in atto da marzo 2023. I prezzi delle importazioni registrano un nuovo aumento congiunturale, per quanto contenuto, “e un ulteriore ridimensionamento della flessione tendenziale, cui contribuisce soprattutto il rialzo dei prezzi di alcuni prodotti energetici nell’area non euro (gas naturale)”. L’import registra una flessione tendenziale dell’8,9% in valore, sintesi di un’ampia contrazione per l’area extra Ue (-20,7%) e di un contenuto aumento per quella Ue (+1,3%); in volume, la riduzione è molto contenuta (-0,2%).

Nel mese di novembre 2023 i prezzi all’importazione aumentano dello 0,3% su base mensile e diminuiscono del 9,4% su base annua (era -10,2% a ottobre).

2024, cosa si aspettano le imprese secondo Banca d’Italia

Quella condotta tra il 22 novembre e il 14 dicembre del 2023 da Banca d’Italia è un’indagine tra le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti. L’indagine è incentrata sulle valutazioni sulla situazione economica generale del Paese e le attese sulle condizioni operative nei prossimi tre mesi.

Entrambe le valutazioni “restano nel complesso sfavorevoli, sebbene in miglioramento rispetto alla rilevazione precedente”, spiega via Nazionale. “Al lieve recupero dei giudizi hanno contribuito una moderata ripresa della domanda interna e condizioni per investire meno negative soprattutto nei servizi, che si accompagnano alla tenuta della spesa attesa per investimenti”.

Nello scorcio dell’anno si è attenuato il peggioramento dei giudizi sull’accesso al credito per tutti i settori e nove imprese su dieci dichiarano almeno sufficienti le proprie condizioni di liquidità. Per il primo trimestre del 2024 le imprese prevedono un proseguimento dell’espansione dell’occupazione.

Istat, mezzo milione di occupati in più in un anno. Disoccupazione al 7,5%

Nonostante questo, “la percentuale di imprese che ritiene nulla o bassa la probabilità di un miglioramento della situazione economica generale nei successivi tre mesi resta ampiamente maggioritaria e su livelli pressoché invariati rispetto al trimestre precedente”, dice Banca d’Italia. È diminuita però la quota di imprese più pessimiste, al 29%, dal 37 della scorsa rilevazione.

Banca d’Italia, le indicazioni delle imprese sull’inflazione

Secondo le aziende intervistate da Banca d’Italia la dinamica dei prezzi praticati dalle aziende ha continuato a indebolirsi e si attenuerebbe ulteriormente nei prossimi 12 mesi. “Circa due terzi delle aziende prevedono un aumento delle retribuzioni orarie dei propri dipendenti nei prossimi 12 mesi e quasi un terzo dichiara di aver già tenuto conto nel corso del 2023 di eventuali aumenti salariali futuri nei propri listini”, dice via Nazionale. Le attese sull’inflazione al consumo si sono “nettamente” ridotte: l’analisi indica un 2,5%  a breve termine e poco più del 2% sul lungo periodo.

 

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