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Lo Sport vale l’1,3% del Pil italiano, lo rivela il Rapporto Sport 2023

Una ricerca di sistema sul settore dello sport – la prima che applica i criteri dettati dall’Unione Europea – stima in 22 mld di euro il valore generato dal settore sportivo in Italia. E’ il Rapporto Sport 2023, un’analisi sulla dimensione economica dell’industria dello Sport che analizza la domanda di pratica sportiva, le infrastrutture e l’impatto sociale generato dal settore. Un settore in fase di recupero dopo i contraccolpi della pandemia e della crisi energetica, capace di generare circa  un contributo pari all’1,3% del Pil nazionale.

Il lavoro consolida la collaborazione fra Ics e Sport e Salute, due attori istituzionali del Sistema Sport, che lavorano per lo sviluppo dei territori e il benessere dei cittadini attraverso la promozione e il sostegno della pratica sportiva. Valori che sono riconosciuti anche dalla Costituzione che dal 20 settembre 2023 riconosce, all’art.33 “il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”, dettando un principio generale di azione dei pubblici poteri diretto alla tutela e sviluppo della pratica sportiva.

L’obiettivo del Rapporto è quello di raccontare, con la forza dei dati, il potenziale dell’industria sportiva, fornendo un quadro completo che Beniamino Quintieri, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, racconta come “un rapporto pieno di spunti, articolato in tre sezioni necessarie per fornire un quadro completo dello Sport in Italia. La prima sessione calcola in quale misura lo sport contribuisce al calcolo del Pil. La seconda riguarda il mercato dello Sport e le caratteristiche della domanda (dati Istat) e l’offerta di sport (dati Sport e Salute). Infine la valutazione dell’impatto sociale dello Sport, con il contributo di Open economics che lavora in tanti campi e che ha predisposto una piattaforma ad hoc per valutare l’impatto della dimensione sociale dello sport, il tutto basato su metodologie ampiamente utilizzate dalle istituzioni internazionali, come la Banca Mondiale, adattate nel tempo alle necessità dell’Istituto del Credito Sportivo, per valutare il ritorno sociale, prima che economico, degli investimenti nello sport”.

Componenti del Pil dello Sport

La definizione economica dello sport nasce in tempi abbastanza recenti: nel 2007 a Vilnius emerge la  necessità di mettere a punto un approccio comune europeo per calcolare il contributo diretto e indiretto alla crescita economica e all’occupazione dei settori legati allo sport. Una metodologia che ha portato alla stipula di un accordo comunitario approvato a Vilnius  dall’UE proprio nel 2007.
A seguito di questi accordi la Comunità Europea ha fornito poi delle precise indicazioni e un quadro metodologico relativo al settore che sono alla base dell’analisi condotta per la realizzazione del Rapporto Sport 2023, che si attesta come strumento a supporto delle politiche per lo Sport e che offre la base informativa di riferimento per la determinazione del valore economico e sociale della filiera estesa dell’industria sportiva.

Il settore conta circa 400mila addetti attivi lungo la filiera estesa dello Sport, con oltre 15mila imprese private e circa 82mila Enti non profit.

Emergono, tuttavia, zone grigie di vulnerabilità connesse allo stato delle infrastrutture sportive, che presentano un elevato tasso di obsolescenza e significativi problemi di manutenzione e conservazione e da una disomogenea distribuzione territoriale. Per affrontare la transizione verde degli impianti sportivi si stima un investimento di oltre 3mld di euro da spalmare su circa 50ml strutture su tutto il territorio nazionale.

Il 44% degli impianti italiani è stato realizzato negli anni Settanta e Ottanta, in gran parte inefficienti in termini di sostenibilità economica e ambientale. La pandemia e la successiva crisi energetica hanno avuto pesanti ripercussioni sull’equilibrio finanziario di molte strutture sportive, fortemente penalizzate dall’aumento delle bollette di elettricità e gas che, nei picchi massimi delle quotazioni, sono arrivate a incidere fino al 45% dei costi fissi totali.  La sfida principale è rendere più efficiente e capillare la rete delle infrastrutture, favorendo la transizione verde e digitale degli impianti e assegnando priorità di intervento al Mezzogiorno, dove è localizzato solo il 26% degli impianti nazionali.

Pratica sportiva – Report Sport Salute 2023

Anche nel settore dello sport ci troviamo difronte a società piccole, 15.000 imprese private che coprono il 76% degli occupati nel settore, e sono le più impegnate nel sostegno alle persone con disabilità fisica, psichica e relazionale.

Riqualificare e potenziare il patrimonio edilizio sportivo significa migliorare la fruizione degli impianti e contestualmente combattere il tasso di sedentarietà. Il 33,7% degli italiani non pratica alcuna attività fisica, pari a 19,7 mln di persone, mentre il 31,7% pratica attività fisica molto raramente, pari a 18,5 mln di persone, e  solo il 23% pratica sport in modo continuativo, parliamo di un quarto della popolazione. Si registra inoltre un gender gap di pratica sportiva, che si riduce anche con l’età, in Italia più che nelle altre nazioni europee e questo ha delle ripercussioni anche sulla salute, come ricorda l’Oms.
È necessaria un’azione di sistema per la costruzione di una cultura dello Sport, attraverso politiche multisettoriali in un’ottica sinergica tra pubblico e privato.

Rispetto all’impatto sociale degli investimenti nello sport, si registrano benefici netti pari a 10mld di euro per tre miliardi di investimenti. Non conta quindi tanto l’ammontare dell’investimento ma la sua capacità di mobilitare e creare aggregazione, anche un piccolo investimento può avere ritorno sociale elevato. C’è ancora un netto dualismo fra Nord e Sud del Paese, anche se nell’arco degli ultimi 20 anni l’aumento della pratica sportiva a Sud è aumentata del 15% resta il divario: 27% al nord, 26% al sud e 17% nelle Isole.

“Dobbiamo occupare la terra di confine che c’è fra salute e sport, cosa che hanno già esplorato con le palestre della salute, esperimenti locali che hanno portato risultati positivi e hanno dato dimostrazione economica dell’abbassamento del costo socio sanitario per quelle fasce di popolazione che erano state interessate dalla misura” ha ricordato Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico. “Oggi abbiamo iniziato dal Pil ma c’è anche l’indice di qualità della vita che diventa un numeretto economico di assoluto interesse. Grazie per quello che potremo fare insieme, ci aiuterà a sostenere il nostro compito di uomini e donne dello sport che devono occuparsi di politica sportiva”.

C’è quindi una questione legata anche allo stato degli impianti sportivi italiani. “Sport e Salute è orgogliosa di presentare, nel Rapporto 2023, i risultati principali del Censimento Nazionale degli impianti sportivi, mappa fondamentale per tutto il sistema, frutto di un lungo lavoro che rappresenta una bussola per comprendere l’offerta di sport nel nostro Paese e su quali direttrici operare per aumentare la presenza di impianti sul territorio fino ad arrivare a un vero e proprio Piano nazionale dell’impiantistica sportiva” commenta il Presidente di Sport e Salute, Marco Mezzaroma.

“Questo che per noi è un esempio tangibile della collaborazioni che il ministro auspica e poi realizza fra le componenti statali che si occupano di sport, è uno strumento basilare per chi si occupa di sport, chi lo pratica e le associazioni e gli operatori economici. Il nostro nome in ditta è sport e salute, sottolineiamo spesso il fattore sport ma c’è anche il sostantivo salute altrettanto importante”, dice Mezzaroma, che continua riflettendo sul fatto che lo sport “è un comparto che può fornire moltissime occasioni di lavoro, con sempre maggiore bisogno di professionalità e bisogna quindi investire in formazione per chi vuole operare nello sport. Poi uno spunto culturale: l’Italia è un paese che fa poco sport e poco movimento, nel 25% attivo ci sono i 4,5 mln e mezzo di tesserati ma anche i praticanti non tesserati, noi come modello italiano dello sport dobbiamo occuparci anche dei milioni di italiani non tesserati ma che praticano attività. Ma dobbiamo occuparci anche di far abbassare l’indice di sedentarietà”. Mezzaroma indica quella che lui chiama la via italiana allo sport: “Dobbiamo mettere l’Italia in movimento, non praticare in maniera agonistica, non necessariamente, ma avere un cambiamento culturale, che si sta già sviluppando, per cui fare movimento coincide col benessere fisico e porta un minor impatto su sistema sanitario. Lo sport è la prima forma di prevenzione per la salute, ed è anche quella a minor costo, con i maggiori benefici”.

L’impiantistica sportiva resta, però, la madre di tutte le questioni se si parla di sport in Italia. Il presidente di Sport e Salute parla di un “patrimonio di 77mila impianti sportivi censiti, prima nel 1996  e il censimento attuale si ferma al 31 marzo del 2020. Noi come Sport e Salute, su input del ministro, stiamo iniziando ad aggiornarlo e firmeremo un protocollo d’intesa con la conferenza delle Regioni per un aggiornamento al 2023, con focus particolare su impiantistica sportiva dismessa o non completata, che dobbiamo recuperare, ci sono  57  esempi in Italia, 23 nella sola Sicilia, e fra tutti svetta la vela di Calatrava a Roma. Ci vorrebbero qualche centinaia di milioni per completare le opere, molte insistono sull’impianto natatorio”. La nota positiva è che “in Italia ci sono comunque circa 142 mila spazi di attività, il 70% di proprietà pubblica. Noi ci stiamo specializzando nei playground, di facile messa a terra, multifunzionali in cui fare gratuitamente sport, nei parchi e nei vari contesti urbani”.

Rispetto agli investimenti già fatti, Mezzaroma ricorda due progetti ancora attivi, il “Fondo 80mln” che riguarda gli impianti sportivi, con 131 iniziative finanziate e un valore degli investimenti, realizzati fino ad ottobre 2023, pari a 55,1 mln con un contributo al Pil pari a 237 mln di euro. E il progetto Scuola attiva Kids e Junior, che ha coinvolto 2mln di alunni, in diecimila istituti su tutto il territorio nazionale, con un valore totale degli investimenti pari a 12,4mln di euro ed un contributo al Pil di 31mln.

Andrea Abodi, ministro dello Sport e dei Giovani

Il ministro dello sport e dei giovani, Andrea Abodi, ha concluso l’evento partendo dalle emozioni, che “sono tutto ma non bastano da sole. Siamo trascinati da una dimensione quotidiana che dà il senso di perdita dei sentimenti che si associano al tema delle competenze, valori che devono accompagnare il mondo sportivo”. Il ministro Abodi era a capo dell’Istituto del credito sportivo quando ha immaginato di avviare il Rapporto Sport, e ora commenta: “Io sognavo giornate come queste, e le tante giornate di lavoro che portano ad appuntamenti come questi. Qui oggi c’è una parte dei miei sogni, un sistema che trova un equilibrio e un’armonia rispetto ai ruoli e nel rispetto fra persone, verso le istituzioni e rispetto al nostro dovere. Le vittorie vanno celebrate non per il gesto ma per la volontà di mettere a disposizione di tutti la cultura del movimento. Questa è una tappa di transito che, al di là dei numeri, racconta lo sforzo preceduto dal merito e dall’oggettività. C’era l’esigenza di metter in ordine i numeri, io l’ho chiamato vocabolario dei numeri, anche se il vocabolario è fatto di parole”. Il ministro racconta l’iter di questo strumento, dicendo che: “Serviva trovare parametri di misurazione per far emergere ciò che ancora non siamo, indica gli elementi che vanno migliorati per rendere lo sport disponibile per tutti, portarlo nelle scuole, considerarlo un fattore di prevenzione per la salute. Questo rapporto porta tanti spunti per farci capire come strutturaci per il futuro. Costruiamo una mappa degli impianti incompiuti, rappresentano il nostro margine di miglioramento. La catena del valore sportivo deve arricchirsi di soluzioni, sapendo che servirà un piano di medio-lungo periodo, i cui risultati forse non vedremo nel ruolo in cui siamo ora, perché lavoriamo come in una staffetta, senza avere la preoccupazione di rimanere ma per misurarci con quello che riusciamo a fare, per far crescere il sistema a tutti i livelli”.

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