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Riano Athletic Center il centro sportivo da Champions League/VIDEO

Cinque campi da calcio regolamentari in erba naturale, a cui se ne aggiungeranno presto altri tre, uno dei quali in sintetico; una palestra di circa mille metri quadrati, impreziosita da una sauna. E poi un albergo da 35 camere, una piscina olimpionica e la foresteria che ospita la prima squadra. È il Riano Athletic Center, la nuovissima casa del Roma City Football Club.

Il club milita nel campionato di Serie D, ma il centro sportivo è già da Champions League.

Bagnato dal Tevere, il complesso si sviluppa per circa 40 ettari, fra la Tiberina e l’Autostrada del Sole, a una decina di chilometri da Roma. “È il secondo centro sportivo d’Europa per estensione”, sottolinea con orgoglio Tonino Doino, l’imprenditore italo-americano che, dopo trent’anni negli Stati Uniti, ha coronato il sogno di tornare in Italia e diventare presidente di una squadra di calcio. Nell’estate del 2022, coadiuvato dal fratello Paolo, rileva il titolo sportivo del Fiuggi e fonda il Roma City Football Club.

Nel giro di un paio di anni, Doino ha dato nuova vita a un impianto polifunzionale che versava in uno stato di totale abbandono da circa quindici anni. “Questo complesso sportivo ha un enorme valore morale prima ancora che finanziario. Per realizzare qualcosa di grande laddove c’era degrado ci vuole visione e i nuovi proprietari del club l’hanno avuta. Il progetto del Roma City FC può avere un grande futuro, perché poggia su solide basi morali”, commenta entusiasta il ministro per lo Sport e i giovani Andrea Abodi in visita al Riano Athletic Center.

Un esempio virtuoso in un Paese in cui troppo spesso i progetti per stadi e centri sportivi restano invischiati nell’opprimente pantano della burocrazia. “Serve un grande patto fra amministrazioni e investitori privati, ciò che finora è mancato in modo sistematico”, evidenzia Abodi mentre posa con i calciatori del Roma City per una foto ricordo sulle tribune da 2.500 posti dello stadio.

Per fare gli stadi i capitali privati sono fondamentali, tanto più se provengono da esperienze internazionali. Ma la certezza dell’iter amministrativo è decisiva. Negli Stati Uniti fare impresa nel rispetto delle norme è abbastanza semplice, qui da noi troppo spesso diventa un calvario. Bisogna trovare amministrazioni in grado di assecondare e promuovere queste iniziative”, rimarca Abodi, prima di scendere dalle tribune e mettersi a palleggiare per i fotografi sull’erba verdissima del campo centrale di Riano.

Costruire la casa del club è il primo step di un percorso di crescita che per Doino deve essere graduale ma costante, tutto volto alla valorizzazione dei giovani talenti. “Arriveremo ad avere otto campi regolamentari perché, oltre a prima squadra e juniores, vogliamo mettere in piedi una scuola calcio che si differenzi dalle altre. Un numero ridotto di bambini, a cui poter dedicare tutta l’attenzione necessaria affinché possano essere formati nel miglior modo possibile”, spiega il presidente. Ma a calcare i campi di Riano saranno anche le ragazze del calcio femminile, su cui la società punta moltissimo. “Il movimento ha enormi margini di crescita. Noi ci teniamo molto. Lo seguivamo anche in America, dove è quasi più importante del maschile”, dice Doino.

“Vogliamo fare un passo alla volta, senza strafare. Ma siamo abbastanza ambiziosi e non ci nascondiamo”, risponde Doino quando gli si chiede quali siano gli obiettivi del club. Il presidente non si nasconde nemmeno quando, durante il tour del centro sportivo, a porgli la fatidica domanda è il ministro Abodi: “Dove volete arrivare?” “In Serie A”, risponde l’imprenditore abbozzando un sorriso.

Nella massima serie però ci sono già Roma e Lazio, a contendersi il tifo di una città che vive il calcio con passione smodata, viscerale, a tratti ossessiva. C’è spazio per un terzo club? Doino non ha dubbi: “Abbiamo studiato dal punto di vista demografico tanti casi di città europee e sudamericane. Londra, con 9 milioni di abitanti, ha 12 squadre. Roma, con 3 milioni, ne ha solo due. I margini ci sono tutti. Noi ci crediamo”.

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