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Concessioni autostrade, ora parole chiare

Nell’ubriacatura sulle possibili nazionalizzazioni di queste ultime settimane – non passa giorno che non le si invochi, vuoi per Ilva, vuoi per Alitalia, che non si testino le opinioni degli italiani sul ritorno, sotto nuove vesti, di Invitalia come di Cdp, della vecchia Iri e dello Stato imprenditore – rischiano di finire, senza un’adeguata analisi e discussione pubblica, anche le concessioni per le autostrade.

Nessuna parola chiara si è ancora udita dalla bocca degli esponenti del governo o della maggioranza che continuano a invocare la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, di tutti i tronchi o di quelli che attraversano la Liguria a seconda, su cosa succederebbe un minuto dopo. Che si fa delle migliaia di chilometri di arterie che potrebbero restare senza affidatario?

Si ri-assegnano all’Anas, suggestione pericolosa che si riaffaccia a giorni alterni, di fatto ri-nazionalizzando la gran parte del sistema viario? O si bandiscono nuove gare e si affidano ad altre società private? Stavolta, con il senno di poi vista l’esperienza maturata in questi anni, a condizioni più stringenti sulle garanzie di sicurezza, sui lavori di manutenzione, in particolare straordinaria, e sugli investimenti, sulla falsariga delle nuove regole definite dall’Autorità per i Trasporti?

Posto che la revoca delle concessioni per le autostrade ad Aspi, al momento, pare più una minaccia brandita per costringere la recalcitrante Atlantia della famiglia Benetton a tornare al capezzale di Alitalia, o un mantra di pura propaganda politica, è preoccupante che mai si spieghi agli italiani, con un atto dovuto di trasparenza, cosa succederebbe dopo, quale sarebbe la strada scelta dal governo. Viste le pulsioni stataliste che paiono aver rimosso i danni del passato e i costi pagati dagli italiani, nulla può essere dato per scontato.

Qualcuno pensa che Anas sarebbe un gestore migliore? Questo qualcuno è in grado di produrre numeri e dati inconfutabili, che il gestore pubblico è stato più bravo dei gestori privati? Che le manutenzioni sono state più assidue e puntuali e le strade mantenute in condizioni migliori? Che i funzionari pubblici non sono stati toccati da scandali e gli appalti per i lavori da mazzette e corruzione? Che alle tasche degli italiani costerebbe di meno? Lo dica chiaramente e spieghi come farebbe fronte agli obblighi ora in capo al concessionario, con quali risorse pubbliche e con quante nuove assunzioni.

Se, invece, la tentazione del ritorno allo Stato-gestore sulle concessioni autostradali non c’è si fughi ogni sospetto e si annunci che, in caso di revoca, si bandirebbero subito nuove gare per la gestione. E anche, problema non di poco conto, come si farebbe fronte alla fase di transizione e subentro, chi gestirebbe i tratti autostradali messi a gara nel tempo necessario all’espletamento dell’asta o delle aste e alla nuova/nuove assegnazioni.

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