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Amazzonia, il primo a muoversi è Macron: stop agli accordi Ue-Brasile

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L’Amazzonia in fiamme è una priorità, “una situazione di grave emergenza” che deve essere discussa al G7 di Biarritz, Francia, dice la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ribadendo tra l’altro il concetto già espresso dal presidente francese Emmanuel Macron, che prima ha scatenato su Twitter l’ira del capo di Stato brasiliano Jair Bolsonaro (probabilmente tra gli uomini più odiati del mondo social, al momento), e poi ha rilanciato: “tenendo conto dell’atteggiamento del Brasile di queste ultime settimane”, il presidente francese ritiene che il collega brasiliano abbia “mentito” sui propri impegni in favore del clima durante il G20 di Osaka. Lo riferisce l’Eliseo aggiungendo che “in queste condizioni, la Francia si oppone all’accordo” di libero scambio Ue-Mercosur.

Una nota durissima che, mettendo a rischio l’accordo raggiunto a fine giugno tra i Paesi europei e quelli sudamericani (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay), costituirebbe di fatto l’unica iniziativa internazionale all’orizzonte (finora) per spaventare il governo di Bolsonaro abbastanza da indurlo a porre un limite alle deforestazioni e agli incendi di una foresta che produce il 20% dell’ossigeno del pianeta e che rappresenta uno dei grandi scudi naturali contro il riscaldamento globale. Da quando si è insediato Bolsonaro il numero degli incendi è aumentato in maniera esponenziale, fino a provocare la movimentazione (esclusivamente social, per ora) del #PrayforAmazonas. E alla reazione di Macron, con la presidenza francese del G7 che ora lavora a “iniziative concrete”.

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In questa immagine satellitare del 15 agosto della Satellite image ©2019 Maxar Technologies, si vede il fuoco bruciare nello Stato di Rondonia, in Brasile, in un bacino amazzonico del nord della regione. L’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile, che monitora deforestazione e incendi, ha detto che il Paese ha visto un numero di incendi record quest’anno, un aumento dell’84 percento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli Stati più colpiti sono Mato Grosso, Para e Amazonas. (Satellite image ©2019 Maxar Technologies via AP).

Gli incendi in Amazzonia sono “terribili e pericolosi non solo per il Brasile e per tutti i Paesi coinvolti ma anche per il mondo intero perché la foresta pluviale è di grande importanza per il sistema globale del clima”, ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, in conferenza stampa a Berlino. “Non è esagerato definirla il polmone verde del mondo”, ha proseguito il portavoce.

“Questa non è più una crisi ambientale, adesso è diventata economica e commerciale, e il Brasile potrebbe soffrirne le conseguenze”, ha detto una fonte ufficiale che non ha voluto identificarsi, citata dal G1 – il sito news del gruppo Globo – descrivendo la preoccupazione crescente dell’esecutivo Bolsonaro. Jamil Chade, blogger del sito UOL, legato alla Folha di Sao Paulo, ha osservato che “l’accordo commerciale fra l’Unione Europea e il Mercosur è ormai a rischio, dopo che Francia e Irlanda hanno annunciato che potrebbero mettere il veto a causa della posizione brasiliana sul cambiamento climatico”. “I paesi del G7 potrebbero lanciare un appello perché il Brasile si impegni a rilanciare iniziative come il Fondo Amazzonia (dal quale si sono ritirati i due principali paesi donatori, Germania e Norvegia) o semplicemente accetti risorse dall’estero: in tutt’e due i casi questo comporterebbe un monitoraggio estero di quello che avviene in Brasile, per impedire un ulteriore smantellamento della politica di protezione ambientale del paese”, aggiunge Chade. Rubens Ricupero, ex ministro dell’Ambiente (1993-94) ha commentato che “quello che sta succedendo ricorda un episodio sinistro della nostra storia: la fine del traffico di schiavi. C’è voluto che gli inglesi cominciassero a catturare navi di schiavi nelle nostre acque territoriali, e perfino dentro ai nostri porti, perché il governo imperiale si decidesse ad abolire il traffico di schiavi nel 1850: è forse questo che vuole Bolsonaro?”.

19 August 2019, Brasile, San Paulo: nella foto il cielo oscurato di San Paulo. I residenti raccontano anche di una pioggia completamente nera. Gli studi di due università confermano residui di incendi nella pioggia stessa, riporta il sito G1. Photo by: Andre Lucas/picture-alliance/dpa/AP Images

Bolsonaro, che finora si era limitato ad accusare le Ong, colpevoli di aver appiccato il fuoco per motivi a dir poco confusi, sembra vicino a un qualche provvedimento per l’emergenza: ha annunciato che il suo governo probabilmente ricorrerà alle forze armate per combattere gli incendi nella foresta amazzonica, dopo una riunione d’urgenza del suo gabinetto di crisi tenutasi ieri notte a Brasilia. Interrogato dai cronisti sulla possibilità di impiegare unità militari per occuparsi della situazione in Amazzonia, Bolsonaro ha detto che “la tendenza è quella”, aggiungendo che “chiuderemo la questione questa mattina”, in una riunione di governo. Legalmente, il capo dello Stato brasiliano può usare le forze armate per affrontare emergenze sul territorio nazionale attraverso un decreto. Durante la riunione tenutasi nella notte scorsa a Brasilia – alla quale hanno partecipato i ministri per l’Ambiente, gli Esteri, la Sicurezza e l’Agricoltura – Bolsonaro ha ordinato a tutti i dicasteri di mobilitarsi per “monitorare e combattere gli incendi nella regione dell’Amazzonia”, con l’obiettivo di “preservare e difendere la foresta amazzonica, patrimonio nazionale”.

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