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Stress test Eba, promosse le banche italiane

azimut

L’autorità bancaria europea ha promosso le banche italiane: gli stress test resi noti dall’Eba indicano risultati positivi per Intesa Sanpaolo, con un capitale all’10,40% in caso di scenario avverso nel 2020, Unicredit (9,34%), Bpm (8,47%), e Ubi (8,32%).

I risultati, che secondo il Ministero dell’economia soddisfano il Ministro Giovanni Tria sullo stato di salute del sistema bancario italiano, arrivano dopo una giornata positiva per Piazza Affari, che chiude a +1% e svetta tra i listini europei. In riduzione lo spread tra Btp e Bund che chiude sotto quota 290 a 289 punti con il rendimento al 3,31%. Corrono anche le banche nel giorno degli esiti dello stress test, con Banca Generali e Fineco (+4,3%), Bper (+4%), Banco Bpm (+3,6), Unicredit (+3,2%), Ubi (+2,6%) e Intesa (+1%). Soddisfatta anche la Bce che sottolinea come “le banche dell’area euro hanno maggiore capacità di tenuta agli shock finanziari”.

Tornando agli stress test Eba, il capitale di Intesa si attesta al 10,80% nel 2018 e al 10,64% nel 2019, contro un dato della situazione al 2017 ridefinito al 13,24%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è indicato fra un massimo di 287 e un minino di 284 punti base. Per quanto riguarda Unicredit, il capitale è al 10,31% nel 2018 e al 9,58% nel 2019; situazione 2017 al 12,80%. Il delta negativo, in questo caso, è indicato fra un massimo di 438 e un minino di 346 punti base.

Il capitale di Bpm è stimato al 9,93% nel 2018, al 9,40% nel 2019, mentre il dato 2017 è ridefinito al 13,94%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è indicato fra un massimo di 547 e un minino di 389 punti base. 9,76% nel 2018 e 9,25% nel 2019 per Ubi (Unione di Banche Italiane), contro un dato della situazione al 2017 ridefinito all’11,70%. Delta negativo fra 338 e 324 punti base.

Unicredit e Bpm sono state inserite dall’Eba, sulla base degli stress test resi noti oggi, in una lista di 25 banche europee (fra le 48 censite) che nel caso “ipotetico di uno scenario avverso” rischierebbero di scendere sotto il minino fissato da Basilea 2 sommando il capitale più i buffers. E che quindi, in quello scenario, dovrebbero “ridurre” la distribuzione dei dividendi. Fra gli altri istituti in questa lista Santander, Deutsche, Bnp Paribas, Barclays, Erste, HSBC, ING, Lloyds, Raffeisen, Rbs e Societe General.

“Per le quattro banche italiane incluse nel campione la riduzione media ponderata del CET1 ratio nello scenario avverso è pari a 3,9 punti percentuali su base fully loaded, un risultato in linea con quello medio del complesso delle banche dell’SSM (meccanismo unico vigilanza) incluse nel campione e con la media totale EBA”. Lo afferma la Banca d’Italia che ricorda come “nel complesso le banche europee hanno mostrato una buona capacità di tenuta”. “I risultati confermano il generale rafforzamento della solidità del sistema bancario europeo”.

Analogamente a quello condotto nel 2016, spiega l’istituto centrale, lo stress test di quest’anno non stabilisce una soglia minima di capitale da rispettare, e non prevede dunque “promozioni” o “bocciature” delle banche sotto esame, ma rappresenta uno degli strumenti a disposizione delle autorità di vigilanza per valutare la capacità di tenuta del patrimonio delle banche a fronte di ipotetici scenari economico-finanziari avversi. I risultati dell’esercizio, unitamente ad altri elementi, rientrano tra le informazioni utilizzate per la quantificazione del requisito di capitale di Secondo pilastro (Pillar 2), in esito al processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP, Supervisory Review and Evaluation Process). Lo stress test è stato condotto secondo la metodologia definita dall’EBA, che si fonda sul principio del “bilancio statico”. In base a tale principio la solidità delle banche viene valutata senza tenere conto delle azioni che esse potrebbero mettere in atto per attenuare gli effetti negativi degli shock ipotizzati nell’esercizio. Il punto di partenza per lo stress test è rappresentato dai dati di bilancio di fine 2017. I due scenari macroeconomici utilizzati per l’esercizio, quello di base (baseline) e quello avverso (adverse), sono stati definiti nel gennaio di quest’anno dall’ESRB (European Systemic Risk Board) in collaborazione con la BCE. In linea con l’esercizio del 2016, il periodo temporale considerato è di un triennio (2018-2020). L’esercizio di quest’anno tiene conto dell’introduzione del principio contabile IFRS 9, entrato in vigore il 1° gennaio 2018. Il legislatore europeo ha consentito alle banche di optare per la diluizione nel tempo degli impatti sul patrimonio di vigilanza derivanti dalla prima applicazione del nuovo principio contabile (FTA, first time application)

In uno scenario avverso, Deutsche Bank fa peggio delle italiane: il capitale è indicato per l’istituto tedesco per il 2020 al 8,14% contro il 14,65% del 2017 e un delta negativo indicato fra 666 e 651 punti base. Ancor peggio Nordeutsche Landesbank, il cui dato Cet1 transitional con scenario avverso nel 2020 è il più basso fra tutte le banche censite: al 7,07%. Risultati poco brillanti pure per le quattro britanniche sullo sfondo delle incognite della Brexit: con uno scenario avverso al 7,28% nel 2020 per Barclays, all’8,55 per Lloyds, al 9,42 per HSBC, al 9,93 per Rbs e con delta negativi compresi per tutte e quattro fra gli oltre 500 e gli oltre 600 punti base. Il dato Cet1 transitional aggregato di tutte e 48 le banche prese in esame (di 15 Paesi dell’Ue o dell’Area Economica Europea) è indicato al 10,3% con condizioni avverse nel 2020, contro un punto di partenza nel 2017 fra 14,4 e 14,5%. Il dato Cet1 fully loaded è invece al 10,1% in presenza di scenario avverso 2020 (punto di partenza 2017 fra 14 e 14,2%).

 

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