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Ft, senza Tria è crisi. E lui: “Ho giurato nell’interesse della nazione”

Troppo importante per essere licenziato, nonché freno che impedisce all’attuale “panico moderato” che regna in Italia di precipitare in una “crisi a tutti gli effetti”. Così il Financial Times descive il ruolo del ministro delle finanze Giovanni Tria che – in un’Italia che viaggia sulla scia degli umori mattinieri dei vicepremier – cerca di bilanciare le richieste che arrivano dal nuovo governo. “L’uomo nel mezzo” sul quale “sale la pressione” tra “richieste a casa per liberalità nella spesa mentre l’Ue si agita sul debito”, scrive in seconda pagine la storica testata inglese, in vista della doppia occasione, del suo compleanno (venerdì compie 70 anni), e della presentazione della manovra (domani la nota di aggiornamento al Def).

“Se il ministro delle finanze dell’Italia riuscirà a godersi i festeggiamenti – scrive il Ft – dipenderà probabilmente dagli eventi di domani quando annuncerà gli obiettivi di spesa con il potenziale di inviare scosse sui mercati finanziari e far scattare la furia di Bruxelles”. Perché Tria ha “ripetutamente dichiarato in pubblico che che i suoi piani di spesa manterranno il deficit italiano a livelli sostenibili” ma, sottolinea il quotidiano finanziario, “la pressione da tutte le parti, che hanno fatto richieste apparentemente inconciliabili quasi ogni giorno, è immensa”. Un fattore però che “potrebbe lavorare a favore” del ministro delle finanze è “quanto sia diventato cruciale nell’equilibrare le richieste da ogni parte”, per questo “è semplicemente troppo importante per essere licenziato”. Se, però, “qualcosa dovesse andare non liscio come previsto” e “la posizione di Tria essere minacciata”, conclude il Ft, “allora quello che finora è stato un panico moderato per i conti italiani potrebbe svilupparsi in una crisi a tutti gli effetti“.

Proprio questa mattina il ministro dell’economia è intervenuto ad un convegno a Confcommercio rimarcando la propria fedeltà al Paese: “Ho giurato nell’esclusivo interesse della nazione e non di altri e non ho giurato solo io – afferma – Ovviamente ognuno può avere la sua visione, ma in scienza e coscienza, come si dice, bisogna cercare di interpretare bene questo mandato”.

E ora avanti tutta con la Legge di Bilancio, tra reddito di cittadinanza e tagli tasse per le imprese, con lo scopo ultimo di dimezzare il gap di crescita con l’Unione Europea. Nella prossima manovra, infatti, ci saranno interventi per affrontare il problema sociale, come il reddito di cittadinanza “per permettere più facilmente le trasformazioni del tessuto produttivo che creano problemi transitori nel tessuto sociale”, sottolinea Tria, spiegando che il disegno del governo “al di là delle etichette va in quella direzione”. Dopodiché si passa al taglio tasse: “si parte ora dalle imprese, negli anni successivi affronteremo il problema Irpef”, afferma.

“Sarà una manovra di crescita, non di austerity, ma che non crea dubbi sulla sostenibilità del nostro debito, bisogna continuare nel percorso di riduzione del rapporto debito PIL – prosegue – Dobbiamo dare un segno ai mercati finanziari, a coloro che ci prestano i soldi. Stiamo attenti – ha ammonito – perché a volte se uno chiede troppo poi deve pagare interessi maggiori e quello che si guadagna si perde in interessi. L’obiettivo del governo è eliminare il differenziale di crescita con l’Unione europea. Nel primo anno ci proponiamo di dimezzarlo e poi di eliminarlo negli anni successivi, rassicura. Per rilanciare l’economia, Tria ha indicato soprattutto la necessità di rilanciare gli investimenti pubblici, semplificando i meccanismi amministrativi “che impediscono di passare dagli stanziamenti alla spesa”. “Ci saranno nuovi fondi – ha detto – ma soprattutto interventi per accelerare i processi, con modifiche del codice degli appalti. Dobbiamo anche prevedere un accompagnamento delle pubbliche amministrazioni nel disegnare progetti di investimento. Quello che manca in Italia sono le capacità tecniche delle amministrazioni pubbliche”.

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