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Festa Inter, se il consenso preoccupa più del Covid

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Alzi la mano chi – ovviamente non tifoso dell’Inter – guardando le immagini della festa scudetto a Milano, non ha pensato: “Dopo mesi di chiusure e sacrifici, come è possibile consentire questi assembramenti?”. Un senso di spaesamento al quale certamente non è estraneo nemmeno il particolare che la città di cui sopra è il cuore di quella Regione che per almeno un anno è stato il simbolo del tributo più alto pagato dagli italiani al Covid.

Puntuale si è scatenata la polemica politica. Inevitabile, perché la politica non è mai estranea a nulla che riguardi la vita dei cittadini. Figurarsi al calcio. Se per caso aveste ancora qualche dubbio in proposito, basta ricordare come la sollevazione popolare contro la Superlega si sia intrecciata con le prese di posizione dei capi di governo, a cominciare dal premier inglese Boris Johnson per arrivare anche al ‘nostro’ Mario Draghi. Ed è noto come è andata a finire.

Nessuna sorpresa se, appunto, non ci fosse di mezzo una pandemia che ha richiesto ad ogni singolo cittadino sacrifici sia economici che personali. Nel mirino, in particolare, è finito il sindaco di Milano Beppe Sala. Che, peraltro, è anche tifoso dell’Inter e, ciononostante, si è ben guardato dal commentare sui propri social – o in altra forma – quanto accaduto. A pesare, raccontano, potrebbe essere stato anche il difficile rapporto con la società per il nuovo stadio.

Ma la questione qui non è solo sportiva. Ed è legittimo chiedersi se le cose sarebbero andate diversamente non se il primo cittadino avesse avuto un’altra fede calcistica, ma se non fosse di fatto già cominciata la campagna elettorale, con lo stesso Sala che ha già annunciato la sua ricandidatura. Un discorso che vale per tutti, anche per chi attacca, perché già guarda alla prossima scadenza per palazzo Marino.

Difficile intestarsi un intervento delle forze dell’ordine mentre mezza città è in festa, eppure ormai si considera normale multare un cittadino che torna a casa dopo le 22 se non ha un fondato motivo. Il calcio è passione ma i tifosi sono anche elettori, tanti elettori, e metterseli contro viola la prima regola del consenso.

Un ragionamento che vale persino per chi sceglie di tacere, come per quasi 24 ore ha fatto Matteo Salvini, uno che – com’è noto – può fare una diretta su Instagram anche alle due di notte se vuole comunicare qualcosa ai suoi elettori. E invece, a lungo, agli atti ci sono stati solo i complimenti del tifoso milanista agli storici rivali, e solo dopo molte ore è arivato l’attacco al sindaco. Segno che l’intervento ha richiesto di soppessare pro e contro prima di essere pubblicato. Eppure, tra coloro che hanno protestato ci sono proprio le associazioni di categoria dei commercianti che sono stati costretti alle chiusure in nome della lotta alla pandemia, gli stessi per i quali il leader della Lega continua a chiedere come una spina nel fianco del governo la spostamento del coprifuoco alle 23.

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