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Cadere sulla Tav sarebbe dignitoso

Sarebbe, tutto sommato, una fine dignitosa. Cadere sulla Tav per il governo giallo-verde potrebbe essere perfino una strada per riabilitare non una ma due forze politiche. Dividersi nettamente su una scelta strategica, rispettando la propria identità e il rapporto con il proprio elettorato, sarebbe una scelta sana. Da una parte la Lega e il suo elettorato del Nord, fisiologicamente favorevole all’infrastruttura perché sensibile a tutte le conseguenze economiche che ne derivano. Dall’altra il Movimento Cinquestelle, nato proprio intorno al senso più ideologico della parola ‘no’, con il ‘no’ alla Tav come uno dei messaggi fondanti della propria proposta politica.

Sulla Torino-Lione la distanza fra i due firmatari del ‘contratto di governo’ è stata evidente fin dalla nascita dell’alleanza. Ma sono prevalsi gli interessi di parte che nella formazione del governo hanno ipotizzato un vantaggio reciproco. Oggi, a distanza di un anno dalle elezioni che hanno prodotto questa maggioranza, è altrettanto chiaro che la Lega e Matteo Salvini hanno capitalizzato tutto quello che era possibile capitalizzare in termini di consenso. Al contrario, Luigi Di Maio e i Cinquestelle stanno pagando proprio il prezzo dei compromessi fatti e la distanza dalle promesse con cui hanno vinto le elezioni.

Anche in queste ore, però, rischia di prevalere il calcolo politico sulle scelte strategiche. Sarà come sempre la convenienza nel breve termine a prevalere su una visione di più ampio respiro. Per questo, nonostante i toni alti e gli ultimatum, sembra difficile che si possa andare veramente fino in fondo. Ci sono ragioni solide per dire sì alla Tav, e la Lega di Salvini non può permettersi di sacrificarle per tenere insieme il fronte giallo-verde. Il ‘no’ grillino, costruito su un’analisi costi-benefici sicuramente arbitraria, resta una posizione sbagliata. Ma è una posizione legittima, identitaria, che una forza che si definisce Movimento dovrebbe difendere con coerenza. Anche rinunciando alle poltrone che sta occupando.

L’impressione però è che si stia ancora lavorando per trovare un ennesimo compromesso al ribasso. E a rimetterci sarebbero, ancora una volta, prima ancora della credibilità di Lega e M5S, gli interessi del Paese.

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