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Moda, fa l’1,3% del Pil. Aziende big cedono il passo alle ‘follower’

Non solo un vezzo o un vizio per pochi, ma un valore per tutti: il settore della moda, in Italia, porta ricchezza nelle tasche degli imprenditori, ma anche in quelle dello Stato e degli italiani andando ampiamente a incidere sul Pil nazionale: la moda italiana cresce e lo ha fatto anche nel 2017 con un fatturato di 70,4 miliardi. L’incremento rispetto al 2013 è del 28,9%, grazie alle performance del 2015 (+9,9%) e del 2014 (+7%) mentre il ritmo è stato più contenuto nell’ultimo anno (+4,5%). Il settore ha guadagnato così peso nell’economia dove rappresenta l’1,3% del Pil contro l’1,1% del 2013 e impiega 363mila addetti (+19,7% sul 2013 e +4% sul 2016). E questa la fotografia scattata, mentre Milano scalda i motori per la settimana della moda, nel Focus dell’area studi di Mediobanca che analizza 163 aziende made in Italy con un fatturato superiore ai 100 milioni.

Le 15 big (oltre 900 milioni di fatturato a testa) brillano per redditività (ebit margin all’11,6% contro 6,8% delle altre aziende) e liquidità (incidenza sull’indebitamento 139,8% contro 52,2% delle piccole). Ma le 148 aziende ‘follower’ corrono di più: la crescita media annua dei ricavi 2013-2017 è del 9,5% contro il +3,5% delle Top15. Inoltre le 15 maggiori aziende della moda italiane, che nel 2013 godevano di una forte concentrazione dei profitti (avevano generato il 77,7% di quelli aggregati aggregati), hanno perso parte del loro strapotere. Nel 2017 la quota dei profitti aggregati si è ridotta fino al 56,2%, portando a una sostanziale equi-distribuzione degli utili netti tra aziende leader e follower.

Se si guarda, come ha fatto il Focus Moda di Mediobanca, alle 163 imprese del settore prese in esame, emerge un incremento dell’incidenza dell’utile netto sul fatturato, che ha superato il 4,2% del 2013 per arrivare al 5,3% del 2017, grazie anche al minor carico fiscale (tax rate passato dal 41% del 2013 al 25,1% del 2017). A livello generale, i profitti netti cumulati nel 2013-2017 dalle aziende italiane sono stati pari a 15,8 miliardi, in costante aumento nei cinque anni in esame con un cifra record nell’ultimo anno di 3,8 miliardi con utili netti medi giornalieri per azienda pari a 63mila euro (da 38mila nel 2013). Le ottime performance del settore moda hanno trainato anche la forza lavoro che nel 2017, grazie ai 59,8mila nuovi dipendenti (+19,7% sul 2013 e +4% sul 2016), può contare su quasi 363mila occupati. Tornando ai ricavi, tra i comparti domina l’abbigliamento, che totalizza il 40,5% di quelli totali, seguito dalla pelletteria (20,9%) e dall’occhialeria (16,2%). La gioielleria spicca, invece, per crescita media annua delle vendite nel 2013-2017, segnando un +13,3% che supera il +11% della distribuzione e il +6,3% del tessile. Nel complesso i marchi del made in Italy hanno visto crescere le proprie vendite annuali mediamente del 6,6% nel 2013-2017, nonostante il lieve calo della redditività (l’ebit margin è passato dal 9,6% del 2013 all’8,9% del 2017). Il fatturato realizzato all’estero si attesta nel 2017 al 63% delle vendite totali (+22,9% sul 2013), quota superiore a quella registrata dalle principali società manifatturiere italiane (56,7%). A essere più orientati fuori confine sono l’occhialeria (89,8%), il tessile (72,5%) e la pelletteria (66,1%)

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