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Alitalia e Atlantia, scelta industriale o ricatto?

L’intrigo che lega il salvataggio di Alitalia e il dossier concessioni autostradali, con al centro Atlantia, sta diventando un vero e proprio caso di scuola. Ci sono dentro tanti degli elementi che stanno pesando sulla politica industriale italiana: il ruolo dello Stato, e della politica, la carenza di risorse e di investitori, la mancanza di una visione di lungo periodo. Tutti fattori che nella storia di Alitalia, recente e meno recente, si sono intrecciati in un concatenarsi di fallimenti, operazioni di rilancio e nuove fasi di crisi.

Ora, con il coinvolgimento della holding dei Benetton, che controlla Adr e Autostrade per l’Italia, il quadro si è arricchito di un nuovo elemento: la vicenda Alitalia si lega a quella delle concessioni autostradali, diventata fortemente politicizzata dopo il crollo del Ponte Morandi e la conseguente, per molti versi giustificata, caccia al colpevole.

Nelle ultime settimane qualcosa si è mosso. C’è stato il passo indietro di Giovanni Castellucci, l’uomo che ha costruito Atlantia nel suo profilo di holding con interessi diversificati nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, a partire da autostrade e aeroporti. È cambiato il governo, con il Pd a sostituire la Lega nell’alleanza con i Cinquestelle.

Resta sul tavolo però l’equivoco principale. Si lega inevitabilmente la scelta di Atlantia di intervenire in Alitalia alla merce di scambio che si ipotizza possa essere stata messa sul tavolo: un atteggiamento ‘più morbido’ nella revisione delle concessioni autostradali. È la logica con cui si leggono tutti gli ultimi passaggi della vicenda. Fino all’ultimo, la lettera con cui la società ha avvertito il governo: non ci sarebbero le condizioni, vista proprio l’incertezza sul fronte concessioni, per imbarcarsi in un’operazione tanto complessa come l’ennesimo salvataggio di Alitalia. È stata da subito chiara la reazione del governo. “Non seguo il tema Alitalia, il dossier è sulla scrivania del ministro Patuanelli che sta lavorando. Dopo di che non sottostiamo ai ricatti di nessuno, credo che bisogna lavorare per far funzionare le cose”, dice il vice ministro allo sviluppo economico, Stefano Buffagni. Poi è stato il premier Giuseppe Conte a tornare sul tema: “Alitalia è una questione, le concessioni autostradali un’altra. No alle commistioni”.

La parola ricatto, anche edulcorata nella versione commistione, ricorre. Il problema, però, è capire chi ricatta chi e anche qual è l’oggetto del ricatto. Se il ricattatore è Atlantia, lo schema è semplice: se volete l’intervento su Alitalia, comportatevi bene sulle concessioni. Se, invece, il ricattatore è la politica lo schema si capovolge: o intervieni su Alitalia o saltano completamente le concessioni. In un caso e nell’altro, sarebbe il caso di evitare di fare l’ennesima scelta industriale sostenuta solo da una convenienza contingente.

Le domande che dovrebbero essere messe sul tavolo sono ben più lineari. Ha senso industriale il coinvolgimento di Atlantia in Alitalia e a quali condizioni? È compatibile con il resto delle attività del Gruppo? Il partner individuato per Alitalia, Delta, è quello giusto? In attesa di risposte, la tensione resta alta.

 

 

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