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Cooperazione, l’allarme di Asvis: l’Italia diminuisce i fondi

asvis enrico giovannini

“I fondi destinati dall’Italia alla cooperazione diminuiscono invece di aumentare, allontanandoci dall’obiettivo richiesto dall’Agenda 2030 e su cui ci siamo impegnati”. L’Asvis, con il suo portavoce Enrico Giovannini, ha scelto proprio l’appuntamento dedicato alla cooperazione internazionale, l’Exco 2019 della Fiera di Roma, per lanciare l’allarme sulla situazione italiana: siamo il Paese del G7 che nel 2018 ha registrato il calo più significativo negli aiuti allo sviluppo rispetto all’anno precedente, il 15% in meno. Un calo, secondo l’Asvis, dovuto in buona parte alla ridotta spesa per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo.

“Sono necessari sforzi maggiori per allocare e gestire fondi di aiuto pubblico allo sviluppo concentrandoli verso gli obiettivi fondamentali della lotta alla povertà e alle disuguaglianze”, ha detto Giovannini presentando il rapporto dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile alla platea dell’Exco durante l’incontro ‘Finanziare lo sviluppo sostenibile: il partenariato globale, dalla teoria alla pratica’, al quale ha partecipato, con una breve dichiarazione, anche Luigi di Maio.

di maio exco 2019

Il Vicepremier, come l’Asvis, ha ricordato gli impegni affermati dall’Agenda 2030 (il cosiddetto Goal 17), che prevedono che i paesi più sviluppati destinino all’aiuto pubblico allo sviluppo lo 0,7% del Reddito nazionale lordo e lo 0,20% ai paesi più poveri. Ha anche ricordato il collegamento che c’è tra sviluppo dei Paesi africani e fenomeni migratori, dicendo che “l’Italia ha agito con determinazione”. Ma secondo il Rapporto Asvis il problema è da ricondurre proprio al tema della gestione delle migrazioni: nel 2017 si era raggiunta la spesa di 5 miliardi in Italia, pari allo 0,30% del Reddito nazionale lordo, per gli aiuti allo sviluppo. La quota era però composta, per oltre un terzo del suo valore, dai costi per i rifugiati in Italia. Da cui il calo registrato l’anno successivo.

Nello specifico, nel 2013, con una spesa di 2.979 mln di euro, l’Italia aveva invertito la forte tendenza alla diminuzione dei fondi per l’Aiuto pubblico allo sviluppo (APS) che durava da oltre un decennio, e la crescita era continuata fino al 2017, dove si è raggiunta la spesa di 5.079 milioni. Si era passati quindi dallo 0,17% del Pil allo 0,30%. Però l’APS contabilizzato nel 2017 era composto, per oltre un terzo del suo valore, dai costi per i rifugiati in Italia. Secondo le stime OECD-DAC, fa sapere l’Asvis, tra il 2017 e il 2018 l’APS italiano è passato da 5.858 milioni a 5.005 milioni di dollari, con un calo di circa il 15%. La causa, come detto, è l’accoglienza: il flusso di rifugiati si è sostanzialmente ridotto dal 2017, dice l’Asvis, per effetto della recente Legge 132/18 su immigrazione e sicurezza che prevede una ‘razionalizzazione’ della spesa in accoglienza.

L’Asvis, a questo proposito, “chiede all’Italia sforzi maggiori per allocare e gestire fondi APS verso il loro scopo originario di lotta alla povertà e alla disuguaglianza nei paesi partner”, si legge in una nota. “Proprio perché lo scopo dell’APS deve essere, per definizione dell’OCSE-DAC, la lotta alla povertà, occorre astenersi dall’utilizzare la cooperazione allo sviluppo per arginare i flussi migratori verso l’Italia e l’Europa; bisogna salvaguardare un approccio multilivello e coerente, dalla cooperazione alla ricerca e soccorso in mare, alle politiche di integrazione”.

L’Agenda 2030, ha detto Giovannini, “richiede anche un grande sforzo da parte delle imprese e del settore privato in generale. Occorre assicurare alla cooperazione risorse e strumenti, identificando ruoli e responsabilità, prevedendo l’impatto delle azioni basate sul rispetto delle norme e dei diritti”.

 

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