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La missione di Maurizio Imbriale: riaffezionare i giovani alla RAI

Maurizio Imbriale lavora in RAI dal 1985. Nel corso della sua quasi quarantennale carriera aziendale ha svolto numerosi incarichi ed ha collaborato come regista per otto edizioni al programma Uno Mattina di Rai 1.

Imbriale, quali sono le novità più tangibili nell’offerta editoriale sotto la sua direzione?

La nuova Direzione Contenuti Digitali e Transmediali intende caratterizzarsi in modo ancora più marcato come laboratorio di nuovi format e nuovi linguaggi. Lo scenario mediale in continuo e, talvolta, caotico cambiamento deve spingere a sperimentare nuovi formati e modalità di comunicazione adempiendo così ad uno dei compiti fondamentali del Servizio Pubblico: riconoscere, intercettare ed interpretare l’evoluzione del contesto mediale offrendo i contenuti e le modalità narrative che il pubblico, specie quello più evoluto, mostra di desiderare. L’obiettivo della Direzione è la produzione di contenuti e la costruzione di una grammatica visiva capaci di giocare con generi e linguaggi diversi e formule di racconto originali e identitarie; in particolare, il concetto d’identità si lega ad una delle domande principali che arrivano dal pubblico di riferimento, quello dei giovani adulti, sempre più abituati a prodotti altamente targettizzati.

Si può parlare di innovazione dell’offerta complessiva?

Certamente: per rafforzare il posizionamento dell’azienda nello scenario digitale, vengono privilegiati i progetti che, pur mantenendo il primo approdo sulla piattaforma non lineare secondo il modello digital-first, possono avere “nuova vita” grazie alla distribuzione sui canali lineari. Questo secondo una strategia che ha trovato le prime applicazioni nell’autunno 2022 e nella primavera 2023 (principalmente su Rai3), che si è consolidata nell’estate e nell’autunno 2023 (Rai2, Rai3 e Rai5) e che si intende sviluppare ulteriormente nel 2024, anche grazie alla collaborazione con le altre Direzioni di Genere. Con questa impostazione strategica la sperimentazione di nuovi format potrà diventare un circolo virtuoso, dalla piattaforma non lineare alla programmazione televisiva sia generalista sia specializzata, che permetterà da un lato una ottimizzazione dei costi e dall’altro un rinnovamento dei linguaggi destinato nel tempo a innervare e rivitalizzare il Servizio Pubblico.

Ci parli di qualche titolo.

Abbiamo già da gennaio in piattaforma, e poi in primavera su Rai3, “Faccende Complicate”: una serie di reportage filmati, scritti e realizzati dal comico Valerio Lundini. Un viaggio in giro per l’Italia per intervistare e raccontare storie che ci riguardano tutti da vicino. Dieci tappe durante le quali Valerio Lundini sarà testimone di tutte le “faccende complicate” che coinvolgono gli italiani. Il novello reporter, con il consueto stile stralunato, andrà quindi alla scoperta di storie vere che nascono complesse e lo diventeranno ancora di più. Poi l’attesissima nuova stagione di “Mare Fuori” sarà preceduta in piattaforma da “Mare Fuori #Confessioni”: con il linguaggio del mockumentary, i protagonisti di “Mare Fuori” confesseranno alla telecamera le loro emozioni mentre rivivono i momenti più iconici della serie.

Valerio Lundini in “Faccende complicate”, già disponibile in piattaforma e dalla primavera visibile su Rai 3.

Il mondo del disagio giovanile troverà su RaiPlay anche un’altra modalità di approccio con “Oltre il cielo”.

Una docuserie di Alberto D’Onofrio, già autore per Rai 2 di “Giovani e Droga”, sulle fasi del recupero, in carcere e in comunità, di alcuni giovani coinvolti in storie di varia criminalità. Parallelamente, in un montaggio tra presente e passato, si snoderà la vita di Don Claudio Burgio, responsabile della Comunità Kairós di Vimodrone e cappellano dell’istituto di pena minorile Cesare Beccaria di Milano. Avremo poi, sempre su RaiPlay e poi su Rai3, “I miei vinili”: un programma musicale condotto da Riccardo Rossi, dedicato alla passione e ai ricordi legati alla musica ascoltata sui dischi in vinile. Il vinile è tornato ad essere un oggetto contemporaneo, non più solo vintage: oggi i maggiori artisti della scena mondiale, quando esce il loro nuovo disco, lo stampano anche in vinile (meglio se colorato). In ciascuna puntata il conduttore inviterà un personaggio del mondo dello spettacolo, dello sport, della cultura in generale a passare mezz’ora insieme ascoltando musica. Si tratterà di ritratti biografici attraverso interviste punteggiate dall’ascolto musicale. Ricordi, ispirazioni, amori, svolte: tanta vita passa attraverso la musica che conosciamo. Stavolta con particolare attenzione all’incontro cross-generazionale, con molti ospiti appartenenti alle generazioni under 40. Sempre nel primo scorcio di 2024, avremo poi in piattaforma anche due magazine: “Touch”, dedicato all’innovazione digitale in tutte le sue forme, e “One Planet” che affronterà invece le tematiche legate all’ambiente.

Qual è, strategicamente, la sfida più importante di Rai Contenuti Digitali e Transmediali?

Senza dubbio, l’obiettivo strategicamente più importante della nostra Direzione è quello di “riaffezionare” il pubblico giovane alla Rai: in molti casi, si tratterà in realtà di farla conoscere per la prima volta. Proprio per raggiungere questo obiettivo, i nostri formati di racconto più agili si collocano in una ricerca di stile che sappia adattarsi ai diversi generi di narrazione, in modo da costruire un’offerta varia ed articolata che sappia interessare e coinvolgere i pubblici più evoluti e non solo. Questa modalità di ideazione e produzione dei contenuti è rivolta – come abbiamo già visto – anche a contaminare la programmazione lineare con formati e linguaggi che, partendo dal coinvolgimento dei target young adults (fascia 18-34) sulle piattaforme digitali, sappiano ricongiungere tutti i pubblici con l’offerta Rai per adempiere pienamente alla missione del Servizio Pubblico. La ricerca di racconti e linguaggi in grado di raggiungere tutti i pubblici sulle diverse piattaforme e nelle diverse modalità di fruizione è rivolta anche allo sviluppo di narrazioni “transmediali”: racconti che siano in grado di attraversare più media, declinando i contenuti, anche quelli lineari, in formati specifici per ogni piattaforma, adattandosi contestualmente alla modalità distributiva ed alle aspettative degli spettatori. Questa modalità di racconto intende costruire un unicum esperienziale privo di cesure, ad esempio in un rapporto più strategico e strettamente interconnesso al prodotto con i social media.

Che tipo di dialogo c’è con Rai Cinema e, più in generale, quale impegno assume RaiPlay sui contenuti “fiction” rispetto a quelli unscripted?

La Direzione Contenuti Digitali e Transmediali collabora con la Direzione Rai Cinema e soprattutto con la Direzione Rai Fiction per individuare argomenti e tematiche adeguate alla distribuzione in piattaforma e al nostro target di riferimento specifico (appunto 18-34 anni). Però la selezione e la scelta dei titoli sono competenza specifica di Rai Fiction e Rai Cinema.

Come si pone RaiPlay rispetto ai competitor e quali tendenze ha osservato che lo hanno colpito dalla pandemia ad oggi?

La nostra Direzione ha il compito di individuare e realizzare contenuti original per la piattaforma: i contenuti di RaiPlay naturalmente non sono soltanto gli original da noi prodotti e la strategia complessiva non può prescindere dalla considerazione che trattandosi di Servizio Pubblico, pur con una attenzione del tutto specifica al target giovane, nessuno può essere lasciato indietro. La definizione del piano editoriale della Direzione CDT nasce ovviamente anche dall’attenta osservazione delle strategie dei diretti competitor e punta a posizionarsi nel mercato delle offerte digitali coprendo i gap di contenuto delle piattaforme concorrenti. Ad esempio uno dei nostri punti di forza è la produzione di programmi unscripted, linguaggio che solo di recente i competitor stanno sviluppando con maggiore intensità e che invece caratterizza la proposta editoriale di RaiPlay fin dalle sue origini. La nostra attenzione inoltre si è, fin da subito, rivolta al racconto della contemporaneità e del mondo reale: storie di vita di ragazzi con le loro idee, le loro paure e i loro sogni. A questo si aggiunge l’enorme patrimonio delle Teche Rai disponibile su RaiPlay che racconta settanta anni di storia del Paese e rappresenta un unicum nel panorama dell’offerta delle piattaforme OTT in Italia.

Riccardo Rossi è il padrone di casa di “I miei vinili”, l’operazione nostalgia dedicata alla musica con tanti ospiti illustri.

Quali cambiamenti ha notato dalla pandemia ad oggi?

Ha cambiato la nostra quotidianità, la tendenza che sto notando è che forse – dopo l’overdose di streaming e di binge watching dovuta al forzato isolamento – ora potrebbe riaffermarsi un modello di fruizione più orientato alla “qualità” che alla “quantità”, in un recupero di temi e approcci dal respiro più ampio e meno orientato al consumo mediale compulsivo. In un contesto in cui si registra un esponenziale frazionamento delle piattaforme, ho notato una crescita altrettanto esponenziale del bisogno di raccontarsi soprattutto nelle giovani generazioni, in questo senso ho potuto osservare che l’auto-racconto è probabilmente diventato lo stile narrativo preponderante, quasi un linguaggio a sé.

Cosa può fare e quali contenuti può portare nel prossimo futuro una piattaforma come la vostra da oltre 20 milioni di account attivi?

La nostra Direzione CDT vuole porsi un obiettivo “alto”: quello di individuare formati e contenuti capaci di “rieducare” ad una attenzione che non sia solo sporadica – quella di cui si ritengono capaci i ragazzi, ovvero quella dei brevissimi format social – le nuove generazioni. Pur privilegiando, come è normale in una piattaforma di distribuzione non lineare, i contenuti brevi (la nostra pezzatura media è 20/25 minuti) vogliamo trovare il modo di “appassionare” i ragazzi, di far loro scoprire cose nuove o approfondirne altre note ma incontrate magari solo in modo più superficiale. Le nuove generazioni non sono affatto incapaci di appassionarsi a tematiche serie, ne abbiamo riprove continue: basti pensare alla capacità di coinvolgimento e interesse di tutte le tematiche legate ai cambiamenti climatici e alla tutela dell’ambiente. Bisogna però trovare le esche giuste per entrare nei loro universi di riferimento: trovare queste esche è la nostra sfida per il prossimo futuro.

 

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