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AQUAE: acqua fonte di vita e sfida esistenziale per il futuro

“L’acqua è un bene finito che troppo spesso diamo per scontato”. La premessa è del professor Attilio Parisi, rettore dell’Università di Roma Foro Italico, nel dare inizio alla terza edizione di ‘AQUAE’: l’evento organizzato dall’Ateneo al Teatro Olimpico. È l’occasione per presentare il rapporto annuale dell’Onu dedicato al World Water Day. “Noi italiani utilizziamo troppa acqua. Consumiamo oltre 230 litri al giorno per abitante”, ha poi precisato Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale (Aubac). Un modo per introdurre la parola spreco e associarla all’acqua. Ne sprechiamo troppo di acqua mentre altrove nel mondo si muore perché non c’è acqua.

Sul numero di marzo 2024 di Fortune Italia abbiamo parlato di acqua. Non è un caso: dal 1992, su istituzione delle Nazioni Unite, il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale di questa preziosa risorsa

Titolo di questa edizione: “Acqua strumento per la prosperità e la pace”. Infatti, come sottolinea l’Onu, quando l’acqua scarseggia o è inquinata, o quando le persone hanno un accesso inadeguato o nullo, possono aumentare le tensioni tra comunità e Paesi..

Oggi ci sono oltre 500 conflitti nel mondo attorno a bacini idrici. “Occorre modificare prospettiva, passare da una gestione oculata dell’acqua e utilizzare la massima cooperazione tra i popoli per trasformare quello che è stato, e che purtroppo ancora è in alcune aree, motivo di guerra, in qualcosa che crei un effetto a catena positivo. Le nuove generazioni devono rappresentare un punto di partenza per questo cambio di passo. E devono cominciare ad affrontare il problema in maniera seria e consapevole”, ha detto a Fortune Italia Parisi, riponendo grande fiducia nei 1000 studenti che hanno presenziato all’evento.

A moderare dibattito e interventi Savino Zaba, conduttore radiofonico. AQUAE è un format nuovo, sebbene nasca da un’iniziativa che l’Università porta avanti da più di vent’anni. Ventuno, per la precisione, come ci ha spiegato Vincenzo Romano Spica, ordinario di Igiene e Sicurezza negli impianti sportivi e direttore del laboratorio di Epidemiologia e Biotecnologie nell’unica università italiana specializzata in sport, scienza e salute.

Acqua e libertà 

“La parola AQUAE è il plurale di ‘aqua’ in latino e indica le diverse tipologie di acqua”, ha sottolineato Spica, che di AQUAE è il coordinatore scientifico. “Siamo partiti dall’acqua ‘per gioco’, ricreativa. Quella che viene utilizzata nelle piscine, in cui nuotiamo e facciamo sport; ma anche quella dei fiumi, dei laghi, del mare. Di ‘acque’ ce ne sono di tanti tipi e il tema ci sta naturalmente molto a cuore. Ma di acqua ricreativa si parla meno, quando invece è proprio l’acqua della libertà. E tutti dovrebbero essere ‘liberi’, avere cioè la possibilità di ‘giocare'”.

Il problema italiano

Nella Giornata mondiale dell’acqua 2024, l’Onu ricorda che entro il 2030 la richiesta di acqua dolce supererà del 40% l’offerta globale, per via delle azioni umane e del loro impatto sul clima e gli ecosistemi. Uno scenario che evidenzia l’Italia come punto critico nell’area mediterranea, dove la disponibilità di acqua è destinata a diminuire in modo significativo.

Certo, il problema resta di tutti: negli ultimi anni abbiamo raggiunto gli 8 miliardi di persone. Siamo troppi per un pianeta che a poco a poco riduce la sua capacità di sostenerci. Tra le conseguenze di quello che facciamo c’è l’inquinamento dell’aria con la produzione di gas serra. Di questi, il più impattante è l’anidride carbonica. 

“Siamo arrivati a emettere 38 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno“, ha sottolineato il segretario generale Aubac Marco Casini. “La CO2 è responsabile dell’aumento di temperatura che tutti noi stiamo vivendo. I ghiacci si stanno sciogliendo, i mari si stanno innalzando: più di 30 cm di altezza solo negli ultimi 50 anni. Ciò determina effetti sulle precipitazioni, con l’aria che si carica di vapore e porta, quando piove, alle ‘bombe d’acqua’ che fanno danni. Non nevica più: c’è stata una riduzione nevosa di oltre il 60%. In tutto questo, in Italia ci sono molte cose che purtroppo non facciamo bene“.

Una veduta del fiume Po al confine tra Lombardia ed Emilia Romagna a Castel San Giovanni (Piacenza), 25 marzo 2023. ANSA/ PIERPAOLO FERRERI

Tanto per cominciare, nel nostro Paese solo il 56% delle acque reflue urbane viene trattato secondo la direttiva Ue, in Europa il 76%. Nel mondo esistono circa 20.000 impianti di dissalazione, da noi 12 e tutti di piccola taglia. Siamo i secondi consumatori di acqua minerale (dopo il Messico), con 200 litri pro capite consumati all’anno contro i 118 litri europei. E – come noto – abbiamo una rete idrica vecchia e ‘colabrodo’. 

Rete idrica colabrodo, perdiamo il 42,4% dell’acqua potabile. Le regioni e le città peggiori

“Tra gli interventi da fare con maggior rapidità c’è efficientare il sistema idrico, le sue infrastrutture e in particolare le reti di distribuzione”, ha chiarito a Fortune Italia Casini. “Le perdite sono molto elevate su tutto il territorio: parliamo di oltre il 40%. La condizione climatica rende tutto più difficile ed è urgente portare queste perdite almeno ai valori europei del 25%”.

… e il problema europeo

Tra gli Stati membri, l’Italia è prima per i consumi idrici, ma sebbene altrove sembra che vada meglio, probabilmente manca ancora una “visione europea”.

È quanto sostiene l’europarlamentare Beatrice Covassi, che a Fortune Italia ha ricordato le iniziative in ambito europeo sul tema acqua (non ultima la direttiva sul trattamento delle acque reflue). “Bruxelles lavora e ci crede molto. Io sono relatrice della prime legge sul suolo: tutta l’Italia è a rischio idrogeologico. Ma non c’è una visione europea, e infatti con altri deputati mi sto impegnando per promuovere un Blue Deal per la prossima legislatura”.

Quello che non bisogna dimenticare o dare per scontato, è che la tutela dell’acqua passa anche attraverso le azioni quotidiane di ognuno di noi. Quando laviamo i denti, se teniamo la ‘cannella’ aperta consumiamo 30 litri di acqua. Quando tiriamo lo sciacquone, circa 10. Il ‘take home message’ di un evento come AQUAE – in cui autorità, istituzioni, scienziati e ricercatori si sono confrontati sulla gestione delle risorse idriche in un momento storico particolarmente drammatico – è esattamente questo: goccia dopo goccia, il mondo può cambiare.

(Nella foto in evidenza: un momento dell’esibizione della compagnia Circus Theatre Elysium di Kiev con una coreografia ispirata ai movimenti dell’acqua)

 

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