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Fmi come Bankitalia: pil Italia 2019 allo 0,6%. Salvini: sono loro la minaccia

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Velasco25 Articolo

Dopo Bankitalia (e la polemica innescata dal vicepremier Luigi Di Maio), arriva il Fmi. La stima, pessima, per la crescita dell’anno in corso è la stessa: 0,6%, dall’1% di ottobre, la previsione di crescita per l’Italia nel 2019, mantenendola allo 0,9% per l’anno successivo. Non solo. Per gli economisti di Washington, il fattore Italia è uno delle principali minacce per la stabilità. Immediata la replica del vicepremier Matteo Salvini: “Italia minaccia e rischio per l’economia globale? Piuttosto è il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”.

Nell’aggiornamento del World Economic Outlook presentato a margine del Forum economico mondiale di Davos, l’Italia è individuata con la Germania come uno dei fattori la cui frenata a fine 2018 ha fatto rivedere in peggio le stime di crescita per l’Eurozona e comportato un calo dell’euro del 2% fra ottobre e gennaio.

La situazione finanziaria dell’Italia, assieme a Brexit, è al primo punto fra i principali fattori di rischio globali indicati dal Fondo monetario internazionale. “In Europa continua la suspence su Brexit, e il costoso intreccio fra rischi sovrani e rischi finanziari in Italia rimane una minaccia“, ha detto il direttore della Ricerca del Fmi Gita Gopinath presentando il rapporto a poche ore dall’inizio del Forum economico mondiale di Davos.

“Gli spread italiani – si legge al primo punto della sezione sui rischi globali, che evoca anche una Brexit senza accordo – sono scesi dal picco di ottobre-novembre ma restano alti. Un periodo prolungato di rendimenti elevati metterebbe sotto ulteriore pressione le banche italiane, peserebbe sull’attività economica e peggiorerebbe la dinamica del debito”. L’analisi dei rischi prosegue poi con l’ipotesi di una “Brexit senza accordo dal carattere dirompente, con contagio all’estero, e un aumentato euroscetticismo intorno al voto europeo di maggio”. Rischi anche da una frenata peggiore del previsto in Cina, un’escalation commerciale, uno ‘shutdown’ prolungato negli Usa.

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