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Rivoluzione digitale, Agid: le Pa non sono pronte, manca la governance

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Le nuove tecnologie (il 5G, la blockchain, l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose) “impongono a ogni paese di adeguarsi a uno scenario in impetuosa accelerazione”. E se l’Italia vuole accettare la sfida, deve prepararsi. Deve investire in strutture che la sappiano gestire. Deve rispondere a quello che, secondo l’Agid, è il suo problema principale: la mancanza di governance sull’innovazione.

Una fotografia dello stato di preaparazione attuale della Pa italiana per la rivoluzione tecnologica l’ha fornita proprio la direttrice generale dell’Agenzia per l’Italia digitale, Teresa Alvaro, durante un’audizione in commissione Trasporti della Camera, sull’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G e alla gestione dei big data. Per capire quanto il tempo per le indagini conoscitive sia sempre più risicato, basta guardare al 5G: “stime dicono che entro il 2020 passeremo da circa 6,4 miliardi di dispositivi attivi e connessi alla rete a circa 20,8 miliardi, dando vita a un sistema nervoso di economia digitale con cui dobbiamo confrontarci e che impone sfide impegnative soprattutto sulla cyber security”, avverte Alvaro.

Altri esempi sono l’intelligenza artificiale e la blockchain, “tecnologie che devono essere utilizzate anche nella Pa e nel rinnovamento dei servizi offerti”. Ma, per farlo, sottolinea la direttrice dell’Agid, “questi dovrebbero prima essere re-ingegnerizzati”.

Il problema, quindi, è sempre lo stesso: la governance. Se nella Pubblica amministrazione si decide di accettare la sfida dell’innovazione “bisogna investire in strutture che si occupano di digitalizzazione e in questo caso il problema principale è di governance: i progetti digitali richiedono di essere monitorati e per farlo serve un trasferimento di cultura all’interno delle amministrazioni”. Se si considera che in questa sfida è proprio l’Agid ad avere un ruolo da protagonista, ci si trova di fronte a un paradosso. “La missione affidata ad Agid è sfidante, ma le risorse che abbiamo a disposizione sono pochissime, le persone operative sono 80”, ha continuato Alvaro, aggiungendo che “con queste risorse lavoriamo comunque”. Ad esempio sui responsabili per la transizione digitale “stiamo lavorando con le Regioni, l’Anci e l’associazione delle Province per indicare chi sono queste figure, cosa devono fare e come possono portare un cambio culturale all’interno delle amministrazioni”. Per l’Agid “è estremamente difficoltoso capire come si muove l’innovazione in Italia perché spesso manca il coordinamento”, ha sottolineato la direttrice.

Per quanto riguarda le linee guida che l’Agid deve diramare sulla blockchain “abbiamo condotto un’analisi tecnica per individuare i problemi prima che si creino e per cautela – data la portata innovativa dell’argomento – abbiamo ritenuto di dover inserire nel gruppo di lavoro anche rappresentanti del Garante Privacy, dell’avvocatura e della sicurezza”. Le linee guida Agid saranno poi anche sottoposte “a un processo di consultazione pubblica per avere un avviso completo da parte di tutte le componenti che dovranno poi usare la blockchain”, ha detto Alvaro.

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