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Coronavirus, la guerra suicida contro l’Europa

Tutto in una settimana. L’Europa deve rispondere alle aspettative di tutti gli Stati membri, trovando una soluzione percorribile per fronteggiare la spaventosa crisi economica in cui siamo piombati a causa della diffusione del Coronavirus. Possiamo e dobbiamo alzare la posta e trattare fino a quando sarà possibile. Cercando di imporre la forza di tutti gli argomenti che abbiamo a disposizione. Un negoziato, anche duro, fino all’ultimo momento utile. Ma non una guerra. Sarebbe suicida, complicando ancora di più una ricostruzione che si prospetta lunga e difficile.

Serve una soluzione condivisa, capace di individuare strumenti nuovi, adatti a una crisi senza precedenti. È nell’interesse dei Paesi del Sud, a partire dall’Italia, e anche di quelli del fronte del Nord, che sarebbero penalizzati da un eventuale fallimento delle trattative. Affrontare i prossimi mesi, i più duri dal Dopoguerra, con un’Europa frantumata comprometterebbe le possibilità di tutti di salvare il salvabile.

La posizione tenuta finora dall’Italia, e dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è coerente. Gli strumenti esistenti appartengono a un passato ormai sepolto dall’emergenza. Il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, è stato pensato in un altro momento storico, per esigenze diverse rispetto a quelle di oggi. E prevede condizioni di accesso che non sono giustificabili per uno shock simmetrico, condiviso, come quello causato dalla diffusione del Coronavirus. Ma resta uno strumento in grado di mettere sul tavolo fino a 700 miliardi di euro. E l’ipotesi di utilizzarlo con alcuni aggiustamenti sostanziali non può essere esclusa per ragioni ideologiche. Così come vanno percorse tutte le ipotesi che possano portare a una condivisione, regolata, dello sforzo gigantesco che si rende necessario.

C’è una sola strada percorribile: far fare all’Europa le cose giuste. Alcune le sta già facendo, nonostante alcuni clamorosi passi falsi sul piano della comunicazione, prima del presidente della Bce Christine Lagarde e poi del presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen. Parole sbagliate, a fronte però di alcuni fatti concreti. La sospensione del Patto di Stabilità, il Fondo Sure che mette a disposizione 100 mld per difendere il lavoro, il piano di acquisti da 750 mld della Bce che ha tranquillizzato i mercati finanziari. Manca l’ultimo passo, quello decisivo. Serve copertura economica per la crescita del debito pubblico che, citando Mario Draghi, servirà a cancellare il debito privato. Può trovarla solo un’Europa unita e capace di fare fino in fondo la sua parte.

La minaccia di ‘fare da soli’ può servire a negoziare. Pensare realmente di poter fare da soli, facendo la guerra all’Europa, sarebbe invece un’errore imperdonabile.

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