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Quarant’anni fa la rivoluzione di Pac-Man

Quarant’anni a ingoiare puntini gialli in un labirinto, con due fantasmini costantemente alle calcagna. Pac-Man nasceva a fine maggio in Giappone nel 1980. L’evento pop nell’anno delle Olimpiadi di Mosca boicottate dagli americani per l’invasione sovietica in Afghanistan e dell’omicidio di John Lennon a New York. Un gioco, una rivoluzione. E anche il colpo della vita per le finanze del colosso dei videogiochi nipponico Namco, che neppure nel sogno più riuscito avrebbe immaginato che quella pallina mangiatutto portasse alla vendita di 400 mila ‘cabinati’ in quattro decenni, in ogni angolo del mondo.

 

Per Namco, grazie a Pac-Man, sul mercato a giugno del 1980 con il lancio definitivo sul mercato americano a ottobre, ci sono stati incassi per 3,5 miliardi di dollari. Il pioneristico gameplay arcade con 256 livelli (senza un livello finale a causa di un bug), come indica uno studio di Statista, resta il videogame più venduto nella storia. Pac-Man precede nelle vendite Space Invaders (360 mila cabinati, incassi per 2,7 mld di dollari), poi altri giochi iconici del secolo scorso come Street Fighter II (200 mila cabinati per 2,3 mld di dollari incassati). Seguono Ms. Pac-Man, la versione al femminile della pallina mangia puntini, sul mercato due anni dopo con 125 mila cabinati e 1,2 miliardi di dollari d’incasso e Nba Jam, il videogioco della lega del basket americano, con 20 mila cabinati e 1,1 mld di dollari. Nella lista dei videogames più venduti di sempre ci sono anche Defender, Asteroids, Mortal Kombat II.

 

Dunque, un videogame che ha compiuto una rivoluzione, un pezzo della cultura nipponica che ha rivoltato il mercato americano, per poi finire anche in Europa. Un cartoon in miniatura per le consolle di inizio anni Ottanta, dominate da giochi di mostri, alieni e predatori.

 

Anche se all’inizio non è stato subito un successo. La forma del personaggio – una pizza senza uno spicchio – che avrebbe dovuto soprattutto fare centro sulle donne, ha penalizzato inizialmente il prodotto, oscurato da un altro trionfo della Namco, ovvero Galaxian. Poi, gli americani, che sul marketing sono sempre davanti agli altri, hanno pensato alla modifica del nome: da Puck-Man (in giapponese paku significa masticare) a Pac-Man. È stata la svolta. E si è diffusa la Pac-Mania, con innumerevoli e mal riuscite imitazioni, e anche con un film celebrativo, Pixel, in cui è comparso anche il fondatore, Toru Iwatani. .

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