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Tav, solo 5 esperti su 6 hanno firmato. Dalla Francia: analisi di parte

L’analisi costi benefici sulla Tav, e il suo sonoro no alla realizzazione della Torino Lione, era naturalmente destinata a dividere sostenitori e detrattori dell’opera. Forse già all’interno della stessa commissione Mit che l’ha redatta. Riporta infatti la firma di solo cinque commissari l’analisi pubblicata oggi dal Ministero; il sesto, l’ingegnere Pierluigi Coppola, non ha sottoscritto il documento. A farlo notare è stato il parlamentare torinese del Pd, Davide Gariglio, che parla di “documento da invalidare”. Coppola, sostiene, era “l’unico esperto neutrale presente tra i commissari scelti dal ministro Toninelli, che si è peraltro apertamente dissociato dai risultati finali”. Fonti del Ministero delle infrastrutture e trasporti precisano che “il professor Pierluigi Coppola non ha partecipato, nello specifico, alla stesura delle relazione sulla analisi costi-benefici sulla Tav Torino-Lione”.

Intanto, chi era responsabile della stesura difende il lavoro svolto: “credo di aver fatto un buon lavoro, sono contento. Il mio mestiere è fare quel lavoro lì, è tutta la vita che predico per l’impegno civile che occorre fare i conti. Mi hanno fatto fare i conti e sono contento”. A Radio Capital, il capo della commissione Tav, Marco Ponti, risponde anche alle dichiarazioni di Foietta, che ha parlato di “analisi truffa”: “quello è pagato, io no, gli farò causa, ma ormai non merita nemmeno che gli faccia causa quel signore lì”. “Non mi frega niente della vicenda attuale” ha proseguito Ponti, aggiungendo che la sua speranza è che “la cultura del fare i conti permanga come nei Paesi sviluppati, perché l’obiettivo non è la Torino-Lione, l’obiettivo principale di questa cultura è quella di fare i conti, poi la decisione è politica. L’obiettivo mio è ragionevolmente raggiunto, poi ogni parte politica strilla, ma quelli pagati dovrebbero stare un po’ più zitti”.

L’accusa generale al lavoro della commissione è di essere di parte. Un accusa non nuova, che la pubblicazione dei risultati ha rinfocolato, e alla quale si è unito il Comité Transalpine Lyon-Turin. Secondo i francesi l’analisi costi-benefici sulla Tav è “straordinariamente di parte”. “Minimizzando i benefici ambientali colossali, Ponti iscrive nella colonna dei costi il mancato introito che rappresenterebbe per lo Stato italiano una diminuzione importante delle tasse sul carburante e dei pedaggi autostradali”. “Per sintetizzare – conclude il comitato francese – meno ci saranno mezzi pesanti e auto sulle Alpi, più il rapporto costi-benefici sarà negativo. Un ragionamento che pesa almeno quanto il Co2” che rappresenta.

“Come ciascuno adesso può vedere da sé, i numeri dell’analisi economica e trasportistica sono estremamente negativi, direi impietosi”, ha commentato il ministro Toninelli. “La valutazione negativa della Torino-Lione che emerge dall’analisi, voglio dirlo in modo chiaro, non è contro la Ue o contro la Francia”, sottolinea Toninelli, aggiungendo che “la decisione finale, come è naturale che sia, spetta ora al Governo stesso nella sua piena collegialità”. Secondo il ministro “non c’è stata nessuna volontà di nascondere alcunché, ma solo quella di rispettare un impegno internazionale al quale fa riferimento anche il Contratto di Governo”, nel quale “abbiamo scritto che bisogna ‘ridiscutere integralmente’, e sottolineo ‘integralmente’, il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia. Anche per questo motivo ho incontrato più volte la mia omologa francese, Elisabeth Borne, con la quale ho concordato circa la necessità di dare al Governo il tempo per svolgere l’analisi e le conseguenti valutazioni, a condizione che tale approfondimento fosse condiviso con la Francia prima di essere reso pubblico. Questa procedura è stata da me spiegata pubblicamente più volte, anche in una comunicazione ufficiale inviata al Parlamento”.

A proposito dei risultati dell’analisi, il ministro osserva: “stiamo parlando di costi che, su un trentennio di esercizio dell’opera, superano i benefici di quasi 8 miliardi, tenendo conto del solo esborso per il completamento. Una cifra che scende appena a 7 miliardi se si considera uno scenario più ‘realistico’ di crescita dell’economia, dei traffici e di cambio modale. Secondo il soggetto proponente, grazie alla nuova linea i flussi di merci su ferro dovrebbero moltiplicarsi magicamente di ben 25 volte da qui al 2059. In realtà, i numeri ci dicono che dovremmo spendere oltre 5 miliardi di fondi pubblici per spostare dalla strada alla ferrovia, se va bene, 2mila o 3mila tir al giorno, quando sulla Tangenziale di Torino, per dare un termine di paragone, passano quotidianamente 60mila mezzi pesanti. Voglio ribadirlo: Lione è una bellissima città, ma è evidente che ci siano altre priorità infrastrutturali in questo Paese”. La valutazione negativa della Torino-Lione che emerge dall’analisi non è contro nessuno, conclude Toninelli: “si configura piuttosto come un prezioso elemento di informazione per indicare a tutti gli interlocutori l’opportunità di verificare se esistano impieghi migliori delle risorse che sarebbero destinate al progetto. In ogni caso da parte mia quanto fatto finora è funzionale all’impegno assunto dal Governo nella sua interezza e nell’interesse dei cittadini”.

“Qualcuno ha polemizzato sull’inserimento, nella valutazione, delle accise sulla benzina che lo Stato perderebbe con il modesto cambio modale. Vorrei far notare che nello scenario ‘realistico’ dell’analisi costi benefici, le accise pesano appena per 1,6 miliardi e non sono certo decisive nel far pendere l’ago della bilancia dalla parte dei costi (opera negativa per 7 miliardi). In più – prosegue Toninelli – ricordo ai favorevoli all’opera che questo parametro era ben presente nell’analisi del 2011, dunque Chiamparino e gli ultrà che traggono ragione di esistere dal Tav non hanno di che stracciarsi le vesti. Anzi, il bilancio economico per gli Stati era assai più disastroso in quello studio: -7 miliardi per i mancati incassi fiscali sui carburanti. Infine, il minor gettito da accise è considerato un costo anche nelle linee guida francesi e comunque c’è un ampio consenso internazionale attorno a questa scelta metodologica, sulla quale non mi sarei comunque mai sognato di forzare o comprimere la totale libertà dei tecnici da me incaricati”. “Dall’altra parte, invece, lo studio della task force del professor Ponti – prosegue il Ministro – è persino troppo generoso quando tratta dei benefici dell’opera e si sofferma sulla decongestione stradale. Infatti essa frutta 2 miliardi nello scenario ‘ottimistico’ e un miliardo in quello ‘realistico’. Ma si tratta in media di risparmi di tempo per chi viaggia su gomma talmente impercettibili, per lo più poche decine di secondi, che in effetti rappresentano un vantaggio economico nullo. Basti dire che sull’intero tragitto da Milano a Lione, il Tav farebbe risparmiare appena un minuto e 20 secondi a chi continua a spostarsi su strada e appena 5 secondi a chi percorre l’intera tangenziale di Torino ogni mattina. Un’inezia”.

Tra le critiche più aspre al lavoro dell’analisi costi benefici sulla Tav, ci sono quelle del mondo dell’impresa. Nel decidere sulla Torino-Lione “auspichiamo che il Governo abbia una unica e grande priorità: l’occupazione, il lavoro. L’apertura di questi cantieri a regime determina 50mila posti di lavoro”, dice il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia. “Se per il Governo questo basta… A noi basta come analisi costi-opportunità, in una fase delicata per l’economia, in cui va messo al centro il lavoro. È una grande occasione per dare lavoro a 50mila persone. Io l’analisi già l’ho fatta: ho dato un dato, a noi basta”. “L’analisi costi benefici per noi significa soltanto 50mila posti di lavoro. A me basterebbe questo in una fase delicata del Paese”, ha sottolineato ancora il leader degli industriali, a margine di un forum organizzato dall’Ucid, l’unione cristiana imprenditori e dirigenti. “Se il lavoro non è centrale in questo Paese evidentemente ci sono altri obiettivi, farebbero bene a spiegarlo a tutti gli italiani, non solo a noi”

“Mi pare si possa parlare di numeri risultato di un lancio di dadi”, una “risposta ideologica ad una promessa elettorale che una parte del Governo sta cercando di mantenere. Siamo di fronte a una foglia di fico a uso e consumo del M5S”. Così Corrado Alberto, presidente dell’Api Torino, commenta l’analisi. “È inutile parlare di competitività di un Paese e di un territorio – osserva – se non si ha il coraggio di effettuare investimenti che devono andare ben al di là di un opinabile calcolo economico”. “Il sistema delle imprese e del lavoro – aggiunge il presidente dell’Api – non può dare nessun credito ad un’analisi che, ad una prima lettura, pare essere stata progettata e redatta con il solo scopo di bocciare un’infrastruttura così complessa e importante come il collegamento ferroviario Tav Torino-Lione. La lungimiranza della politica e delle istituzioni deve andare ben oltre un documento scritto assumendo costi di investimento gonfiati, volumi di traffico dimezzati, benefici ambientali minimi. Parrebbe quasi che togliere Tir dalle strade, rendere più sicuri, regolari e meno costosi i trasporti, creare più lavoro e la possibilità di collegamenti europei migliori, sia un danno per il Paese”.

 

 

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