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Apple brucia 446 mld in 2 mesi, Shangai tira dritto

Apple rivede al ribasso le stime per i ricavi del primo trimestre a 84 miliardi di dollari. Cupertino spiega la revisione con un impatto ”significativamente maggiore” della debolezza di alcune economie emergenti. Apple – riporta la stampa americana – punta il dito sul rallentamento della Cina per la revisione al ribasso delle stime. La scelta di politica industriale ha avuto però i suoi contraccolpi: nel corso delle contrattazioni a Wall Street Apple, dopo una sospensione, è arrivata a perdere addirittura il 10,01%, per un capitalizzazione in borsa inferiore a Google.

Apple ha bruciato 446 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato dal record del 3 ottobre scorso. Al momento vale intorno ai 682 miliardi di dollari. Le perdite registrate da Apple sono maggiori al valore di 496 delle 500 società dello S&P 500 prese singolarmente: sono infatti maggiori al valore di JPMorgan ma anche quello di Facebook. Solo quattro colossi dello S&P 500 hanno una capitalizzazione di mercato superiore ad Apple: si tratta di Microsoft, Amazon, Alphabet e Berkshire Hathaway.

L’economia cinese sta rallentando, e potrebbe essere in recessione, ha detto Kevin Hassett, presidente del consiglio degli advisor economici della Casa Bianca, in un’intervista alla Cnn. Hassette spiega come ”molte” societa’ americane potrebbero imbattersi in un rallentamento degli utili in Cina. Apple – aggiunge – farà bene una volta che ci sarà un accordo commerciale fra Stati Uniti e Cina.

Le Borse cinesi tuttavi superano i timori del tonfo di Wall Street per le difficoltà Apple e hanno chiuso la seduta in rally: l’indice Composite di Shanghai sale a 2.515,32 punti (+2,05%), mentre quello di Shenzhen ai massimi intraday di 1.279,49 (+2,66%) in controtendenza rispetto a Tokyo (-2,2%). L’indice Pmi Caixin sui servizi di dicembre, con l’inatteso balzo a 53,9, porta la schiarita sui mercati insieme alle indicazioni del premier Li Keqiang sulla ulteriore riduzione delle riserve obbligatorie delle banche e sul taglio delle tasse a sostegno delle aziende private e piccole.

Ieri sulle Borse del Vecchio continente si è abbattuto l’effetto di Apple. A risentirne sono stati i maggiori fornitori europei del colosso tecnologico. Restano le preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale ed una possibile escalation delle tensioni commerciali tra Usa e Cina. A Francoforte male Dialog Seminductor (-8,3%) e Infineon (-3,4%). Parigi ha chiuso in ribasso dell’1,66%, Francoforte dell’1,55% mentre Londra ha segnato un calo finale dello 0,62%. In forte calo il comparto tecnologico (-2,2%).

La fatica di Wall street e il ritorno della forte tensione sui titoli di Stato italiani non ha affossato Piazza Affari: l’indice Ftse Mib ha chiuso in perdita dello 0,61% a 18.218 punti, l’Ftse All share in calo dello 0,43% a quota 20.089. Milano si è mossa in linea con Londra e molto meglio di Parigi e Francoforte, appesantite dai titoli dell’hi tech in scia al crollo di Apple. Pessima giornata ovviamente per Stmicroelectronics: il gruppo dei semiconduttori ha chiuso con un calo finale dell’11% poco sopra i 10 euro, ma in Europa la società svizzera Ams ha ceduto oltre il 20%, la tedesca Dialog il 9% finale e la ‘big’ Infineon il 4%. Nonostante lo spread con la Germania schizzato a quota 270 (rendimento del titolo decennale italiano al 2,85%), in Piazza Affari le banche sono rimaste tranquille, ad accezione di Unipol salita di oltre il 4% e Mps in calo finale del 3,9% a 1,47 euro. Negli altri settori, bene Tim (+2%), mentre tra i titoli minori spicca il calo del 18% e la corsa di Stefanel (+25%), Tiscali (+17%) e Zucchi, salito del 15%.

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