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Rete unica Tim-Open Fiber, arriva emendamento a Dl fisco

Si delinea, in Parlamento, il cammino verso una rete unica Tim-Open Fiber. La pezza d’appoggio politica all’operazione arriva dalla Commissione Finanze del Senato, dove Emiliano Fenu del M5s ha presentato un emendamento al decreto fiscale che va a modificare le prerogative e i poteri dell’Agcom riguardo le reti di telecomunicazioni. Un provvedimento che, per come è articolato, avvicina decisamente tra di loro le reti Open Fiber e Tim, anche grazie ad incentivi stabiliti dall’Agcom in caso di “aggregazione volontaria”. E con l’emendamento l’Agcom potrà indicare come necessaria, in caso di carenze di mercato in materia di concorrenza, una “separazione della rete” dall’operatore, da affidare a un’entita commerciale indipendente. Una facoltà che potrebbe rafforzare l’ipotesi di una newco tra Open Fiber e Tim, che intanto è alle prese con la nomina del suo nuovo Amministratore delegato.

Nel dettaglio, in caso di aggregazione volontaria delle reti di telecomunicazioni “in capo ad un soggetto giuridico non verticalmente integrato e appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi” l’Agcom fisserà “adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito”. Gli incentivi saranno determinati anche tenendo conto “della forza lavoro dell’impresa separata (ossia degli impatti dell’operazione di aggregazione in termini occupazionali)”.

L’emendamento definisce poi in dettaglio in quali casi l’Agcom può intervenire, come misura eccezionale, per imporre alle imprese verticalmente integrate l’obbligo di collocare le attività relative alla fornitura all’ingrosso di prodotti di accesso in un’entità commerciale operante in modo indipendente, cioè di separare la rete. L’attuale Codice delle Comunicazioni prevede questa possibilità in caso di assenza di effettiva concorrenza. Ora viene specificato che la mancanza di concorrenza può essere valutata dall’Autorità anche in relazione al livello di autonomia dei concorrenti rispetto all’infrastruttura di rete dell’impresa verticalmente integrata (uno scarso o assente livello di autonomia, infatti, può determinare un’eccessiva dipendenza dall’impresa con significativo potere di mercato e un grado di concorrenza non ottimale). Le carenze del mercato possono essere riscontrate dall’Agcom anche in relazione alle possibili inefficienze derivanti dall’eventuale duplicazione di investimenti in infrastrutture a banda ultralarga che comportino un eccesso di offerta.

Pertanto, si legge nella relazione illustrativa all’emendamento, “laddove, il mercato non riesca – attraverso la parziale realizzazione di infrastrutture da parte di concorrenti verticalmente integrati – ad assicurare il necessario livello di concorrenza attraverso l’autonomia degli operatori rispetto all’accesso della rete dell’impresa verticalmente integrata avente significativo potere di mercato, appare ragionevole che l’Agcom persegua il predetto obiettivo attraverso la separazione della rete dell’operatore verticalmente integrale, permettendo una effettiva parità di trattamento tra gli operatori che accedono alla rete (inclusa la divisione commerciale dell’operatore titolare della rete) e una conseguente equa dinamica concorrenziale sui mercati a valle”.

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