Cerca
Close this search box.

Facebook, il futuro passa dalla privacy

libra facebook

Un nuovo sistema di pagamenti basato su una criptovaluta di proprietà. L’espulsione di personaggi che diffondono odio sulla piattaforma. Un accesso senza precedenti ai database per studiare l’impatto dei social sulle elezioni. E il mutamento radicale di interfaccia e user experience, (“il più grande cambiamento nella storia dell’azienda”, secondo Mark Zuckerberg), tutto incentrato sulla privacy. Dalla conferenza per sviluppatori F8 alle indiscrezioni di stampa, negli ultimi giorni si sono susseguite molte notizie sul presente e il futuro di Facebook. Miglioramenti che l’azienda spera siano sufficienti per risolvere, almeno in parte, i problemi etici posti da un core business che, al netto di ‘maschere’ virtuali più o meno rispettose della privacy, è ancora basato sempre sulla stessa cosa: l’utilizzo a fini commerciali dei dati degli utenti.

I pagamenti digitali

L’ultima novità di Menlo Park, di cui si discuteva già da tempo, riguarda un sistema di pagamento basato su criptovaluta che potrebbe essere utilizzato dai miliardi di utenti di Facebook in tutto il mondo. Il Wall Street Journal rivela che il sistema sarebbe basato su una moneta digitale simile al bitcoin, ma con la sostanziale differenza che avrebbe un valore stabile. Le criptovalute, invece, sono suscettibili a fluttuazioni di valore molto significative. Una differenza che fa quindi ipotizzare non l’utilizzo di una criptovaluta, ma di un token basato, come il Bitcoin, sulle tecnologie Dlt e Blockchain.

Cercandone di prevedere le conseguenze, se ne ha prima una immediatamente finanziaria: questo sistema potrebbe mettere in pericolo le carte di credito perché non imporrebbe le commissioni che invece queste ultime hanno. Ma riflettendo su quello che è già il business di Mark Zuckerberg, si può ipotizzare anche uno scenario parallelo: l’utilizzo dei dati di comportamento d’acquisto degli utenti, che con un sistema di pagamento interno alla piattaforma diventerebbero molto più corposi e precisi. Come quelli che ha Amazon, ad esempio.

Secondo il rapporto del WSJ, Facebook sta reclutando dozzine di società finanziarie e negozi online per lanciare la rete. Il social network potrebbe anche elaborare un metodo per invogliare gli utenti a utilizzare la nuova funzione. Facebook non conferma, e dice soltanto che sta esplorando molte diverse applicazioni per la tecnologia delle criptovalute.

Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, durante la conferenza F8 EPA/JOHN G. MABANGLO

Il contrasto all’odio

Tra le varie critiche mosse a Facebook nel passato, c’è quella al blando controllo posto dal social sui suoi utenti più attivi nella diffusione di ‘hate speech’. Ora, il colosso californiano ha annunciato di voler oscurare dalla sua piattaforma alcuni personaggi di alto profilo per il linguaggio da loro usato sul social media. Tra questi il leader della Nazione dell’Islam Louis Farrakhan, noto per le sue invettive antisemitiche, e l’esponente di estrema destra Alex Jones che col suo InfoWars diffonde teorie del complotto ed era stato già sanzionato da Facebook. Censurato anche l’altro teorico di estrema destra Milo Yannopoulos, vicino all’ex stratega di Donald Trump Steve Bannon.

Facebook ha definito i contenuti epurati dalla sua piattaforma “pericolosi” e in violazione della policy del social media fondato da Mark Zuckerberg, che ha dichiarato tolleranza zero contro ogni forma di manifestazione di odio. Rimossi non solo gli account dei personaggi finiti nella black list ma anche le pagine dei fan e dei gruppi affiliati.

L’impatto sulla politica

Le polemiche dopo le elezioni americane, le influenze russe e lo scandalo Cambridge Analytica – la società britannica di consulenza che ha avuto accesso alle informazioni personali di 87 milioni di utenti – hanno impartito al mondo una lezione importante: i social ormai possono giocare un ruolo fondamentale nello spostamento di voti. Anche qui, Facebook cerca ora di dimostrarsi più trasparente, e apre le porte della sua banca dati agli studiosi che indagano sul ruolo dei social media nelle elezioni, e quindi nella democrazia. La società ha reso noto che una sessantina di ricercatori di 30 università in 11 Paesi avranno accesso a dati normalmente preclusi, perché protetti per questioni di privacy. Tra le nazioni c’è anche l’Italia, con un progetto dell’università di Urbino Carlo Bo che mira ad approfondire le interazioni social relative alle notizie di stampa nel periodo delle elezioni politiche 2018. A selezionare i progetti di ricerca sono stati due enti indipendenti: il Social Science One e il Social Science Research Council.

Già un anno fa il social di Zuckerberg aveva annunciato l’impegno a sostenere l’approfondimento accademico dell’impatto dei social sulle elezioni: ora ha precisato di non avere alcun ruolo nella scelta dei progetti, né diritto a vedere o ad autorizzare i risultati delle ricerche prima della loro pubblicazione. Tra le informazioni a cui i ricercatori selezionati avranno accesso, ci sono i dati sulle inserzioni politiche, i link a pagine esterne condivisi da almeno cento utenti e gli strumenti per tracciare la popolarità di notizie e altri post pubblici. Tutti i dati – sottolinea Facebook – sono resi anonimi per tutelare la privacy degli utenti.

Un partecipante dellF8 prova l Oculus Quest a San Jose, California, USA, 30 April 2019. EPA/JOHN G. MABANGLO

La privacy e “il più grande cambiamento della storia dell’azienda”

Dal palco dell’F8 il leader di Facebook ha annunciato parecchie novità, tra le quali gli Oculus Rift S e Oculus Quest, nuovi visori per la realtà virtuale, e Portal, lo smart speaker già lanciato in America che verrà potenziato con integrazioni con le app di messaggistica del gruppo. Cambierà l’interfaccia della stessa Facebook – non dominerà più il blu ma il bianco, per una scelta estetica che preme su pulizia e semplicità – mentre l’aggiornamento più corposo – e più sintomatico della ricerca di Zuckerberg di una filosofia più ‘intima’ a guidare il social – riguarda i gruppi, con con un nuovo feed personalizzato dedicato saranno “centrali” e “importanti quanto gli amici”. La nuova app inizierà pian piano a diffondersi sin da subito, mentre la versione desktop sarà disponibile “nei prossimi mesi”.

Ma il cambiamento da sottolineare, che la novità sui gruppi testimonia in maniera esemplare, è la svolta sulla privacy: una serie di nuovi prodotti che vanno a formare il “più grande cambiamento nella storia della compagnia”. Facebook ha sviluppato applicazioni tutte incentrate su “messaggi privati, storie, piccoli gruppi, pagamenti sicuri”. A guidare il processo di sviluppo (non solo di Facebook ma anche delle sorelle Instagram, Whatsapp e Messenger) sei principi: sicurezza, interoperabilità tra app (dell’azienda, si intende) crittografia, interazioni private, sicurezza dei dati e riduzione del tempo di conservazione degli stessi dati da parte dell’azienda. Principi che “cambiano radicalmente il modo in cui gestiremo la società”, dice Zuckerberg.

Una demo di Portal durantela conferenza per sviluppatori F8 EPA/JOHN G. MABANGLO

L’apertura alla Ftc

Non bisogna dimenticare che tutte le novità di Menlo Park arrivano quando ancora pende su Zuckerberg una multa (dai 3 ai 5 mld di dollari) per lo scandalo Cambridge Analytica. E Facebook ha già messo da parte i soldi per coprirla. Ma oltre a questo potrebbe anche rinunciare in parte alla sua autonomia, per sistemare le cose con la Federal Trade Commission (Ftc) statunitense, che nelle sue indagini accusa l’azienda di non aver protetto i dati degli utenti. Secondo Politico.com, come riportato dall’Ansa, il social network starebbe negoziando un accordo che lo impegnerebbe a creare un comitato di vigilanza indipendente sulla privacy, e a nominare un responsabile dei dati personali approvato da Washington. Il comitato di supervisione si riunirebbe ogni tre mesi ed emanerebbe rapporti periodici in tema di privacy; a farne parte potrebbero essere anche i membri del Cda di Facebook. Sempre secondo le fonti, la Ftc avrebbe un potere di veto sulla scelta del manager responsabile della privacy. Al momento, tuttavia, l’accordo è in via di definizione e non sono chiari i poteri né del manager, né del comitato.

Zuckerberg sarebbe “responsabile designato per la conformità”, avrebbe la responsabilità dell’attuazione delle politiche sulla privacy, sarebbe tenuto a rispondere personalmente di come Facebook gestisce la questione dei dati personali: di fatto, soprattutto se le indiscrezioni fossero confermate, al di là delle modifiche apportate ‘spontaneamente’ da Facebook il cerchio delle autorità intorno alle politiche di privacy del social si sta stringendo. Anche in Italia.

Il Tar chiede chiarimenti

Anche da noi infatti Zuckerberg deve affrontare una multa, anche se di minore entità rispetto a quella dell’Ftd, e recentemente ha perlomeno guadagnato un po’ di tempo: in cambio, deve offrire trasparenza. Due mesi di tempo sono infatti stati concessi dal Tar del Lazio a Facebook per fornire dettagliati chiarimenti sulla modifica delle proprie condizioni d’uso in merito alle modalità di utilizzo dei dati dei consumatori. È l’esito dell’udienza dei due maxi ricorsi amministrativi con i quali Facebook Ireland Ltd. e la sua controllante Facebook Inc. contesta le multe per 10 milioni di euro complessivi inflitte nel dicembre scorso dall’Antitrust per violazioni del Codice del consumo.

L’Antitrust accertò che Facebook induce ingannevolmente gli utenti consumatori a registrarsi nella sua piattaforma, non informandoli adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, dell’attività di raccolta, con intento commerciale, dei dati da loro forniti, e, più in generale, delle finalità remunerative che sottendono la fornitura del servizio di social network, enfatizzando solo il fatto che si tratta di un servizio gratuito. In più, sempre per l’Autorità, Facebook attuerebbe una pratica aggressiva in quanto eserciterebbe un condizionamento nei confronti dei consumatori registrati, i quali subirebbero, senza espresso e preventivo consenso, la trasmissione dei propri dati a siti web/app di terzi, e viceversa, per finalità commerciali.

A gennaio il Tar ha detto che i ricorsi “per l’estrema complessità delle questioni poste”, andavano approfonditi, sospendendo l’efficacia dei provvedimenti dell’Autorità e imponendo l’obbligo “di esporre e pubblicare la dichiarazione rettificativa, in considerazione delle difficoltà tecniche prospettate, anche in ordine ai tempi necessari per la completa ottemperanza”. Adesso, considerando che all’udienza è stato dato avviso che Facebook ha annunciato la volontà di modificare le proprie condizioni d’uso, chiarendo le modalità di utilizzo dei dati dei consumatori ed impegnandosi a effettuare talune modifiche in coerenza con le richieste pervenute dalla Commissione europea e dalle Autorità nazionali di tutela dei consumatori, il Tar ha ritenuto opportuno acquisire chiarimenti in ordine di aspetti che si rivelerebbero fondamentali per stabilire il merito della multa: “il tenore delle informazioni relative all’utilizzo dei dati che saranno rilasciate ai consumatori; la tipologia di misure che saranno adottate da Facebook per porre in essere le modifiche richieste; il contenuto dell’impegno assunto con la Commissione europea in ordine all’implementazione di tali modifiche, ivi compresa l’eventuale previsione di un termine entro il quale completarle”. Prossima udienza il 18 dicembre.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.