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Non ci sarà una moratoria per le Popolari

Tramonta l’ipotesi di una moratoria del governo sulla trasformazione in spa delle due banche popolari residue, la Popolare di Sondrio e la Popolare di Bari. Contattate da Fortune Italia, fonti legali che stanno trattando il dossier per conto della Presidenza del Consiglio escludono questa possibilità. Le stesse fonti riferiscono che, con una memoria depositata nei giorni scorsi al Consiglio di Stato – il prossimo 31 luglio dovrà decidere se prorogare o meno la sospensione del termine per la trasformazione in spa di Popolare di Sondrio e Popolare di Bari – l’Avvocatura dello Stato si è opposta, per conto della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Economia, a un ulteriore slittamento della scadenza, chiedendo che i giudici facciano ripartire il conto alla rovescia fermato il 15 dicembre 2016, quando mancavano 12 giorni alla deadline. La stessa posizione è sostenuta anche dalla Banca d’Italia, per la quale il termine residuo consentirebbe comunque ai due istituti di credito avviare i primi passi per completare la trasformazione.

Nelle scorse settimane in ambito bancario erano circolate indiscrezioni circa un possibile intervento del governo per fare slittare il termine. L’ipotesi di una possibile moratoria della riforma delle popolari varata dal governo Renzi era stata accreditata anche dal presidente di Assopopolari Corrado Sforza Fogliani. In realtà l’intervento correttivo dell’esecutivo riguarderà le sole banche di credito cooperativo, come confermato dal viceministro dell’Economia Laura Castelli, e dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri il prossimo 20 luglio. La riforma del 2015, che obbliga le banche popolari con più di 8 miliardi di attivi a trasformarsi in Spa, era stata sospesa da un’ordinanza del Consiglio di Stato del 15 dicembre 2016, poi confermata nel gennaio del 2017, in attesa che si esprimesse la Corte Costituzionale che a sua volta, lo scorso 21 marzo, ha respinto i ricorsi di incostituzionalità. Come detto, nell’udienza del 31 luglio il Consiglio di Stato deve decidere se confermare o meno la sospensione. A chiedere una proroga dello stop fino all’udienza di merito, già fissata al prossimo 18 ottobre, sono i legali degli azionisti e quelli della Popolare di Sondrio. I primi perché ritengono impraticabile il termine di 12 giorni per convocare l’assemblea e completare l’iter. I secondi perché ritengono che sia necessario che il Consiglio di Stato affronti nel merito, applicando la sentenza della Consulta, la questione dei rimborsi agli azionisti, che altrimenti rischierebbero di essere non solo limitati ma esclusi totalmente.

Quanto al credito cooperativo, l’intervento correttivo è confermato anche da fonti legali che stanno trattando la questione per conto dell’esecutivo. In sostanza, dovrebbe trattarsi di una proroga di sei mesi dei termini previsti per rendere operativa la riforma del 2016, sempre del governo Renzi, che porta le quasi 300 banche di credito cooperativo esistenti a confluire in tre holding, Iccrea, Cassa Centrale Banca e l’altoatesina Raiffeisen. Dovrebbero essere sospese le norme che vincolano la concessione della licenza bancaria all’adesione a un gruppo cooperativo e dovrebbero essere prorogate le funzioni del fondo temporaneo obbligatorio che può intervenire per risolvere crisi bancarie in attesa della costituzione dei gruppi.

Iccrea e Cassa Centrale Banca saranno sottoposte alla vigilanza unica europea e dovranno rispettare più severi requisiti patrimoniali. Raiffeisen sarà invece sottoposta al controllo della Banca d’Italia, visto che ha un attivo patrimoniale di 18 miliardi, inferiore quindi alla soglia dei 30 miliardi che portano sotto il cappello della Bce. Cassa Centrale Banca ha presentato l’istanza per la costituzione del gruppo bancario cooperativo il 21 aprile 2018, Iccrea il 27 aprile 2018, mentre gli altoatesini di Raiffeisen, che aveva presentato istanza il 22 settembre 2017, sono stati i primi a ottenere il via libera di Palazzo Koch mercoledì 12 luglio. Adesso ci sono 90 giorni per l’adesione al gruppo, ma le Bcc altoatesine, che si sono già espresse contro la riforma, confidano che la possibile moratoria possa fare slittare anche questo termine.

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