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SpaceX e il car-sharing verso la Luna

Il ‘car-sharing’ targato SpaceX è partito dalla Air Force Station di Cape Canaveral, in Florida, alle 2.30 italiane. Sul sedile posteriore c’erano un satellite per le comunicazioni indonesiano e un veicolo spaziale sperimentale dell’Air Force Research Laboratory. Accanto al pilota invece il passeggero più importante, il lander israeliano di SpaceIL, che, dopo aver approfittato dello ‘strappo’ fino all’orbita terrestre, punta ad arrivare sulla Luna – e a far entrare Israele nell’esclusivo club di turisti del nostro satellite, insieme a Cina, Russia e Usa. A guidare non c’è nessuno, almeno fisicamente: infatti il razzo Falcon 9 realizzato dalla SpaceX di Elon Musk è a guida autonoma; dopo aver accompagnato i suoi tre passeggeri è tornato sulla Terra, tra le amorevoli braccia di Musk e della nave drone ‘Of course I still love you’, di stazione nell’oceano Atlantico.

Il veicolo spaziale della no-profit israeliana SpaceIL – chiamato Beresheet, termine ebraico per Genesi – impiegherà circa due mesi per raggiungere la Luna. L’atterraggio sarà nel Mare della serenità, sul lato visibile della Luna, l’11 aprile. Prima di arrivarci, il viaggio del veicolo a quattro zampe, delle dimensioni di una lavatrice, prevede svariati giri intorno alla terra, fino a quando non raggiungerà un’orbita abbastanza ampia da agganciarsi alla gravità lunare. Entro un’ora dopo il decollo del razzo di SpaceX, Beresheet stava già rinviando i dati e aveva dispiegato con successo le gambe di atterraggio, secondo SpaceIL.

L’azienda di Elon Musk diventa così sempre più pionera in un’esplorazione spaziale basata su presupposti commerciali totalmente inediti, non solo per il concetto di ‘car-sharing’ spaziale, ma anche per l’abbattimento dei costi stessi dell’esplorazione. SpaceX infatti ha lanciato con successo il suo primo ripetitore di razzi nell’aprile 2016 e da allora ha portato a termine una serie di atterraggi e lanci di razzi usati e ‘ricondizionati’. Secondo il Ceo Elon Musk i razzi di riciclaggio potrebbero aprire l’accesso allo spazio riducendo i costi futuri di 100 volte rispetto a quelli attuali. Per fare un esempio, il Beresheet israeliano, un progetto da 100 mln di dollari, non avrebbe comunque potuto da solo arrivare sulla luna, per i costi troppo elevati di un razzo, e si è dovuto affidare al car-sharing targato Musk.

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