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Il Pubblico al servizio del cinema

Paolo Del Brocco è alla guida di Rai Cinema da nove anni. Parla di un mercato che si sta trasformando, della concorrenza delle grandi piattaforme, a partire da Netflix. Racconta un mestiere, quello del produttore, che sta cambiando. Ma resta fedele al ruolo che il servizio pubblico ha e deve continuare ad avere.

Come sta cambiando il mercato dell’audiovisivo?
Sta cambiando molto perché è il mondo che cambia. La volontà dei grandi operatori, soprattutto americani, di non vendere più il proprio prodotto ma di tenerselo in casa con un approccio direct to consumer per le piattaforme. Disney, per esempio, ha in corso la fusione con Fox e questo comporterà quasi sicuramente una minore vendita verso l’esterno. Warner, con Warner Media, sta creando una sua piattaforma on demand che sarà lanciata quest’anno. Amazon e Netflix sono realtà già consolidate. Prevedo che ci sarà una maggiore difficoltà a reperire prodotto di qualità sul mercato. E un altro dato importante è che sta cambiando completamente l’approccio dei giovanissimi al cinema e alla sala. Nel calo generale degli incassi, abbiamo perso soprattutto gli spettatori tra i 14 e i 18 anni che sono ormai abituati a vedere i film sul tablet e sul telefonino. Un ultimo elemento è sicuramente il gaming che oggi rappresenta, per le generazioni più giovani, un’alternativa alla fruizione di prodotti audiovisivi.

Come sta reagendo Rai Cinema a questo cambiamento?
Anche in Italia le piattaforme stanno registrando un grande sviluppo, ma la tipologia di prodotto che propongono tende nella maggior parte dei casi al puro intrattenimento senza riuscire a trattare tematiche sensibili in profondità. È lo scotto da pagare quando i prodotti che si producono devono parlare ad una platea di pubblico globale. Il nostro impegno invece è quello di sostenere il cinema italiano, espressione della cultura e dell’identità del nostro Paese. Questa responsabilità, alla base della nostra mission di servizio pubblico, ha fatto in modo che Rai Cinema diventasse il ‘motore’ dell’intero comparto. Questo significa riuscire a finanziare oltre 70 film l’anno, creando lavoro, indotto, fiscalità, occupazione per le maestranze e per i giovani.

(La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio.

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