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Videogiochi, lavoro assicurato per i professionisti

(di Francesco Chierchia) – La disoccupazione? È colpa dei videogame. Era questa la teoria – dai tratti altamente provocatori – esposta dagli economisti Mark Aguiar, Mark Bils, Kerwin Kofi Charles ed Erik Hurst in un paper del 2016, intitolato “Leisure Luxuries and the Labor Supply of Young Men”, al fine di spiegare le ragioni del calo dell’occupazione giovanile negli USA tra il 2000 e il 2015. Ma se invece, spostandoci dall’altro lato dell’oceano, qui in Italia fosse possibile affermare il contrario? Se cioè fossero proprio i videogiochi ad offrire oggi nel Belpaese le migliori opportunità professionali ai giovani in cerca di carriera? Secondo l’ultimo rapporto AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani), nel 2017 il mercato videoludico italiano è arrivato a valere oltre un miliardo e mezzo, con la sola vendita di console che ha toccato quota 333 milioni di euro.

Sul fronte dei consumatori, poi, lo studio ha rilevato che il 57% della popolazione compresa tra i 16 e i 64 anni (circa 17 milioni di persone) ha giocato almeno una volta a un videogioco negli ultimi 12 mesi. Certo i numeri di altri settori gaming a livello internazionale sono lontani, basti pensare che la sola area asiatica genera un volume d’affari che supera i 45 miliardi di dollari annui, ma i margini di crescita dell’universo videogame nazionale appaiono decisamente ampi. In quest’ottica, da diversi anni, si è sviluppato un progetto accademico innovativo: una vera e propria università per i professionisti dei videogiochi, in grado di offrire ai propri diplomati tassi di occupazione vicini al 100%. Si tratta dell’Accademia Italiana Videogiochi (AIV), di cui abbiamo intervistato il fondatore, Luca De Dominicis.

Innanzitutto, quando e come è nata l’idea di avviare AIV?
Tutto nasce ancor prima dall’amore che ho sempre nutrito per questo mondo. In Italia non vi sono grandi industrie di gaming, come invece nel resto d’Europa, per non parlare poi degli USA. Ho deciso di fondare l’Accademia Italiana Videogiochi nel 2004 con l’obiettivo di trasmettere ai miei allievi tutte le competenze professionali necessarie per lo sviluppo di un videogioco o una demo tecnica, per trasferire ai ragazzi le dinamiche industriali e i processi produttivi del settore in modo tale da trasformare una passione, quella per i videogiochi, in un vero e proprio lavoro. Oggi, a distanza di oltre 14 anni, sono orgoglioso di affermare che AIV si classifica come il primo istituto italiano di alta formazione nel settore videoludico.

Cosa rappresenta AIV nel panorama italiano?
In Italia esistono realtà formative esclusivamente dedicate a questo particolare settore. L’Accademia Italiana Videogiochi ha il vanto di essere il primo istituto interamente destinato alla formazione dei ragazzi che vogliono intraprendere una carriera in questo comparto. Per questo ci siamo impegnati a creare una realtà che comprende tutte e tre le principali macro-aree del settore videoludico: programmazione, grafica e game design. Un’offerta che si è rivelata vincente. Basti pensare che il tasso di occupazione dei ragazzi che si diplomano da noi supera l’80% e la maggior parte di loro trova impiego entro 12 mesi dal termine degli studi, sia in aziende italiane sia in quelle estere.

Come sono strutturati i corsi?
La nostra offerta formativa si articola in tre differenti corsi: Game design, Grafica e Programmazione per videogiochi. Lo scorso anno abbiamo anche aggiunto un Master di I livello in Musica per videogiochi creato in collaborazione con il prestigioso Conservatorio di Santa Cecilia. Infine, durante tutta la durata dell’anno scolastico, diamo ai ragazzi la possibilità di frequentare, direttamente all’interno dell’istituto, workshop e lectio magistralis tenute sia da docenti dell’accademia, sia da esperti del settore provenienti da tutto il mondo che, grazie alla loro esperienza e al loro know how, fanno sì che i ragazzi entrino in contatto sin da subito con i diversi aspetti del mondo dei videogiochi.

La vostra accademia come si posiziona nel contesto nazionale e che prospettive di impiego offre?
I ragazzi che decidono di iniziare un percorso di formazione presso di noi sono innanzitutto mossi da una grande passione per i videogiochi e per il mondo ad essi collegato. Non si tratta però solo di ragazzi e ragazze appassionati di gaming, ma anche di giovani interessati ad approfondire tutti quegli aspetti che compongono un videogioco quali la programmazione, l’architettura 3D, la progettazione e realizzazione dei vari ambienti di gioco e dei personaggi. Grazie alla qualità della nostra offerta formativa e alla professionalità dei docenti, siamo in grado di indirizzare e fornire ai ragazzi le competenze necessarie per eccellere in questo mondo. La validità del nostro progetto formativo è stata riconosciuta in più occasioni, e non mi riferisco solo all’alto tasso di occupazione dei ragazzi che si diplomano da noi. Abbiamo ottenuto nel 2006 la certificazione d’eccellenza nel settore del videogioco, riconosciuta dal report sullo sviluppo tecnologico dell’allora Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca. Inoltre, dal 2017 AIV si è qualificata come primo centro in Italia a poter rilasciare la certificazione Unity, uno dei principali motori grafici multipiattaforma per lo sviluppo di videogiochi 3D e altri contenuti interattivi. Il tasso di occupazione dei ragazzi che si diplomano dai noi è un’ulteriore conferma: è pari al 70-80% per coloro che decidono di specializzarsi in grafica fino ad arrivare al 100% per chi invece opta per il corso di programmazione. Numeri senza dubbio sorprendenti. E’ poi doveroso precisare che i nostri studenti, grazie alle competenze acquisite durante questo percorso, non trovano lavoro soltanto in ambito videoludico, ma ricevono offerte anche da diversi comparti industriali in cui sono indispensabili competenze legate all’IT e all’interattività, come ad esempio pubblicità, cinema, cinema d’animazione, sviluppo di app, design industriale e stampa 3D. I programmatori invece possono applicare le loro competenze in settori quali: militare, civile, applicativi, gestionali e gestione server.

Come si è sviluppato ed a che punto è oggi il settore videogame italiano?
Partiamo da un dato: nel 2017, secondo il rapporto ufficiale diffuso da AESVI, il settore videoludico ha generato nel nostro paese un giro d’affari superiore a 1,5 miliardi di euro con, un incremento del 50% rispetto all’anno precedente. Fondamentale per spiegare la crescita di questo comparto del mercato è lo sviluppo di nuove e sempre più innovative tecnologie che spaziano dall’IT all’automazione. Se si vuole fare un confronto, infatti, il mercato dei videogiochi sta piano piano superando quello del cinema. Infine, mi sembra doveroso sottolineare come, anche in Italia, negli ultimi anni il numero delle software house sia passato da 5 a 50, e questo è un dato importante per capire come il mercato sia in fortissima espansione.

Storicamente gli sviluppatori più influenti sono asiatici, con qualche eccezione francese. Come si presenta attualmente il mercato internazionale?
All’estero la situazione è nettamente differente. Nonostante l’Italia sia stata uno dei primi Paesi ad avvicinarsi a questo settore – ne sono un esempio esperienze di successo come Olivetti – oggi siamo decisamente rimasti indietro. Per quanto riguarda il mercato globale, i territori APAC (Asia-Pacific) dominano il mercato, con un valore di 46.6 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai dati dello scorso anno. In particolare, la Cina ha generato da sola metà di questo valore, apprestandosi così a diventare, nel giro dei prossimi anni, il Paese leader nel settore videoludico. Sempre nella stessa area geografica, è importante sottolineare la crescita del Giappone che detiene il terzo mercato in assoluto. Il mercato degli Stati Uniti, invece, si conferma uno dei più redditizi e sempre in evoluzione, anticipatore di novità e tendenze. Negli USA il ramo videoludico conta circa 146.000 specialisti del settore, numeri importanti se li si confronta con quelli del Regno Unito, che conta a sua volta circa 10.000 addetti. In Italia purtroppo i numeri sono differenti: solamente 1.000 impiegati registrati nel 2017 secondo i dati forniti da AESVI, anche se negli ultimi anni il tasso di crescita del comparto videoludico è salito al 30%. Un altro termine di paragone che fa riflettere riguarda gli stipendi percepiti dagli addetti del settore. In realtà internazionali come Stati Uniti o Regno Unito un impiegato può arrivare a percepire circa 85.000 dollari l’anno, con punte che superano in alcuni casi anche i 100.000.

A breve gli eSports diverranno discipline olimpiche a tutti gli effetti, come valuta questo nuovo passo?
Il solo fatto che il Comitato Olimpico abbia parlato della possibilità di inserire gli eSports tra gli sport olimpici è per noi un ottimo inizio. Finalmente i videogiochi non sono più considerati solo un passatempo futile per “ragazzini”, ma iniziano a essere visti come una questione seria, che può candidarsi ad avere un posto in manifestazioni riconosciute come le Olimpiadi. È un’occasione unica per il nostro Paese. Il CIO ci sta dando un’opportunità per pensare concretamente a come sviluppare questo settore, a come diventare competitivi anche da questo punto di vista a livello mondiale. Siamo comunque consapevoli del fatto che, prima di compiere questo passo e vedere i videogiochi tra gli sport olimpici, molti passi devono essere fatti e molti interrogativi chiariti. Particolare attenzione andrà posta relativamente al rapporto tra videogames e salute, soprattutto alla luce dell’ultima classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha condannato l’abuso di console e giochi per smartphone. Noi, che lavoriamo in questo settore da oltre 15 anni e che siamo soprattutto grandi appassionati di questo mondo, per primi sottolineiamo l’importanza di un approccio equilibrato e responsabile all’utilizzo dei videogiochi. Auspico, infine, che questa nuova prospettiva di partecipazione degli eSports ai Giochi Olimpici possa portare anche i brand non endemici ad investire in sponsorizzazioni nel settore, così che il trend di crescita positivo registrato fino ad oggi continui anche nei prossimi anni.

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