NF24
Cerca
Close this search box.

Blu, il colore dell’economia sostenibile

Il blu è il colore dell’economia sostenibile? Decisamente sì, se pensiamo che il 70% della superficie della terra è rappresentato dal mare, dal quale dipendono attività strategiche per la crescita economica: dall’industria della pesca ai trasporti marittimi, dalle attività portuali all’industria della nautica, dal turismo marino e costiero al settore dell’energia.

Se l’economia blu globale fosse un’economia nazionale, sarebbe la settima più grande al mondo e l’oceano, quale entità economica, farebbe parte del G7”. È ciò che ha affermato la Commissione europea nella comunicazione del 2021 su un nuovo approccio per un’economia blu sostenibile nell’Ue, confermando la centralità della blue economy che, secondo le stime delle Nazioni Unite, vale almeno 2,5 trilioni di dollari, pari a circa il 3% del PIL mondiale, e contribuisce a generare oltre 30 milioni di posti di lavoro e una fonte vitale di proteine per più di 3 miliardi di persone.

L’economia blu è quindi un ecosistema complesso di attività in grado di rappresentare una bussola per l’economia globale, e che mostra tassi di crescita che per alcuni settori sono esponenziali, come per l’eolico offshore e il turismo crocieristico.  Si tratta di un fenomeno che il World Economic Forum ha definito di “blue acceleration”, un trend di crescita straordinario della blue economy che è confermato anche dalle previsioni dell’OCSE, secondo il quale l’economia degli oceani potrebbe raggiungere i 3 trilioni di dollari entro il 2030. Per questo la blue economy non può che essere al centro delle politiche globali ed europee, anche di quelle che sono legate alla transizione climatica.

Gli oceani, infatti, vengono considerati acceleratori straordinari di crescita economica anche in chiave sostenibile, rappresentando un nodo strategico per la realizzazione degli obiettivi del Green Deal europeo di creazione di una economia climate neutral entro il 2050. È proprio la Commissione Europea a riconoscere il ruolo strategico che gli oceani svolgono nei processi legati al cambiamento climatico e la priorità di azioni volte a mantenere inalterato il complesso ecosistema marino che comprende oltre 2 milioni di specie, di cui poco più del 10% già conosciute. Le sfide future dell’economia blu saranno quindi legate alla creazione di nuovi paradigmi di relazione tra natura e crescita economica, che dovranno basarsi su una loro connessione armonica.

Questo implica assegnare priorità all’uso sostenibile delle risorse e al rispetto della biodiversità marina, andando oltre i principi dell’exploration e dell’exploitation. Questi hanno caratterizzato i passati approcci all’economia oceanica attraverso l’affermazione del principio della coabitazione come logica per la creazione di equilibri dinamici e virtuosi tra conservazione delle risorse e uso sostenibile degli oceani, tra attività economica e preservazione della salute dell’ecosistema oceanico e di coloro che abitano le coste.

L’economia blu pone numerose sfide che sono anche di politica industriale. I governi saranno infatti chiamati a porre in essere politiche di sviluppo che siano volte ad assegnare priorità ad investimenti in innovazioni tecnologiche che si concentrino sul mare e sullo studio delle sue risorse, per creare armonia tra crescita e rispetto della biodiversità marina. Sarà inoltre necessario accompagnare il processo di transizione delle imprese appartenenti ai settori chiave dell’economia del mare verso modelli di business basati sulla riduzione dell’impatto delle loro attività sulle risorse marine, e ad incentivare la ricerca e l’innovazione tecnologica verso lo sviluppo di soluzioni che integrino la natura oceanica e la biologia marina nei processi produttivi e nei sistemi di creazione del valore.

Le tecnologie disruptive avranno un ruolo centrale nella trasformazione dell’economia oceanica. Attraverso le soluzioni digitali blue tech basate sull’IoT, i big data, l’intelligenza artificiale, la sensoristica e la robotica, potranno infatti essere rafforzate le pratiche circolari di riuso delle risorse marine, ottimizzate le attività di monitoraggio dello stato di salute delle coste, e si potranno anticipare gli eventi estremi. Le tecnologie digitali potranno anche creare sistemi più armonici di utilizzo delle risorse marine attraverso modelli di biomimesi.

La sfida dell’economia blu è anche la sfida del talento. Le imprese dovranno dotarsi di personale qualificato in grado di gestire i cambiamenti che sono legati all’accelerazione dello sviluppo dell’economia blu e delle tecnologie del blue tech. In questo processo diviene centrale per le imprese poter contare su strumenti di analisi e di comprensione dei driver del cambiamento in atto e dei trend futuri sui mercati per poter definire nuove traiettorie di crescita che dovranno essere non solo più green ma anche più blu.

*Paolo Boccardelli è Ordinario di Economia e gestione delle imprese e Strategie d’impresa alla Luiss, è presidente del supervisory board della Scuola politica Vivere nella comunità. Direttore della Luiss Business School dal 2015 al maggio 2022. È direttore del Centro di ricerca in Strategic change ‘Franco Fontana’.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.