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Partita collaborazione tra Sky e Netflix, unico ambiente visione

Dopo Gran Bretagna e Germania, è arrivata anche in Italia, dal 9 ottobre, la partnership tra Sky e Netflix, che permette di combinare il servizio Netflix, con tutti i suoi contenuti e funzionalità, alle serie TV più premiate, agli show, alle produzioni originali e a tutto l’intrattenimento dell’offerta Sky.

Una rivoluzione che permette di unire le due library in un unico ambiente condiviso, quello di Sky Q, arricchendo l’esperienza di visione dei clienti Sky. Gli abbonati a Sky Q avranno la possibilità di iscrivere il loro abbonamento a Netflix, accedendo ad un prezzo più conveniente. Grazie all’accordo i clienti Sky Q con Sky TV e Sky Famiglia possono da subito sottoscrivere l’offerta. L’offerta Intrattenimento Plus sarà inoltre disponibile entro dicembre anche per tutti i nuovi clienti Sky che la potranno attivare al momento dell’acquisto del proprio abbonamento. Dopo gli accordi con Spotify e Dazn, Sky potenzia così la propria piattaforma di distribuzione creando un unico ambiente di visione, aggregando i contenuti e facilitandone la visione per gli utenti.

Una partnership che serve soprattutto a Netflix a raggiungere un target di pubblico diverso da quello a cui è solitamente abituato e a contrastare il calo degli abbonamenti. Dal 2015, anno del lancio di Netflix in Italia, ad oggi la piattaforma è cresciuta ma negli ultimi mesi, stando ai numeri, ha mostrato segni di stanchezza: la crescita sta rallentando a livello mondiale. In Italia non ha mai raggiunto livelli realmente in linea con gli altri Paesi europei. Mentre in Gran Bretagna gli abbonati sono 10 milioni, e 6 milioni in Germania, in Italia i numeri sono molto inferiori: secondo le ultime dichiarazioni del fondatore e Ceo di Netflix Reed Hastings gli abbonati italiani sono 2 milioni.

In questa fase dunque la partnership Sky-Netflix rappresenta soprattutto un’opportunità per la piattaforma ott (over the top, ndr) di raggiungere un pubblico, quello di Sky appunto, più “strutturato”, per allargare la propria base clienti in una fase di “saturazione dei mercati”. Netflix potrà così raggiungere i 24 milioni di abbonati a Sky in Europa, creando facile accesso ai clienti della pay tv meno giovani e più fidelizzati.

Si tratta di un’evoluzione interessante del mercato che riconosce negli operatori tradizionali, come le pay tv, un ruolo decisivo per lo sviluppo di strategie distributive che coinvolgano tutte le modalità trasmissive fino ad ora esistenti, evitando la cannibalizzazione di una sull’altra ma anzi integrandole, e che richiede sempre maggiori investimenti.

Quella di Netflix non è l’unica partnership in Italia: la società guidata da Reed Hastings, infatti, ha appena siglato un accordo di co-produzione con Mediaset per produrre sette film che prima andranno su Netflix e subito dopo sulla tv del Biscione. “Investiremo 200 milioni di euro in contenuti in Italia nei prossimi due anni” ha affermato in conferenza stampa Hastings, che ha anche annunciato l’apertura di una sede stabile in Italia. Si tratta del primo vero grosso investimento di Netflix in produzioni italiane. Tradizionalmente, infatti, in questi anni sono state soprattutto le tv tradizionali a spendere in infrastrutture e personale e ad investire miliardi di euro nei Paesi in cui operano. Sky Italia nel solo esercizio 2018 ha versato lo stipendio a 2.773 dipendenti diretti e ha investito, dal 2003 ad oggi, 28 miliardi di euro. Mediaset ha speso mediamente 1 miliardo all’anno negli ultimi dieci anni; due miliardi di euro i costi operativi della Rai solo nel 2018, con investimenti in programmi per 433,2 milioni di euro. Dati che mostrano plasticamente gli sforzi delle televisioni tradizionali in investimenti che alimentano l’economia del Paese.

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