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Giorgetti rassicura: controllo pubblico su Poste Italiane, non ci sarà nessuna svendita

Il governo italiano, attraverso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha respinto le preoccupazioni riguardanti la cessione di una quota di Poste Italiane da parte dello Stato, affermando che il controllo pubblico sarà mantenuto, seguendo il modello di aziende come Eni, Enel o Leonardo. Giorgetti ha sottolineato che l’operazione sarà mirata a valorizzare il Gruppo Poste, garantendo al contempo la qualità dei servizi e la conservazione dei livelli occupazionali.

L’annuncio è arrivato durante il question time alla Camera, dove il ministro ha cercato di dissipare le critiche provenienti dall’opposizione, che ha definito l’operazione “dannosa”. La cessione di una quota di Poste è parte integrante del piano di privatizzazioni del governo, volto a incassare 20 miliardi di euro in tre anni.

Giorgetti ha chiarito che la cessione mira ad accrescere il valore di Poste Italiane e ha ribadito l’impegno del governo nel preservare il controllo pubblico sulla società. Ha affermato che il consiglio dei ministri ha approvato un decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm), che sarà trasmesso alle commissioni parlamentari per ottenere il loro parere prima di avviare l’operazione.

Il ministro ha respinto l’accusa di “svendita” e ha affermato che l’operazione è finalizzata a valorizzare un asset strategico del Paese. Ha sottolineato che il controllo su società quotate in Borsa può avvenire detenendo la maggioranza del pacchetto azionario o un numero di azioni sufficienti per avere il controllo dell’assemblea, seguendo il modello di aziende strategiche come Eni, Enel e Leonardo.

Giorgetti ha inoltre dichiarato che l’operazione prevede agevolazioni per il collocamento presso dipendenti e piccoli risparmiatori, promuovendo la democrazia economica oltre all’efficienza e alla redditività della società.

Nonostante le rassicurazioni del ministro, l’opposizione si è mostrata scettica, sollevando preoccupazioni sul volume della cessione di azioni di Poste Italiane e suggerendo che tale operazione non contribuirà significativamente alla riduzione del debito pubblico.

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