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Spread, Boccia: niente fesserie, ci aspetta un autunno difficile

Chiedere aiuto al popolo significa ”mettere le mani avanti”, ma sullo spread non bisogna dire “fesserie, perché ci aspetta un autunno difficile”. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervenuto al Meeting di Rimini, avverte così il Governo sull’aumento dello spread, aggiungendo che “la politica deve pensare alle prossime generazioni, non alle prossime elezioni”, e che non ci sono “fondi di investimento che vogliono far cadere un governo”.

Un “corso di formazione elementare dei fondamentali di economia”: questo servirebbe, secondo Boccia, “se confondiamo la causa con l’effetto”, cosa che succede “quando diciamo che aumenta lo spread e ci lamentiamo con gli altri. Vorrei ricordare che lo spread è un effetto e non una causa”. A proposito di attacchi alla stabilità del Governo, Boccia ha aggiunto che gli investimenti dall’estero vengono pensati “a difesa dei soldi dei pensionati americani o per altri parametri”, anche di guadagno, ma non ci sono “fondi di investimento che vogliono far cadere un governo: sono solo soldi”.

Secondo il presidente di Confindustria bisognerebbe parlare anche di giovani, lavoro e produttività, non solo “di pensioni e migranti. Se aumenta lo spread e non ti interessa perché il popolo è con te” è pericoloso, “perché lo spread incide sui mutui delle famiglie: a noi interessa”. Al Meeting di Rimini “si respira un’aria che farebbe bene a tutto il Paese, e sulla cosiddetta inutilità della disintermediazione vorrei dire che non esprime una difficoltà, ma una volontà di non confrontarsi”. Boccia ha infatti ringraziato il Meeting “perché attraverso una dimensione pubblica noi riusciamo a dialogare per via indiretta con chi vorrebbe azzerare la disintermediazione, la intermediazione dei corpi intermedi dello Stato, che sono i fondamentali della democrazia di un Paese”.

Allo stesso incontro ha partecipato anche il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, secondo la quale “a noi interessa che lo spread, che è l’effetto di qualcosa e non la causa, non aumenti perché sappiamo in tempi difficili chi paga. Dopo le campagne elettorali nelle quali si parla anche di reddito di cittadinanza o togliere d’improvviso tutta la riforma Fornero, poi bisogna fare i conti la realtà, tenendo sempre in considerazione le tre generazioni”, aggiunge Furlan.

Un pericolo, per lo spread, sono anche le “politiche allegre in termini di deficit”, alle quali bisogna stare attenti nella prossima legge di Bilancio. Nonostante questo, Confindustria ritiene condivisibile conteggiare a parte le spese per il piano di monitoraggio e ripristino delle infrastrutture dopo il crollo del ponte Morandi. Un incremento del debito pubblico e soprattutto dello sforamento del rapporto con Pil potrebbe portare a un aumento dello spread, mentre “noi non dobbiamo dare assolutamente agli investitori una percezione di rischiosità del Paese”, anche perché “i fondamentali economici dell’Italia sono a posto”, ha aggiunto Boccia in un’intervista a Sky a margine del Meeting.

La decrescita felice, poi, per il presidente di Confindustria “è solo infelice, perché crea poca occupazione”. E secondo Furlan “è percepita solo da chi ha un lavoro e un lavoro ben pagato, chi non ha questo non la percepisce proprio”. Boccia ha poi espresso il suo no all’ingresso di Cdp in Atlantia: “quando c’è un privato sarebbe opportuno che il pubblico non entrasse: se serve a sostenere, ad accelerare elementi ben venga, altrimenti evitiamo di usare la Cassa depositi e prestiti per supportare dimensioni pubbliche ritornando a un passato che già abbiamo visto”.

Sul ponte Morandi non si devono “emettere sentenze prima che la commissione del governo e la magistratura” abbiano compiuto il loro lavoro, “altrimenti si rischia una confusione dei ruoli”. Vincenzo Boccia chiede tempi “rapidi e certi” per la realizzazione del nuovo collegamento. “Ci sono operatori economici contigui al porto che hanno problemi”, ha spiegato a Sky, per cui “è essenziale far sapere a questi operatori che in qualche mese si risolverà in modo strutturale”, altrimenti c’è il rischio che “si allontanino da Genova e questo sarebbe un danno per l’economia”. Sulla ‘nazionalizzazione’ o la revoca delle concessioni autostradali, il presidente di Confindustria chiede che “lo Stato faccia lo Stato e controlli il privato”, che invece “deve fare bene il proprio ruolo”.

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