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Fintech e portafogli digitali, startup batte banca

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Il fintech sta ribaltando le forze in campo, con gli istituti di credito che hanno scelto di allearsi con le aziende fortemente innovative. I maggiori benefici saranno per i clienti.

Dell’arena immaginaria tra le banche tradizionali e le tecnologie finanziarie delle nuove startup, il fintech ha stravinto. Se fino a poco tempo fa gli istituti vedevano il mondo dell’innovazione bancaria come una minaccia, oggi sembrano essersi rassegnati all’avanzare della digitalizzazione e al cambio di passo nella fruizione di servizi bancari da parte dei clienti. Se non puoi batterli, alleati con loro: è quello che sta facendo, secondo il Global FinTech Report 2017 di PWC, il 41% degli operatori finance tradizionali, che ha avviato partnership con aziende fortemente innovative.

D’altronde, la banca fisica non attira più i clienti, sempre più propensi a utilizzare il digitale per effettuare pagamenti dal proprio smartphone oppure per fruire di tutta una gamma di servizi una volta appannaggio degli istituti di credito: dai prestiti ai mutui, dalle assicurazioni agli acquisti. Secondo l’indagine di Bankitalia sull’onerosità dei conti correnti, nel 2017 la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta, ed è pari a 79,4 euro (1,8 euro in più rispetto all’anno precedente). Un conto corrente online costa molto meno: sempre nel 2017, secondo Bankitalia, la spesa di gestione di questi conti è stata di 15,3 euro, con un aumento anno su anno di 0,6 euro. A questo dato si aggiunge quello sulla contrazione delle filiali bancarie, che sono diminuite, secondo un report di Abi su dati Bankitalia, del 5,5% dal 2016 al 2017 e quasi del 20% dal 2008. Meno filiali, molte più app.

Anche se gli italiani sono meno propensi ad usare le banche online rispetto alla media europea, la fetta di clienti dell’e-banking sta crescendo: secondo i dati Eurostat, arriva al 31% la percentuale delle persone che sceglie la banca online (contro il 51% della media Ue), ma i giovani stanno sostituendo totalmente la banca tradizionale con servizi a cui si accede esclusivamente dal web. Sono 11 milioni gli italiani che hanno provato almeno una volta un servizio fintech nel 2018, circa il 54% in più rispetto all’anno precedente (i dati sono dell’Osservatorio fintech & insurtech del Politecnico di Milano con Nielsen Italia).

Proprio a questi clienti si rivolgono le molte startup fintech specializzate soprattutto in pagamenti digitali (con una buona fetta di società che sta crescendo nell’insurtech, ovvero nelle assicurazioni). Il 2018 è stato un anno record per il settore. L’Osservatorio fintech & insurtech ha contato, nel 2018, 1.210 startup fintech a livello globale con almeno 1 milione di dollari di finanziamento nel periodo 2016-2018, per un totale di 43,7 miliardi di dollari raccolti (contro i 25,7 del 2017).

Per quanto riguarda gli investimenti, la parte del leone la fanno ancora gli Stati Uniti, seguiti dalla Cina, sede di quattro delle prime cinque startup al mondo per finanziamenti ricevuti. In Italia ci sono 8 startup che hanno superato la soglia del milione di dollari di finanziamenti, per un totale di 44 milioni complessivi. La maggior parte delle startup fintech si focalizza sui servizi relativi a banking e pagamenti, e non sembra essere interessata a collaborare con le banche tradizionali: si punta, invece, a sostituirsi agli istituti di credito ponendosi come concorrente (secondo il report dell’Osservatorio, ben il 70% delle startup sceglie questo percorso).

In Italia la prima startup da nominare è Satispay, che ha confermato l’intenzione di lanciare, nel 2019, un round di serie C da 50 milioni di euro, dopo averne già raccolti circa 42. Fondata nel 2015 da Alberto Dalmasso e Dario Brignone con Samuele Pinta, Satispay ha inventato un’app-portafoglio che consente di effettuare vari pagamenti con il telefono, collegato al proprio iban. L’app ha stretto convenzioni con oltre 50 mila esercenti in Italia, e conta più di 400 mila utenti attivi.

Sempre nel settore dei pagamenti c’è Tinaba, l’app che permette di inviare pagamenti a esercenti o privati, fare collette o condividere il denaro. A differenza di Satispay, però, Tinaba consente di inviare denaro solo a chi utilizza l’app. Tinaba è stata fondata da Matteo Arpe che è il principale azionista di Banca Profilo a cui l’app è connessa. Tinaba ha stretto una partnership con Alipay – la piattaforma di pagamenti che fa parte del colosso Alibaba Group – per permettere ai turisti cinesi di pagare spostamenti in taxi e acquisti direttamente con il cellulare, usando la propria mobile app Alipay presso esercenti convenzionati Tinaba.

Per gestire i propri risparmi e ricevere consigli sugli investimenti si può scaricare, invece, l’app di Oval Money, startup fintech co-fondata da Benedetta Arese Lucini partecipata Intesa San Paolo: funziona collegando le proprie attività a un sistema di “auto-tassazione” che permette all’utente di mettere da parte dei risparmi.

Di gestione di risparmio e consulenza finanziaria si occupa, poi, Moneyfarm che nel 2018 ha raccolto 46 milioni di euro con un aumento di capitale guidato dal gruppo Allianz e da United Ventures. Moneyfarm è stata fondata nel 2011 da Paolo Galvani e Giovanni Daprà e attualmente ha sedi in Italia e nel Regno Unito. Moneyfarm rientra nella categoria del robo-advisoring, cioè usa software come consulenti per la gestione finanziaria; anche Euclidea Sim – società intermediazione mobiliare – fondata nel 2015, utilizza l’intelligenza artificiale per le sue consulenze patrimoniali: la società ha recentemente ottenuto l’autorizzazione dalla Consob a fare consulenza in materia di investimenti.

Le nuove società fintech, tuttavia, non si occupano solo di pagamenti e gestione dei risparmi: Homepal, per esempio, è il portale per la compravendita di case tra privati, che ha cambiato il settore del real estate togliendo ogni intermediario tra venditore e compratore. Poi ci sono le assicurazioni, dove la startup insurtech Yolo ha fatto parlare recentemente di sé grazie all’investimento di 5 mln da parte di Intesa San Paolo. Yolo è nata nel 2017 da un’idea di Simone Ranucci Brandimarte e Gianluca De Cobelli: tramite l’app l’utente può sottoscrivere polizze anche su base giornaliera o mensile. Per i prestiti peer2peer c’è Borsa del Credito, mentre Credimi ha avuto successo con l’intuizione di accorciare i tempi di pagamento, anticipando i crediti commerciali e trasformando le fatture in liquidità nel giro di pochi giorni.

Articolo di Carlotta Balena apparso sul numero di Fortune Italia di marzo 2019.

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