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Bce, il compromesso di Lagarde

Le previsioni della vigilia si sono avverate con la decisione di compromesso. La Banca centrale europea (BCE) “giudica che le condizioni di finanziamenti favorevoli degli acquisti netti di asset, tramite il Programma per l’emergenza pandemica Pepp, possono essere mantenute con un ritmo moderatamente più basso”. Questo significa che la BCE rallenterà gradualmente l’acquisto straordinario dei titoli di Stato, che hanno sostenuto i Paesi dell’eurozona nel fare debito a causa della crisi sanitaria ed economica. Nel frattempo, i tassi di interesse rimarranno fermi: tasso principale a zero, sui depositi a -0,50% e sui prestiti marginali a 0,25%.

Pertanto, non ci saranno scosse rispetto alle decisioni di politica monetaria che la BCE ha adottato negli ultimi 18 mesi. Mantenere i tassi fermi, senza decisioni drastiche riguardo agli acquisti medi sostenuti fino ad agosto, corrisponde alla volontà di non prendere posizioni troppo decise in un contesto di ripresa ancora incerto. L’obiettivo rimane la stabilità dei prezzi nella zona euro e il Pepp è stato un salvagente fondamentale per evitare che l’economia europea cadesse in una crisi irreparabile. Il ritmo degli acquisti cambierà, ma in modo significativo, a causa dell’inflazione che ha raggiunto il 3% ad agosto, ben al di sopra del target simmetrico del 2% a medio termine. Tuttavia, un’azione più rigorosa, auspicata dai falchi, come la Banca centrale tedesca, non è attualmente all’ordine del giorno.

“Sempre più avanzata e le nostre aspettative sono per il superamento dei livelli di attività pre-pandemia per la fine di quest’anno”, ha dichiarato la presidente Christine Lagarde durante una conferenza stampa. Tuttavia, ha aggiunto “la diffusione globale della variante Delta potrebbe rallentarne”. In ogni caso, la BCE ha alzato la previsione di crescita per i 19 Paesi dell’eurozona al 5% per l’anno in corso. Le previsioni per il 2022 e il 2023 rimangono invariate al 4,6% e al 2,1%. Tuttavia, l’attenzione è puntata sull’inflazione. La Banca centrale prevede stime di inflazione rispettivamente al 2,2%, 1,7% e 1,5% dal 2021 al 2023. Si prevede persino un aumento del tetto del 3% raggiunto il mese scorso durante l’autunno successivo, seguito da una diminuzione a partire dal 2022. Tuttavia, non ci sarà alcun ritiro degli stimoli adottati per contrastare la crisi pandemica. La numero uno della BCE ha sottolineato “Quello che stiamo facendo non è un tapering” precisa, “stiamo” solo “ricalibrando il Pepp che è un programma d’emergenza”.

Non si è parlato ancora del dopo e le prossime iniziative sono state rinviare a dicembre.

Inoltre, riguardo alla politica monetaria espansiva, è stato precisato che l’Asset Purchase Programme (APP) “è chiaramente destinato a continuare e sarà discusso nel meeting di dicembre”.

Tuttavia, gli acquisti non sono correlati al deficit di ciascun Paese. Lagarde ha spiegato: “Quando ne determiniamo il ritmo siamo attenti all’intero universo dei bond, ma non prestiamo attenzione agli impegni di bilancio di questo o quest’altro Paese”. Quello di cui teniamo esclusivamente conto “sono le condizioni finanziarie e le prospettive d’inflazione”. Nel frattempo, dopo la decisione del Consiglio direttivo della BCE, che ha attirato l’attenzione degli investitori per diversi giorni, il clima delle borse europee migliora, seppur cautamente. L’ansia registrata ieri lascia il posto a segni positivi a Parigi, Milano e anche a Francoforte, seppur in misura ridotta.

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